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Patologie psichiatriche, disabili 7 volte più colpiti rispetto alla media

di Sandro Elisei (direttore sanitario Serafico di Assisi)

Più del cancro e del diabete. Entro il 2020, i disturbi dell'umore diventeranno la seconda malattia più diffusa dopo le patologie cardiovascolari. Il campanello d'allarme, lanciato dall'Organizzazione Mondiale della Sanità, preoccupa non poco il mondo della disabilità dove i disturbi della sfera mentale hanno un'incidenza da 5 a 7 volte superiore rispetto alla popolazione generale. Oggi, questi disturbi, rappresentano una delle nuove emergenze sanitarie e socio-relazionali e una sfida nell'ambito della ricerca scientifica. D'altronde i numeri dell'Unità di valutazione diagnostica funzionale del Serafico parlano chiaro: negli ultimi 4 anni si è assistito ad una crescita del 60% di questi casi. Se nel 2013 il 17% delle persone valutate presso i nostri ambulatori presentavano nella loro storia clinica disturbi del comportamento e della condotta, nel 2016 (dati al 31 ottobre) la percentuale è salita al 42%.

Il male del secolo non è solo la depressione
In aumento ci sono anche altri disturbi quali quelli d'ansia, del comportamento alimentare, dello spettro schizofrenico, quelli correlati ad eventi traumatici, per non parlare delle diverse forme di dipendenze, dall'uso di sostanze, alle nuove forme di dipendenze comportamentali (da gioco d'azzardo patologico, da internet e nuove tecnologie, da spese compulsive, da sesso patologico). Inoltre, se prima l'età media di insorgenza della malattia era tra i 20 e i 40 anni, oggi sono in aumento le manifestazioni precoci o tardive. La cultura di oggi propone ai giovani dei modelli di identificazione molto difficili da raggiungere, aprendo le porte ai moderni disturbi psichiatrici e al loro continuo aumento. D'altronde circa il 20% della popolazione mondiale presenta, secondo l'Oms, un quadro di umore instabile, dato che si accompagna all'aumento del numero di suicidi, circa 800mila all'anno (uno ogni quaranta secondi), che arrivano a rappresentare la seconda causa di morte tra i giovani tra i 15 e i 29 anni.
Questi dati risultano ancora più drammatici se rapportati a persone con disabilità. Nei gradi intermedi di ritardo mentale, i ragazzi disabili hanno la capacità, seppur ridotta, di decodificare questo contesto. Hanno inoltre una parziale consapevolezza della propria condizione deficitaria che concorre ad attivare manifestazioni di rabbia e di aggressività. Ancora più grave risulta essere la reazione delle persone con disabilità multiple, le quali presentano una bassa soglia alle frustrazioni, in particolar modo quando sono esposte a difficoltà e a delusioni che provengono dal mondo esterno. Il vissuto di frustrazione può portare ad una tonalità d'umore di fondo caratterizzata da irritabilità, oppositività, con inevitabili ricadute sul comportamento. Situazione quest'ultima che può rendere il soggetto non collaborante e poco reattivo ai tentativi di educazione e di socializzazione.

L'adattamento sociale è quasi sempre compromesso in particolare nelle forme più gravi di disabilità
Spesso l'unica modalità con la quale queste persone riescono a dimostrare la propria protesta è quella di compiere atti aggressivi, che agli occhi degli altri risultano il più delle volte inspiegabili e sproporzionati.
Se la cultura di oggi spinge all'eccesso nella formula ormai denominata “tutto e subito”, al Serafico di Assisi, il modello di prendersi cura della persona è inserito all'interno di una cornice di un'idea di disabilità e limite come un valore e non come motivo di stigma ed esclusione. Il limite non deve essere visto come un deficit rispetto ad una aspettativa che la società vuole sempre al massimo. La vita è fatta di situazioni che vanno accettate. Ecco, dunque, che gli obiettivi da raggiungere, e quindi i propri limiti, non possono essere imposti in base a criteri esterni oggettivi, ma bensì in base alla personalità e alle capacità dell'individuo; al Serafico, ogni ragazzo ha un Progetto Riabilitativo Individuale, definito da un'équipe multidisciplinare di alta specializzazione. Ogni attività è finalizzata a portare l'individuo a vivere una vita piena.
Questo obiettivo passa per la scoperta del mondo in tutti i modi possibili. I medici e gli operatori specializzati aiutano i pazienti ad esprimersi con la natura, il movimento, lo sport e a trovare il modo di stare con gli altri. Per questo il Serafico non è un luogo di sofferenza, i ragazzi non conoscono la rassegnazione e ogni loro progresso, ogni autonomia conquistata, anche se piccola, è un inno alla vita. L'ambiente e le relazioni curano. La presa in carico affettiva, fatta di empatia e di un'accettazione non pietistica di queste problematiche, sono la base del metodo di lavoro del Serafico.


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