Aziende e regioni

Vaccini, il Veneto: «Altro che retromarcia. Ultima parola al Consiglio di Stato»

di Barbara Gobbi

Aveva appena incassato il plauso delle ministre Lorenzin e Fedeli, con quest’ultima a ricordare, dal Miur, che «la legge è chiara e va rispettata». Fermi tutti: per la Regione Veneto la querelle sull’interpretazione corretta degli articoli 3 e 3-bis della legge 119 sull’obbligo vaccinale, alla base di quel “decreto Mantoan” che aveva concesso una moratoria di due anni sulle norme per l’acceso ai nidi e fatto ventilare addirittura il commissariamento della Regione, non è affatto finita. Solo messa in stand-by, in attesa che sulla vicenda si esprima il Consiglio di Stato.

«Altro che retromarcia - avvisa infatti Roberto Ciambetti, presidente del Consiglio del Veneto -: dico ai sostenitori della tesi della retromarcia del Veneto sulla moratoria dei vaccini di attendere l’sesito del pronunciamento del Consiglio di Stato su una legge malfatta, che presta il fianco a molteplici e contraddittorie interpretazioni e che avrebbe potuto esporre i dirigenti di settore, chiamati ad emanare direttive precise, a finire negli strali della Corte dei Conti in caso di danni conseguenti alle loro decisioni. Chi vuole assumersi questa responsabilità? Temo che molte polemiche di questi giorno abbiano ben poco a che fare con la salute dei bambini - aggiunge - o con problematiche complesse come la stessa epidemia di morbillo che l'Istituto superiore della Sanità sta monitorando con molta attenzione».

Per Ciambetti, ancora, chi sostiene che con la sospensione cautelativa muta lo scenario «dice una sciocchezza: indipendentemente da tutto, decreto o non decreto, i bambini da zero a 6 anni, non vaccinati ma con l’autocertificazione del genitore con cui si dichiara di avere informato l’Asl e che si provvederà a vaccinare il figlio, come stabilisce la norma varata dal governo, potevano tranquillamente andare alla scuola dell'infanzia. Dai sei anni ai 15 anni, nell'età della scuola dell'obbligo, vaccinati o no, i ragazzi vanno a scuola e nessuno può impedirglielo».

Già il presidente Luca Zaia aveva tenuto a sottolineare come quella fatta dal suo Dg Domenico Mantoan fosse una «sospensione temporanea, con decisione autonoma, come era già avvenuto nella formulazione del decreto, di confermare l’interpretazione autentica della legge e di chiedere che l’amministrazione regionale si possa attivare per un parere autorevole sul contenzioso». Una procedura già spiegata da Zaia, con lettera, alle ministre Lorenzin e Fedeli, e che ha avuto il suo seguito nello schema di richiesta di parere al Consiglio di Stato, in vista di un’interpretazione autentica degli articoli più discussi della legge.


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