Aziende e regioni

Piemonte, la Corte dei Conti certifica un disavanzo di 5,8 miliardi

di Emiliano Calabrese

E' senza dubbio un giudizio severo quello pronunciato ieri dalla Corte dei Conti, relativo all'esercizio finanziario 2014 della regione Piemonte, che quantifica in poco più di 5,8 miliardi il disavanzo dell’ente. Non va dimenticato, però, che gran parte delle responsabilità derivano dalla gestione 2013 che presentava un passivo di 5,2 miliardi dei quali 3 attinenti l’utilizzo improprio delle anticipazioni di liquidità previste nel Decreto Legge 35/2013 (vedi sentenza della Corte Costituzionale n. 181/2015).
Il presidente Chiamparino, eletto nel maggio 2014, nel commentare il giudizio ha evidenziato come «non poteva che andare così anche perché il Governo non ha varato il decreto che avevamo concordato con il ministero dell’Economia e che ci avrebbe permesso di affrontare parzialmente il problema. Ora rischiamo di avere seri problemi per l’assestamento».
Insomma, non proprio parole concilianti nei confronti dell’esecutivo targato Renzi soprattutto se si considera che sono state pronunciate a ridosso della presentazione della legge di Stabilità, che si preannuncia nuovamente lacrime e sangue per le regioni, nonché all’indomani delle dure dichiarazioni del ministro della Salute Lorenzin - intervistata da Giovanni Minoli a Mix24 – in merito alla cattiva gestione decentrata della sanità. E proprio quest’ultima è stata una delle sezioni più curate della relazione dei togati amministrativi.
Il magistrato Giuseppe Mezzapesa ha analizzato la gestione sanitaria, scomponendo la sua requisitoria in dodici punti (vedi allegato), dai quali risulta che «l’incidenza della spesa sanitaria del 2014 sul totale della spesa regionale è pari al 75% circa, dunque inferiore rispetto al 2013 (79% circa)». Inoltre, l’assessorato guidato da Antonio Saitta «ha attuato 384 iniziative, pari all’86% di quelle previste, di cui però solo 314 con esito positivo (corrispondenti al 70% del totale). In sede istruttoria è emerso che le principali azioni per le quali non sono stati conseguiti gli obiettivi programmati riguardano aspetti amministrativi e organizzativi, ma anche più propriamente assistenziali».
Dal punto di vista delle risorse, la spesa sanitaria complessiva per il 2014 risulta di poco superiore ai 9,3 miliardi, inferiore di 500 milioni rispetto al 2013. In proposito i giudici amministrativi precisano che «eliminando la spesa destinata a coprire i disavanzi pregressi, il valore degli impegni nei confronti delle aziende sanitarie nel 2014 risulta in incremento». Poco lusinghieri i dati relativi ai residui. Infatti «confrontando i residui attivi con quelli passivi, emerge come i primi continuino ad essere inferiori ai secondi. Dalla gestione in conto residui risulta che le risorse da ricevere non sono sufficienti a pagare le obbligazioni ancora da pagare, e questa differenza incide sul risultato di amministrazione».
Insomma, conti alla mano, sarà dirimente un intervento governativo «salva regioni» altrimenti, come dichiara anche il Movimento 5 Stelle subalpino, «il Piemonte e molte altre regioni saranno impossibilitate a chiudere i bilanci 2015». La speranza è che Renzi non utilizzi questo improrogabile atto quale contropartita al fine di approvare, senza modifiche, l'attuale articolo 47 della legge di stabilità che prevede un contributo delle regioni alle finanze pubbliche pari a 3,98 miliardi di euro per il 2017 e 5,48 per ciascuno degli anni 2018 e 2019.


© RIPRODUZIONE RISERVATA