Aziende e regioni

La prevenzione sotto la lente d’ingrandimento della Fondazione Smith Kline

Presentato oggi il Rapporto Prevenzione 2015 della Fondazione Smith Kline, che si focalizza sul tema vaccini e scandaglia con un questionario articolato le attività dei Dipartimenti. Nel report, il focus sul tema vaccini. Sotto la lente per l’analisi dei dipartimenti, modelli organizzativi, indicatori e standard, valutazione della performance sanitaria, benchmarking tra Asl, confronto stabile dei diversi Piani regionali della Prevenzione.

Il punto sui distretti. Come lavorano in Italia i Dipartimenti di Prevenzione? Che tipo di attività hanno? Quali possono essere le misure ottimali per far muovere al meglio queste importanti strutture della sanità pubblica? La base delle conoscenze per ottimizzare la situazione in questo ambito nasce dal lavoro dell'Osservatorio Italiano Prevenzione, giunto alla sua terza rilevazione nel 2015 dopo le precedenti edizioni 2011 e 2012. L’indagine ha coinvolto quasi 100 Dipartimenti - più del 60 per cento delle strutture dedicate alla prevenzione nel nostro Paese, portando ad una serie di risultati di grande interesse.
I dati principali. Esistono diversi aspetti positivi, ad esempio gli sforzi per favorire la diffusione delle vaccinazioni e le attività di promozione della salute e di educazione sanitaria. Ma esistono anche alcuni aspetti che vanno affrontati al più presto. Ad esempio l'elevata prevalenza di operatori anziani (la prevenzione non è cosa da giovani?) la carenza di certificazioni e metodi di accreditamento )regionale e di sistemi di gestione della qualità, la bassa diffusione di strumenti di misurazione delle attività effettivamente realizzate. In più gli operatori denunciano la riduzione delle risorse dedicate a questo settore, un'attività sempre più burocratizzata e la necessità di disporre di strumenti di comunicazione esterna ed interna che siano in grado di dare risposte ai bisogni dei cittadini e degli operatori stessi.

Vaccini, il gold standard è l’educazione delle persone. Il Rapporto Prevenzione 2015 della Fondazione Smith Kline misura le strategie per aumentare la copertura vaccinale nell’ambito di una valutazione delle “Buone pratiche per la prevenzione” in Italia. Questi i punti cardine:
-I sistemi di chiamata attiva promemoria si confermano sostenibili ed efficaci per migliorare le coperture vaccinali.
-Gli studi clinici mostrano un incremento medio del 5-20 per cento nelle vaccinazioni grazie a questi sistemi di “richiamo”.
-Fondamentale “tarare” gli strumenti in base a target: uno studio dimostra che lettere e telefonate sono maggiormente gradite nelle comunità rurali, mentre in città si preferiscono strumenti più “smart”.
Nel complesso, secondo il report per migliorare la copertura vaccinale occorre agire su diversi fattori: educazione alla popolazione con informazione diretta ai genitori, strumenti legali come l’obbligo vaccinale, riduzione dei costi e gratuità delle vaccinazioni offerte. L’educazione delle persone rappresenta comunque il “gold standard” dell'intervento sanitario. Ad essa spesso si associano i sistemi di “chiamata-promemoria”, che hanno lo scopo di aiutare l’individuo ad essere consapevole di quando e come rispondere alla chiamata vaccinale nelle diverse età della vita.
I risultati, ovviamente, non sono gli stessi a tutte le età e per tutte le vaccinazioni. Se esistono risultati soddisfacenti per le classiche vaccinazioni pediatriche, si arriva addirittura ad un incremento del 17-26 per cento quando si parla di vaccinazione pediatrica per l'influenza. La percentuale di crescita è invece molto variabile per lo pneumococco e l'antitetanica nell'adulto (negli studi si va dal 2 al 27 per cento), mentre sale di molto quando occorre ricordare la vaccinazione preventiva per l'influenza, con una crescita che può arrivare anche al 47 per cento. Secondo gli esperti, permane invece la difficoltà al coinvolgimento degli adolescenti, che rappresentano una fascia “critica” per le coperture vaccinali.
Sul fronte degli strumenti da impiegare per queste tecniche, che hanno dimostrato di essere “evidence-based”, le ricerche si sono concentrate soprattutto sul sistema delle “lettere” inviate a domicilio, anche se pare che la modalità telefonica, con il diretto contatto tra operatore ed assistito, possa dare risultati migliori. Ci sono però le prime evidenze sugli effetti positivi degli Sms di richiamo, mentre appare ancora limitato il valore dei social network e dei messaggi di posta elettronica.
Infine, per quanto riguarda le preferenze dei genitori, il 58 per cento preferisce ancora la classica lettera ma cresce il valore degli altri strumenti. La telefonata viene apprezzata dal 17 per cento degli utenti, contro il 13 per cento della mail e l’11 per cento dell’sms. Ovviamente, non esiste lo strumento ideale per qualsiasi tipo di popolazione: mentre nelle zone contadine lettera e telefonata classiche sembrano riscuotere i migliori risultati, nelle città strumenti più rapidi come gli Sms o le mail possono risultare efficaci.
«Fondamentale appare l’intensità dell’intervento – concludono gli autori – per uno strumento che ben si applica nelle prassi di sanità pubblica».


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