Aziende e regioni

Gimbe: riqualificare la spesa per disinvestire dagli sprechi

In occasione dell'Healthcare Summit, organizzato dal Gruppo 24Ore, alla tavola rotonda “Dal Patto per la salute all'intesa: la Sanità pubblica e la manovra 2016”, Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe, ha presentato a rappresentanti delle istituzioni e dell'industria i risultati degli studi condotti nell'ambito della campagna “Salviamo il Nostro Ssn”.
«In condizioni di crisi economica – ha esordito Cartabellotta – un paese può mettere in atto tre strategie per garantire la sostenibilità del proprio sistema sanitario: ridurre il finanziamento pubblico; identificare altri canali di finanziamento (ticket, intermediazione assicurativa); ridurre gli sprechi e aumentare il value dell'assistenza per garantire il massimo ritorno in termini di salute delle risorse investite».
«Se vogliamo mantenere un modello di sanità pubblica, equa e universalistica – ha ribadito – il tema della sostenibilità non può essere affrontato con strategie di piccolo cabotaggio finalizzate a garantire la sopravvivenza di un sistema che fa acqua da tutte le parti e a proteggere lobbies e interessi di categoria, ma servono una visione più ampia e, soprattutto, innovazioni di rottura ».
Il presidente ha dimostrato che oggi esistono alcune ragionevoli certezze su cui basare una programmazione di medio-lungo periodo:
•Il Def 2015 lascia intendere che la percentuale del Pil destinato alla sanità pubblica diminuirà sino al 2020 (6.6%) per poi tornare a crescere. In ogni caso tutti i governi europei stanno disinvestendo dalla sanità, per cui l'incremento del Fsn sino al 2025 dovrebbe attestarsi intorno ai 10 miliardi di euro.
•La spesa privata out-of-pocket (33 miliardi di euro nel 2014) difficilmente potrà aumentare oltre 1 miliardo/anno considerato il notevole impoverimento della popolazione; possibile solo che il carico sui cittadini venga alleggerito da un ingresso ben gestito del pilastro assicurativo nel Ssn.
•Una consistente quota della spesa sanitaria può essere “riqualificata” attraverso il processo di disinvestimento da sprechi e inefficienze e riallocazione in servizi essenziali e innovazioni.
•In assenza di un'adeguata riorganizzazione, tutte le eventuali risorse aggiuntive (pubbliche e private) finirebbero in parte per alimentare gli sprechi.
«Per guidare Regioni, aziende sanitarie e professionisti nel processo di disinvestimento da sprechi e inefficienze – ha spiegato Cartabellotta – la Fondazione Gimbe, adattando al contesto italiano tassonomie internazionali degli sprechi in sanità, ha utilizzato i dati ufficiali delle Istituzioni e stimato un impatto di oltre 25 miliardi/anno, assorbiti da sei categorie di sprechi: sovra-utilizzo di servizi e prestazioni sanitarie inefficaci e inappropriate, frodi e abusi, tecnologie sanitarie e beni e servizi non sanitari acquistati a costi eccessivi, sottoutilizzo di servizi e prestazioni sanitarie efficaci e appropriate, inadeguato coordinamento dell’assistenza».
Considerato che il tendenziale a 10 anni identifica nella riqualificazione della spesa sanitaria la principale fonte di incremento di risorse, la Fondazione Gimbe esorta il Governo a:
•Offrire a tutti gli stakeholders ragionevoli certezze sulle risorse da destinare alla sanità pubblica, evitando l'estenuante yo-yo degli ultimi anni, nella consapevolezza che il definanziamento della sanità pubblica si sta pericolosamente avvicinando a limiti che riducono l'aspettativa di vita della popolazione.
•Avviare un'adeguata governance per regolamentare l'intermediazione assicurativa, identificando quali prestazioni, idealmente solo quelle non essenziali, possono essere finanziate da risorse private.
•Rendere realmente continuo l'aggiornamento dei Lea, i criteri di appropriatezza clinica e organizzativa e potenziare gli strumenti di indirizzo e verifica sui 21 sistemi regionali per garantire equità d'accesso a tutte le persone e coordinare il processo di disinvestimento.
Alle Regioni, chiamate dalla Legge di Stabilità a concorre alla finanza pubblica per 3.980 miliardi nel 2017 e 5.480 per gli anni 2018 e 2019 con la certezza che le risorse recuperate rimangono in sanità, la Fondazione Gimbe chiede di avviare e mantenere un virtuoso processo di disinvestimento da sprechi e inefficienze e riallocazione in servizi essenziali e innovazioni, responsabilizzando e coinvolgendo attivamente le aziende sanitarie e queste, a cascata, professionisti sanitari e cittadini.


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