Aziende e regioni

Sostenibilità del Ssn, il punto alla Scuola civica di alta formazione Cittadinanzattiva-Tdm

di Barbara Gobbi

Primo: intendersi su cosa si intende per sostenibilità. Secondo: sfatare falsi miti e “fake news”. Terzo: farsi tutti “parte attiva” per modificare, promuovendo un approccio bottom-up, l’agenda delle priorità politiche. Perché è quella che, in definitiva, decide quanto investire, in ogni senso, su un progetto comune e collettivo come il nostro Servizio sanitario nazionale. «Una delle grandi opere pubbliche del secondo dopoguerra»: così lo definisce Tonino Aceti, coordinatore nazionale di Cittadinanzattiva-Tribunale per i diritti del malato, che ha inaugurato a Roma il primo modulo della “Scuola civica di alta formazione. Diritti e partecipazione in sanità”. Obiettivo dichiarato - e spiegato dalla direttrice della Scuola, Daniela Mondatore -: «valorizzare e offrire al Paese competenze, esperienze, evidenze, sensibilità maturate dal nostro Movimento in 40 anni di storia di tutela dei diritti e di partecipazione civica».

Il primo modulo formativo, in corso oggi e domani, è dedicato ai “Diritti sostenibili. Dalla compatibilità economica alla sostenibilità del diritto”. In campo, all’apertura dei lavori, Marco Frey, presidente di Cittadinanzattiva e direttore dell’Istituto di management della Scuola superiore di Studi e di perfezionamento Sant’Anna di Pisa, e Giovanni Bissoni, già presidente Agenas e da ultimo sub-commissario Sanità del Lazio.
«Su scala mondiale servono modelli di crescita sostenibile dal punto di vista qualitativo - avvisa Frey - ed è proprio a questo che tendono gli Obiettivi di sviluppo fissati dall’Onu al 2030. Target più complessi degli Obiettivi del millennio “scaduti nel 2015” e che mirano, per la Sanità, alla copertura sanitaria universale. Un traguardo considerato imprescindibile, che il nostro Paese si è dato con l’istituzione del Servizio sanitario nazionale, e anche economicamente sostenibile: studi recenti mostrano infatti che il settore sanitario è destinato a crescere nel suo complesso, anche considerando che la sanità ha un buon moltiplicatore, pari a circa 1,32%. In questa sfida, ancora tutta da giocare in Italia sotto il profilo del welfare - cui l’Italia destina il 4,8% delle proprie risorse a fronte dell’8% della media Ue - è cruciale il ruolo dei cittadini. Lo racconta un’indagine Eurbarometro: per la prima volta, i comportamenti quotidiani e il coinvolgimento della popolazione sono al primo posto nella capacità di promuovere una buona sanità, seguiti dal ruolo del management delle aziende sanitarie e, solo al terzo posto, dalle azioni delle istituzioni pubbliche».

Se quella di Frey è una visione «essenzialmente ottimista», Giovanni Bissoni traccia una quadro a tinte più fosche. A partire dalla premessa, che cita le conclusioni del Rapporto di Roy Romanow, della Commissione sul futuro del servizio sanitario in Canada (2002): «Il sistema è tanto sostenibile quanto noi vogliamo che lo sia». «Dipende dall’idea di giustizia sociale che abbiamo - avvisa Bissoni - e in un contesto di crisi la ridistristribuzione della ricchezza è senz’altro peggiorata. Non c’è dubbio che nel nostro Paese abbiamo pagato in modo differenziato la crisi economica. Non solo: la “teoria della coperta corta” rischia di scivolare da una difesa teoricamente convinta dell’universalità del Ssn ad azioni che di fatto o riducono le garanzie oppure riducono la platea dei cittadini eligibili. La stessa discussione sulla mutualità integrativa, andrebbe condotta con rigore. Sono le scelte politiche a indirizzare anche queste opzioni, che in sé non vanno certo demonizzate. Altra cosa - aggiunge Bissoni - è mettere a fuoco definitivamente l’impatto delle manovre per la Sanità, dalla “Tremonti” del 2011 a oggi: 30 miliardi sulla spesa programmata 2011-2014; altri 10 miliardi in arrivo. Inutile dire che il Patto per la salute, che pure aveva fissato dei paletti - ad esempio sul riordino delle cure primarie, cruciale per affrontare la cronicità, su una gestione centralizzata dell’Hta e sulla governance - davanti al drenaggio delle risorse è destinato a trasformarsi in acqua fresca».
C’è poi il tema enorme del divario Nord-Sud: «Serve un Fondo specifico di sostegno alle Regioni del Sud, per sostenere l’innovazione dei servizi», avvisa Bissoni. Che in conclusione mette in guardia dagli smantellamenti occulti del Servizio sanitario nazionale: «È stato istituito con legge ordinaria - avverte -: basterebbe quindi suna legge ordinaria per modificarlo».

A ricordare le tante fake news sul Ssn che si sono affastellate negli ultimi anni è Tonino Aceti: «Ci hanno detto che il sistema è in perdita - dice - mentre per il terzo anno consecutivo, a giugno 2017, la Corte dei conti ha certificato un attivo pari a 312 milioni di euro. Dall’altra parte, ci dicono che le risorse crescono mentre proprio all’inizio dell’estate, in un contesto di Regioni decisamente “appiattite” rispetto alle richieste del Governo, il decreto 5 giugno 2017 ha decretato l’ultima sforbiciata: 600 milioni a partire dal 2018. E ancora: oggi ci dicono che non si può più dare “tutto a tutti”, mentre nel mondo si premia proprio questa scelta, che noi abbiamo inaugurato nel lontano 1978. Ciò che va rivisto, se mai, è il metodo di valutazione del sistema, che non può essere basato solo su criteri economici. Questa la nostra proposta sulle priorità da affrontare: rivedere la misurazione delle performance, lavorare sulla governance, coinvolgendo cittadini e pazienti e dando attuazione alle decisioni in tempi brevi, assicurando uniformità; attivare politiche sanitarie «forti» per l’accesso, puntando su governo dei tempi d’attesa e dell’intramoenia, sulla revisione dei ticket, investendo sul personale e lavorando sugli standard di personale; lanciare un Dm 70 dell’assistenza territoriale; promuovere innovazione organizzativa, che contempli la presa in cura delle persone con malattia cronica, valorizzi il personale, promuova il passaggio dal reparto all'intensità di cura, lanci l’informatizzazione interoperabile; il governo dell’innovazione tecnologica; infine il grande tema delle risorse per il Servizio sanitario, dall’importo del Fsn ai sistemi di riparto, dalle economie alla programmazione integrata della spesa pubblica fino alla lotta all’evasione».


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