Aziende e regioni

Calabria, un matrimonio e tanti litigi: la storia continua

di Ettore Jorio (Università della Calabria)

“La Calabria, un matrimonio e tanti litigi”, è stato il titolo di un articolo apparso su questo giornale on line il 30 novembre scorso. Riguardava uno strano casus belli: l'accorpamento della azienda ospedaliera Pugliese-Ciaccio con l'azienda ospedaliera-universitaria Mater Domini, entrambe di Catanzaro. Più esattamente, l'oggetto di una acerrima contesa politico-istituzionale generata dall'assurda pretesa del commissario ad acta per il piano di rientro di volerlo perfezionare con un proprio super-decreto emesso sulla base di super poteri che non trovano ospitalità nell'ordinamento. Insomma, un tentativo di violenza sulle regole generali. La gerarchia delle fonti non consente, infatti, che un atto avente valore di legge (art. 77 Cost.) possa essere modificato e/o integrato se non esclusivamente da un analogo provvedimento legislativo. Due aziende ospedaliere, che rintracciano la loro origine in una legge regionale, non possono pertanto essere modificate nei loro elementi istitutivi se non con altra legge regionale.

Nel caso di specie, occorrono quindi tre cose:
- il consenso dell'Università Magna Graecia di Catanzaro alla realizzazione del progetto;
- una legge regionale che modifichi quanto deciso dalla legge regionale n 11/2004 (quella scritta con i piedi in materia di requisiti dell'autonomia delle aziende della salute). Ciò in quanto le aziende ospedaliere coinvolte rintracciano ivi la sua primitiva fonte di costituzione civilistica e fiscale.
- il successivo ricorso alle procedure prescritte dal Codice civile in materia di fusione (artt. 2501 e seguenti).

Non solo. Suggerivo di “spiare” le procedure utilizzate a suo tempo. Allorquando, in qualità di soggetto attuatore del Commissario di protezione civile Vincenzo Spaziante mi occupai dell'accorpamento (disposto dalla L.R. 9/2007, anch'essa fatta con i piedi) delle allora undici aziende territoriali nelle attuali cinque Asp.
Dunque, una strada tracciata che, invero, pare essere messa, ancora una volta, in difficoltà da un'altra stupidaggine messa in circolazione. Una invenzione che, sembra, essere stata sostenuta nei/dai Tavoli romani, stante a quanto si è avuto modo di leggere sulla stampa regionale. È emerso infatti che, nell'indicare la procedura di accorpamento (rectius fusione), i “ministeriali” abbiano suggerito l'indicibile.
La tesi: per perfezionare l'accorpamento occorre preventivamente approvare una legge regionale che metta in liquidazione le due aziende da fondere!
Viva Dio, ma se le liquidiamo le aziende cosa accorpiamo? La liquidazione è propedeutica alla estinzione! E se estinguiamo cosa accorpiamo? Accorpare vuol dire fondere le aziende nella loro entità unitaria e complessiva, con beni, debiti e crediti iscritti nel bilancio della società partorita dalla fusione.


© RIPRODUZIONE RISERVATA