Aziende e regioni

Autismo, il Network Nida apre ai privati e guarda all’Ue

di Barbara Gobbi

Il 18% dei fratellini di bambini con autismo o con disturbi dello spettro autistico rischia di sviluppare la stessa patologia, mentre il 40% può presentare problemi di neurosviluppo. Origina da questi dati scientifici consolidati il Nida (Network italiano per il riconoscimento precoce dei disturbi dello spettro autistico) , finanziato per la prima volta nel 2010 dal ministero della Salute e poi di nuovo in ambito Ccm, nel 2012, e pensato per individuare segnali precoci dei distubi autistici nei bambini da zero a 36 mesi che presentino una familiarità. Lo strumento utilizzato - fin dall’ascolto a domicilio nei primi sei mesi di vita del pianto del bambino da parte di operatori formati ad hoc - è un protocollo di valutazione nel neurosviluppo convalidato a livello internazionale e adottato formalmente nei centri di neuropsichiatria infantile delle quattro Regioni - Lazio, Lombardia, Toscana e Sicilia - che fino a oggi hanno composto il network. «Una rete destinata ad allargarsi da subito al Piemonte - spiega Maria Luisa Scattoni, ricercatrice del Dipartimento di Biologia cellulare e Neuroscienze dell’Istituto superiore di Sanità, primo promotore dell’iniziativa su cui oggi è stato fatto il punto alla sede dell’Iss a Roma - grazie al sostegno finanziario che ci è arrivato per la prima volta in assoluto da un privato». Un “privato” che all’autismo si dedica da sempre: si tratta infatti della Fondazione “I Bambini delle Fate”, che con una donazione di 100mila euro consentirà l’ampliamento dello screening e la prosecuzione delle attività di formazione rivolte a pediatri, famiglie e operatori degli asili nido. «Con questa rete la nostra Fondazione finanzia un progetto di respiro europeo, la scommessa è coinvolgere il mondo delle imprese nella crescita della conoscenza e della salute. Siamo pronti a raddoppiare il contributo», precisa Franco Antonello, presidente dell’associazione.
Per Walter Ricciardi, commissario straordinario dell’Istituto superiore di Sanità, pubblico e privato possono costituire un binomio virtuoso, a servizio della salute di tutti. Grazie alla rete italiana siamo oggi riusciti a diagnosticare precocemente circa il 17% di casi di disturbi dello spettro autistico e ritardo nello sviluppo del linguaggio dei bambini monitorati ma l’obiettivo - precisa Ricciardi - è quello di fornire un modello efficaceda applicare ogni volta che si presneta una situazione a rischio».

Dall’Europa, a cui il Network guarda da sempre ricevendone anche parte dei finanziamenti che gli consentono di portare avanti la sua attività, è arrivato intanto di recente un incoraggiamento in più: Nida in collaborazione con l’Irccs Stella Maris ha infatti vinto il progetto Ue “Brainview”, che oltre alla diagnosi precoce di Asd e Adhd punta a individuare in futuro possibili interventi che, intercettando segnali predittivi di tali disturbi, consentano di reindirizzare lo sviluppo cerebrale su traiettorie “normali” prima che vi sia il pieno manifestarsi dei sintomi, interferendo in tal modo con la storia naturale del disturbo. Obiettivo ambizioso e di ampio respiro, che sarà possibile - ricordano dall’Iss - solo utilizzando un approccio integrato multidisciplinare.

La scommessa scientifica italiana del Nida, intanto, non è certo da poco: una volta che il campione oggi rappresentato da circa 100 bambini sarà diventato adeguatamente rappresentativo, lo studio e l’osservazione di indici come il pianto neonatale, la motricità spontanea e l’attenzione verso stimoli sociali nel primo anno di vita dei piccoli potrà aprire scenari importantissimi per la ricerca e la diagnosi dell’autismo. «I primi risultati dello studio - afferma ancora Scattoni - hanno evidenziato come i bambini colpiti da questi disturbi presentino già nelle prime settimane di vita alcune anomalie nel pianto e nel movimento spontaneo. Se questi dati venissero confemati in un più ampio campione e sarà possibile associare tali anomalie ad alcune caratteristiche cliniche e biologiche dei pazienti esaminati, potrà essere attivato un monitoraggio per la loro identificazione precoce già nel primo anno di vita e attivato un intervento precoce il più possibile intensivo e individualizzato». Quello che dagli esperti del progetto Nida viene fatto con i bambini già presi in carico che, al termine del periodo di osservazione, presentino dei disurbi.


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