Aziende e regioni

Industria farmaceutica, il decalogo della Fondazione Astrid

di R.Tu.

Credito d’imposta e patent box strutturali, capacità di selezionare gli investimenti e i progetti di R&S, massimizzare i punti di forza della clinica e dei nostri centri di ricerca. Ma anche nuova governance dell’Aifa, tetti di spesa da rifare, campagne «di massa» per favorire i farmaci generici. E sistema delle farmacie private convenzionate da rivedere daccapo: largo alle catene (società di capitali), abolizione del numero chiuso, libertà di sconti con prezzi massimi al consumo. È un’agenda in dieci punti quella che lancia la Fondazione Astrid nella sua proposta sul ruolo dell’industria farmaceutica in Italia.

La ricetta per il rilancio della farmaceutica made in Italy di Astrid, che è presieduta da Franco Bassanini, sarà presentata ufficialmente mercoledì a Roma in una tavola rotonda alla presenza di rappresentanti del Governo, a partire da Beatrice Lorenzin e Claudio De Vincenti. Con un titolo della ricerca che riassume il senso della proposta: «Investire e crescere in Italia, il ruolo dell'industria del farmaco». Tema quanto mai attuale sia in chiave di ripresa dell'economia, sia per l'attualità politica immediata che vede il settore industriale in grande fibrillazione per i disavanzi (2 mld) che dovrebbe pagare sulla spesa farmaceutica ospedaliera. Temi di assoluta attualità ai quali la ricerca di Astrid non si sottrae. Indicando anzi possibili rotte per rafforzare il sistema industriale, ma anche per abbattere muri burocratici e interessi localistici, come i Prontuari regionali, o di mercato e di categoria.
Sul versante della politica industriale, la prima proposta è di rendere strutturali il credito d'imposta e il patent box legati a spese d'investimento in R&S sul territorio nazionale: in questo senso si caldeggia il modello francese che estende i bonus agli investimenti effettuati all'estero ma a controllo francese e con ritorni alle case madri nazionali e ai centri di ricerca locali. Il tutto, eliminando «rendite e sprechi lungo tutta la filiera del farmaco». La selezione degli investimenti e dei progetti di R&S, è un altro passo suggerito, ma facendo attenzione ad evitare «risorse a pioggia» e «un approccio burocratico».

Altro capitolo di grande attualità è quello della distribuzione, alla voce “farmacie” al centro del Ddl concorrenza all'esame del Senato. La proposta è articolata: rimuovere la “pianta organica delle farmacie, libertà di sconti e «prezzi massimi», largo «senza limiti» alle catene di farmacie, in qualche modo anche la liberalizzazione della vendita dei farmaci C (a carico dei cittadini) con obbligo di ricetta anche nelle parafarmacie e nei corner della Gdo. Un punto, questo, che però è stato già scartato in commissione al Senato nonostante il pressing ormai storico dell'Antitrust.


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