Aziende e regioni

Leggere ad alta voce in carcere. L’esperienza di sostegno genitoriale ai padri di Secondigliano

di Lina Di Maio (pediatra di comunità, Associazione culturale pediatri Campania)

Sono passati dieci anni da quando l’Istituto Mario Negri di Milano affermava che, se si fosse considerato il Sud dell'Italia come uno stato indipendente all’interno dell'Unione Europea, sarebbe stato il più povero (Bonati-Campi, 2005). È ancora così.

E lavorare in un consultorio della periferia di Napoli ci fa porre degli obiettivi strategici e ci impone l'utilizzo di mezzi alternativi, semplici, ma di provata efficacia. Uno dei determinanti sociali della salute, forse il più importante, è l'istruzione e la capacità di leggere ne è l'asse portante.

Nei luoghi del malessere
Il carcere di Secondigliano è a 500 metri in linea d'aria dal consultorio dove operiamo e dunque vivere a contatto continuo con i contesti di vita delle famiglie (“Un bambino non può esistere da solo” insegna Winnicott) ci ha portato inevitabilmente a legare la nostra esperienza con la traiettoria di vita dei detenuti e soprattutto dei loro figli, inseriti nella ricchezza di interventi che la direzione del Centro Penitenziario - aperta, lungimirante, accogliente e rigorosa - ha scelto di attuare.
Nati per leggere in carcere sostiene la genitorialità dei papà detenuti, che vivono una doppia distanza, quella fisica, determinata dall'allontanamento dal nucleo familiare e quella affettiva, dovuta all'impossibilità di esercitare una funzione educativa e di condividere gli affetti nella quotidianità. La lettura di una breve storia o di un albo illustrato può consentire loro di riappropriarsi di un pezzetto di questa quotidianità, permettendo ai bambini di vivere un momento di grande valenza affettiva e attuando un efficace (perché è il padre a proporlo) rinforzo di quanto vissuto nella sala d'attesa.

Con il progetto Nati per leggere si fornisce ai piccoli in attesa, spesso lunga, del colloquio col genitore quella possibilità (che probabilmente non avrebbero in altro modo) di incontro con i libri, le storie da ascoltare, le immagini da leggere.
La nostra avventura è iniziata nel luglio 2013 con i primi contatti con la Direzione ed è proseguita con incontri numerosi con piccoli gruppi di detenuti e con l'allestimento di una mensola di libri per ogni sala colloquio .
Dal febbraio 2014 sono iniziate le letture ai bambini. È stata allestita una piccola biblioteca nello spazio che la Direzione ci ha affidato.
Il ministero della Giustizia contribuirà con un piccolo finanziamento al progetto che ci permetterà di comperare altri libri e di arredare, semplicemente, un angolo dello spazio destinato all'attesa dei piccoli e delle loro famiglie.

Perché leggere ai bambini?
Zagrebelsky dice che il numero delle parole conosciute e usate è direttamente proporzionale al grado di sviluppo della democrazia e dell'uguaglianza delle possibilità.
Il rapporto fra ricchezza delle parole e ricchezza delle possibilità è dimostrato. I ragazzi più violenti posseggono strumenti linguistici scarsi e inefficaci sul piano del lessico, della grammatica, della sintassi. Non sanno nominare le proprie emozioni, non sanno narrare. Quando manca la capacità di dare un nome alle cose e alle emozioni manca un meccanismo fondamentale di controllo sulla realtà e su se stessi.

Ma la scuola non ce la fa a compensare i dislivelli di partenza . «Ognuno di noi può diventare un santo o un bandito, ma ciò dipende dai primi 3 anni di vita, non da Dio. È una legge di una scienza che si chiama epigenetica . In altre parole si può definire il risultato del dialogo che si instaura tra i nostri geni e l'ambiente - familiare e sociale- nel quale cresciamo». Lo ha detto Rita Levi Montalcini.
James Heckman dell'Università di Chicago, economista e premio Nobel per l’Economia nel 2000 ha affermato che «investire precocemente nel capitale umano rende moltissimo» e il collega Nobel, Amartya Sen, cresciuto nei luoghi del poeta Tagore parla, poeticamente, di «flourishing life», una vita che fiorisce nel momento in cui riesce a realizzarsi perché le sue capacità riescono a divenire attuali, ne hanno le possibilità.
Il progetto “Nati per leggere” favorisce la lettura a voce alta a cominciare dal 6° mese di vita intrauterina quando l'organo dell'udito è ormai maturo ed è uno strumento prezioso perché fa entrare voce, libri, immagini, storie, fantasia nella vita dei bambini, legandoli saldamente all'ascolto e alla lettura che mamma e papà donano loro.
Il consultorio di Secondigliano ha ancora un piccolo capitale di libri e può ancora donare un volume al “bilancio di salute familiare” di chi è coinvolto nell’iniziativa, e questo perché tanti anni fa il governo della città ci permise un acquisto pesante (1000 kg di libri!) in una zona della città ancora oggi priva di librerie e biblioteche.



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