Aziende e regioni

Le sette sfide di Bonaccini

da Monitor di Agenas

Premiare la qualità, dare fiato agli investimenti, uscire dalla logica attuale dei piani di rientro, realizzare i nuovi Lea, puntare davvero sull’appropriatezza, lavorare sui criteri di riparto, realizzare la governance futura del Ssn. E' il messaggio in 7 punti d'azione che manda al Governo, ma non solo, il rappresentante dei governatori, Stefano Bonaccini. Il suo intervento nell'ultimo numero di Monitor di Agenas.


1. Premiare la qualità
In Italia esiste un divario strutturale che rende purtroppo il Servizio sanitario profondamente differente fra una Regione e l'altra, ma anche all'interno di una stessa area fra una zona e un'altra. Dobbiamo stimolare il sistema, anche attraverso meccanismi di premialità regionale o accordi interregionali, affinché le eccellenze di ciascuna Regione (e ce ne sono di importanti in tutta Italia, anche nel Mezzogiorno) siano riconosciute prima di tutto dai cittadini. Occorre un Piano nazionale per abbattere la mobilità sanitaria che talvolta pregiudica in molte Regioni le chance di recupero finanziario e le possibilità di colmare il divario. Ogni viaggio della speranza in più, verso altre regioni o peggio verso l'estero, è una sconfitta del Servizio sanitario nazionale. Se poi questi viaggi cominciano a riguardare non più l'alta specialità, ma anche attività routinarie allora vuol dire che ci troviamo di fronte ad aspetti patologici del sistema che vanno affrontati con decisione.

2. I Lea
Con il Ministro Lorenzin siamo assolutamente d'accordo sul fatto che vada chiusa rapidamente la partita dell’aggiornamento e della revisione dei Livelli essenziali di assistenza. È un terreno delicato che tocca da vicino molti aspetti della sanità italiana e in cui sarà importante un'azione di governance condivisa. Occorreranno, con tutta probabilità, scelte nette e responsabili che dovranno essere spiegate ai cittadini e una componente essenziale sarà rappresentata proprio dalla concordia istituzionale.

3. L’appropriatezza
Dobbiamo proseguire il percorso relativo all'appropriatezza. Ogni esame inutile pregiudica il diritto di un altro e allunga le liste di attesa; ogni farmaco prescritto senza che il paziente ne abbia effettivamente bisogno è un ostacolo lungo la strada della razionalizzazione della spesa; ogni prestazione inappropriata è un rischio per la salute del paziente; ogni acquisto errato sul piano dei presidi è un piccolo attentato alla qualità del Servizio sanitario. Ecco perché ritengo che quella dell'appropriatezza sia una battaglia di civiltà da portare avanti con il concorso di tutti: dalle istituzioni regionali a quelle centrali, dai medici ai cittadini stessi.

4. I criteri di riparto
Alla vigilia di ogni riparto annuale delle risorse destinate al Servizio sanitario, nella Conferenza delle Regioni (ancor prima che ne assumessi la presidenza) i presidenti del Mezzogiorno hanno chiesto la revisione dei criteri di riparto. È un'esigenza che - accanto a una maggiore valorizzazione dei costi standard – dobbiamo cominciare a prendere seriamente in considerazione, magari anche attraverso quote premiali che riconoscano, anno dopo anno, le migliori performance per il recupero del divario. Bisogna mettere in moto il sistema non comprimendo le eccellenze, ma portando verso l'alto i parametri qualitativi laddove questi fatichino anche solo a rispondere ai Livelli essenziali di assistenza. Un miglioramento della sanità del Mezzogiorno è la migliore assicurazione per ulteriori sviluppi delle eccellenze in ogni regione del Paese.

5. Gli investimenti
Bisogna ridare ossigeno agli investimenti per l'edilizia sanitaria. Quest'anno per rispondere alle esigenze poste dalla Legge di stabilità abbiamo scelto di tenere a freno questa voce, ma occorre tornare a ragionarci sopra. Sono troppi i complessi ospedalieri e le strutture sanitarie vetusti e non rispondenti agli standard qualitativi degni di una sanità moderna e competitiva. Occorre, fra l'altro, tornare a investire per l’ammodernamento tecnologico e la sanità digitale. Possiamo farlo insieme con il Governo magari tornando con forza e autorevolezza a riproporre in Europa l'esigenza di meccanismi che escludano determinati investimenti, come ad esempio quelli per il Servizio sanitario, dai lacci stringenti dei Patti di stabilità.

6. La governance Ssn Non è più rinviabile un ragionamento di sistema sulla governance della sanità, dove sia più chiaro chi fa e che cosa fra i diversi enti, non rinunciando a sinergie e semplificazioni. Sotto questo profilo, com'è noto, le Regioni hanno più volte chiesto al Governo e al Parlamento una riforma delle agenzie, in particolare dell'Agenzia italiana del farmaco (Aifa), dell'Agenzia per i servizi sanitari regionali (Agenas) e dello stesso Istituto superiore di sanità. Una rivisitazione che diventa importante anche alla luce di un possibile riassetto delle competenze dopo l'approvazione della Riforma della Costituzione.

7. I piani di rientro
Un'ultima riflessione riguarda proprio le Regioni in Piano di rientro. Molte hanno realizzato gli obiettivi che erano stati prefissati, altre sono ormai vicine al traguardo. Dobbiamo velocizzare gli iter per uscire dalle fasi di commissariamento. Sono fra coloro che considerano necessario, in caso di inerzia, l'esercizio dei poteri sostituitivi, ma sono anche fra quelli che mal sopportano l'immobilismo burocratico e l'eccesso di formalismi quando si tratta di imboccare rapidamente una strada che consente di uscire dalla crisi. Per questo faccio appello al Governo perché riconosca pubblicamente gli sforzi fatti finora e organizzi la fase di crisis exit strategy. Dobbiamo insomma rendere agevole l'uscita dai Piani di rientro, considerandola non tanto il successo di una singola Regione, ma una nota positiva del sistema Italia.


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