Aziende e regioni

Farmaci, il Lazio tira la cinghia su uso e appropriatezza con decreto e determina del commissario ad acta Bissoni

di Roberto Turno


Nome in codice Co.Re.Fa. Un acronimo che a tanti non farà dormire sonni tranquilli: è la Commissione Regionale del Farmaco che il Lazio ha istituito con determinazione del commissario ad acta per la sanità, Giovanni Bissoni. Commissione (resta in carica 3 anni, per essere poi di volta in volta rinnovata nella sua composizione) che avrà il ruolo di organo di supporto tecnico-scientifico e di «supporto metodologico» per le decisioni regolatorie che la Regione vorrà adottare in materia di farmaci. E lo farà, recita la delibera, «attraverso la stesura di documenti utili a definire la politica del farmaco» laziale.
Un ruolo forte, quello della Co.Re.Fa. anche se, si precisa per mettere in guardia da “invasioni di campo” e critiche e contestazioni sempre possibili in questa materia, le sue attività «dovranno concentrarsi non tanto sull'approvazione a livello regionale dei nuovi farmaci» approvati da Ema e Aifa, «quanto piuttosto nell'elaborazione di strategie e raccomandazioni che permettano il governo dell'area farmaceutica».
Nessuna invasione di campo, insomma. Ma guardia alta e massima tenuta del perimetro di intervento possibile a livello locale. Questo perché, afferma la determina del sub commissario ad acta, «le decisioni regolatorie rimangono naturalmente in carico alla parte regionale, che potrà quindi solo potenziare le proprie decisioni, sostanziandole appunto con documenti tecnico-scientifici adeguati».
Il Dipartimento regionale di epidemiologia laziale sosterrà l'attività della Commissione, in una governance che chiamerà in causa tutti gli «attori del settore pubblico» per costruire «percorsi condivisi e trasparenti con le diverse categorie di professionisti». D'altra parte, non è un caso la scelta sulla composizione della Commissione, che include esperti di diverse branche specialistiche: oncologia, ematologia, medicina interna, gastroenterologia, cardiologia, medicina generale, un dirigente farmacista dell'area politica del farmaco, farmacisti ospedalieri asl e di azienda ospedaliera e Policlinici, un rappresentante dell'Iss, esperto del Dipartimento laziale di epidemiologia, di cui uno coordinatore della Commissione. Uno spettro così ampio, che lascia immaginare il desiderio di affrontare a largo raggio gli interventi nel settore farmaceutico, certo, nell'ambito del ruolo regionale.
Significativi sono del resto i compiti affidati alla Commissione. Nove in particolare, e cioè:
-raccomandazioni evidence based, documenti di indirizzo e linee guida/raccomandazioni per l'uso appropriato del farmaco;
-supporto nelle attività di aggiornamento continuo del Prontuario regioanale;
- identificazione del place in therapy per le nuove terapie approvate da Ema e Aifa;
- determinazione dell'uso off label di farmaci ancora non approvati da Ema e Aifa;
-valutazione dell'uso di farmaci registrati come Cnn da Aifa:
- armonizzazione dell'attività svolta nell'ambito dei Ponruari farmaceutici ospedalieri locali;
-definizione degli indicatori per la valutazione dell'uso appropriato dei farmaci e implementazione delle decisioni adottate;
-Supporto nelle attività di valutazione dell'appropiatezza prescrittiva in base all'analisi dei consumi farmaceutici regionali;
-Supporto tecnico-scientifico, appunto, all'assessorato regionale e alla direzione generale alla sanità.
Da non trascurare un altro punto del provvedimento, laddove si afferma che la Commissione dovrà aggiornare il PTR «valutando le risorse terapeutiche disponibili alla luce delle evidenze scientifiche, in termini di efficacia e sicurezza d'uso, tenendo conto della sostenibilità economica». In ogni caso, sottolinea il documento, la Co.Re.Fa. dovrà “associare” a ogni nuova formulazione approvata da Aifa ed Ema «delle raccomandazioni e limitazioni in funzione dell'appropriatezza riferita a specifiche indicazioni terapeutiche». Per precisare ancora che «in tale contesto non si intende riprodurre percorsi di valutazione specifici, bensì gestire le limitazioni d'uso e le raccomandazioni associate ai farmaci, soprattutto a quelli di costo elevato, con complessità di gestione per ragioni di sicurezza a quelli innovativi».


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