Aziende e regioni

Cronicità, le sfide aperte del modello lombardo che adotta il CReG

di Fiorenzo Corti (segretario Fimmg Lombardia e vice segretario nazionale Fimmg)

La lettura delle prime bozze della delibera sul governo della domanda ci avevano procurato più di una preoccupazione. Si cancellava di fatto, senza annunciarlo, l'esperienza della sperimentazione CReG portata avanti con non poche difficoltà da più di 1000 medici di famiglia in Regione Lombardia, che in termini di riduzione di ricoveri ospedalieri e accessi in Pronto soccorso, aveva dato, secondo quanto pubblicato da dirigenti dell'assessorato al Welfare, risultati di sicuro interesse.
Grazie alla sperimentazione, che attualmente vede coinvolti quasi 200.000 pazienti affetti da patologie croniche, in molti studi di medicina di famiglia - dovrebbero essere un centinaio i medici coinvolti - l’ECG e la spirometria in telemedicina sta diventando una pratica routinaria, peraltro in espansione.
Hanno avuto luogo e stanno continuando anche attività di tele monitoraggio domiciliare gestiti da remoto da un centro servizi e monitorati da computer dal medico di famiglia che ha in carico il paziente.
Ogni volta che si impara ad usare un giocattolo, non si vorrebbe mai cambiarlo e l'ipotesi che il pallino della gestione del CReG passasse da una cooperativa di medici di famiglia a un gestore anonimo sostanzialmente interessato a fare business, “shiftando” di fatto il medico di famiglia, era per noi difficile da mandar giù.
Ma alla fine, l'ultima versione della delibera, già pubblicata dalla Giunta regionale, offre indubbiamente ai medici di famiglia associati l'opportunità di rimettersi in gioco potendo gestire non solo 1.900.000 pazienti affetti da un basso livello di cronicità, ma anche una parte dei 1.300.000 affetti da più patologie, gestiti il più delle volte da singoli specialisti. Pensiamo ad esempio a un cardiopatico diabetico seguito da un oculista, un cardiologo e un diabetologo che non si parlano tra loro. E io penso, soprattutto nelle strutture pubbliche, che anche volendo non ce la faranno mai, dove il medico di famiglia è l'unico a fare sintesi dando una risposta alla persona e non agli organi o agli apparati.
Sarà una partita difficile e la competizione, soprattutto con le strutture sanitarie private dotate di un ben lubrificato e lubrificante modello di business, comporterà momenti di confronto/scontro non da poco.
Promuoveremo la medicina di prossimità, curando le persone a casa loro.
Forti dell'esperienza maturata in questi anni promuoveremo l'Ict e moltiplicheremo le postazioni di telemedicina.
Ci impegneremo a giocarla fino in fondo questa partita, a difesa della salute dei nostri pazienti e della sostenibilità del servizio sanitario.


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