Aziende e regioni

Minori maltrattati, dalle regioni serve una risposta comune

di Luca Iorfida (Fondazione Giuseppe Ferrero, info@fondazionegiuseppeferrero.org)

S
24 Esclusivo per Sanità24

Gentile Direttore,
la presentazione dell’indagine nazionale sul maltrattamento dei bambini e degli adolescenti in Italia, voluta dall’Autorità Garante presieduta da Vincenzo Spatafora, è senza dubbio un passo in avanti nella lotta a questi fenomeni. Come dire, non puoi sconfiggere un nemico che non conosci. Un nemico di cui spesso leggiamo nelle cronache dei giornali (vedi il recente episodio di presunte violenze operate ai danni dei minori ospitati in una comunità a Santa Marinella).
Da anni mi confronto con questi episodi: prima in comunità minori, oggi con l’impegno nella magistratura minorile onoraria e attraverso la Fondazione Giuseppe Ferrero, che mi onoro di presiedere, e che si propone di assistere i minori già dimessi dagli Istituti di detenzione e di provvedere ad accompagnarli affinché non debbano ripetere altre esperienze negative.

Approfitto, dunque, dello spazio che vorrà dedicarmi per effettuare delle riflessioni su alcuni aspetti del nostro sistema di prevenzione e protezione dell’infanzia e dell’adolescenza.
Come viene riportato anche nell’indagine, è senza dubbio deleteria la suddivisione delle specifiche dei servizi per i minori. Le singole regioni, infatti si sono dotate di proprie leggi per affrontare il fenomeno. Il risultato è un sistema frammentato che ha bisogno di eGarnate Infanzia e Adolescenzassere riorganizzato. Oltretutto, la necessità di fare i conti con il progressivo depauperamento delle risorse disponibili, ha portato ad una continua rimodulazione degli standard di qualità (è superfluo dire se verso l’alto o verso il basso…).

E’ sentire comune il volere quanto di meglio possibile per i nostri figli, sarebbe quindi lecito aspettarsi risorse adeguate per garantire professionalità e qualifiche dagli operatori, ma ciò non si ottiene diminuendone il numero e impoverendone gli strumenti. Certo si abbassano i costi - è vero - ma il prezzo da pagare è l’innalzamento del rischio di episodi di abuso, mala gestione delle strutture e maltrattamenti (anche tra gli stessi ragazzi). Per non dire del vertiginoso aumento degli inserimenti di minori nelle comunità psichiatriche, dovuto al continuo procrastinare interventi incisivi: se il caso di un minore è grave quando ha 5 o 6 anni, col passare del tempo le problematiche non faranno che acuirsi, generando ulteriori sofferenze nel percorso evolutivo. E parliamo, in questi casi, di situazioni familiari che non possono essere sanate con gli interventi di sostegno domiciliare (peraltro validissimi e salvifici nei casi meno gravi).

Mi trova allora d’accordo il Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza, quando afferma che bisogna intensificare i controlli, uniformare standard di qualità, senza differenze da regione a regione. È arrivato il momento di superare le tante autonomie regionali, garantendo un sistema omogeneo a livello nazionale, che cominci con l’effettiva adozione dei Progetti Quadro e prosegua con una politica meno miope e attenta ai soli risparmi. L’obiettivo deve essere il raggiugimento di uno standard adeguato per i servizi di prevenzione e tutela dei minori e delle loro famiglie (la legge sull’adozione e la Costituzione ci ricordano che la famiglia naturale è il primo bene da salvaguardare).

Una seconda riflessione. Nelle raccomandazioni riportate nella ricerca è prevista l’istituzione di nuovi organismi di coordinamento e banche dati. Per carità, tutto giusto e tutto condivisibile, ma tutto inutile se poi la mano non è in grado di fare ciò che raccomanda la testa. Se la rete intesa nella sua accezione più ampia (tribunali, servizi sociali territoriali, comunità, npi e psicologia dell’età evolutiva) non impara a confrontarsi quotidianamente su come affrontare i singoli casi, a cosa mai servirà un’ennesima cabina di regia? Portiamo la rivoluzione dei servizi dal basso, parliamoci – noi operatori a vario titolo coinvolti – nel lavoro di tutti i giorni, e proviamo a portare all'attenzione del legislatore aspetti concreti per il superamento delle attuali difficoltà.

La regione nella quale opero, il Piemonte, ha adottato nel 2009 la legge per l'Istituzione del Garante regionale per l'infanzia e l'adolescenza, ma ancora oggi nulla è accaduto. Insomma, non andiamo a creare altre commissioni, altri incarichi. Le competenze, le buone pratiche, sono già qui tra di noi. Fermiamoci a studiarle e poi decidiamo quale strada prendere e percorriamola senza indugio.
La nostra Fondazione, nel suo piccolo, è disponibile sin da ora a collaborare in questo senso.


© RIPRODUZIONE RISERVATA