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Lazio, spesa in calo: «Mai più regione canaglia». Zingaretti presenta i nuovi dati Esiti

di L.Va.

«È un bel giorno per la sanità del Lazio». Con queste parole di soddisfazione, il governatore Nicola Zingaretti racconta che le cose stanno cambiando nella sanità «canaglia d’Italia» della regione. E il presidente lo dice a ragion veduta, perché sono stati presentati i nuovi dati Prevale (Programma regionale di valutazione degli esiti degli interventi sanitari) per il Lazio. Mentre in Italia la spesa sanitaria cresce dello 0,89%, l'Agenas dice che nel Lazio, in controtendenza, la spesa sanitaria scende dello 0,18%. Questo significa che dal punto di vista finanziario «il Lazio non è più la Regione canaglia d'Italia con un disavanzo annuale fuori controllo», ha puntualizzato Zingaretti.
Per due anni consecutivi è stato mantenuto l’obiettivo del 5% del budget che è una delle condizioni per uscire dal commissariamento, ma il governatore ha anche detto che «Più importante di tutto è che questo contenimento della spesa si accompagna con un miglioramento degli esiti delle cure. Migliorano gli interventi al collo del femore entro due giorni, migliora la curva dei parti cesarei anche se sono ancora troppo alti, migliora l'angioplastica coronarica. Sono esiti di cura che ci parlano di un trend di miglioramento dell'offerta della cura mentre la quantitá della spesa cala e il disavanzo della spesa cala».

Cesarei in calo
Tutti i dati sono consultabili on line, previa registrazione, sul portale del dipartimento di Epidemiologia del Servizio sanitario regionale del Lazio. «La strada è lunga- ha concluso Zingaretti- ma stiamo vincendo la battaglia di mettere la spesa sotto controllo senza scaricare questo sulla vita dei cittadini».

Scendendo nel dettaglio sulla questione parti cesarei infatti, nel periodo preso in esame si osserva un calo maggiore rispetto agli anni precedenti (l’1,5% in meno rispetto a una media di meno 0,5% a partire dal 2010, quando la proporzione era del 33%), arrivando al 28.7%, ancora alta rispetto sia alla media nazionale che è del 26%, e più alta rispetto a molte regioni italiane che hanno medie al di sotto del 20%. Anche la proporzione di cesarei primari varia considerevolmente tra le strutture analizzate, con conseguente eterogeneità per popolazione residente - come spiegato oggi - e solo alcune strutture rimangono entro il limite raccomandato del 25% massimo per le strutture con volumi di parti maggiore e del 15% massimo per quelle con volumi di parti minore.

Interventi al femore più celeri
La proporzione di interventi per fratture del collo del femore in pazienti anziani eseguite entro due giorni dall’accesso nella struttura di ricovero è aumentata, passando dal 41% nel 2013 al 49% nel 2014 fino al 53% nel I semestre del 2015. Si osserva, comunque, una notevole eterogeneità tra le strutture di ricovero, con molte strutture che hanno valori superiori al 60%, come raccomandato dallo stesso regolamento del ministero della Salute sugli standard delle cure ospedaliere. Per la maggior parte degli ospedali si osserva un aumento della proporzione di fratture di femore operate entro due giorni con aumenti più sensibili nell'Azienda ospedaliera-universitaria di Tor Vergata (dal 45% all'85%), la Casa di Cura Accreditata S.Anna (dal 40% all'80%), l'ospedale di Rieti (dal 25% al 70%) e l'ospedale Grassi di Ostia (dal 25% al 60%). Aumentano in maniera sensibile anche il Sant'Andrea e il Policlinico Casilino pur restando sotto la soglia del 60%. Sono numerosi gli ospedali pubblici, privati e universitari che raggiungono o mantengono soglie ben superiori al 70%, oltre a Tor Vergata, il San Filippo Neri, il S.Eugenio, il Policlinico Gemelli, il San Camillo, l'ospedale Belcolle di Viterbo, l'ospedale S. Maria Goretti e l’Istituto Chirurgico Ortopedico Traumatologico di Latina, la CCA Nuova Itor, il Santo Spirito e l'Ospedale Fatebenefratelli all'Isola Tiberina.


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