Aziende e regioni

Sardegna, dopo 30 anni ridefinita la rete ospedaliera

di Emiliano Calabrese

Con 30 voti favorevoli, 20 contrari e 3 astenuti l'assemblea della Regione Sardegna ha approvato la ridefinizione della rete ospedaliera. Si tratta di un atto che, usando le parole dell'assessore alla sanità della regione autonoma, Luigi Arru, «consegnerà ai sardi una riorganizzazione della Rete che ci manca da trent’anni» e che dovrà essere concludersi entro il 31 dicembre 2019.
Il nuovo assetto dei servizi ospedalieri ha avuto quale punto di riferimento il decreto ministeriale 2 aprile 2015 n. 70, ovvero il Regolamento per la definizione degli standard qualitativi, strutturali, tecno-logici e quantitativi relativi all'assistenza ospedaliera, con l'obiettivo principale di “specializzare” la rete ospedaliera regionale adeguando i posti letto ai reali fabbisogni. La nuova organizzazione prevede l'erogazione dei servizi di diagnosi, cura e riabilitazione attraverso il modello assistenziale “Hub&Spoke”. Naturalmente nella stesura del documento la giunta del presidente Pigliaru ha tenuto conto sia del contesto geografico insulare, che vede praticamente l'impossibilità di giovarsi di servizi offerti da regioni limitrofe come accade per il resto dell'Italia, che della densità abitativa, di molto inferiore alla media nazionale, pari a 62 abitanti per km².

La nuova rete. La regione, dal punto di vista socio-sanitario è stata suddivisa in otto aree omogenee in considerazione della presenza di due poli metropolitani (Cagliari e Sassari), cinque medie aree locali (Gallura, Nuorese, Oristanese, Sardegna centro-meridionale - Medio campidano, Marmilla e Trexenta - e Sulcis-Iglesiente), nonché di una piccola comunità dislocata in un'area geograficamente isolata qual è l'Ogliastra. IN base a ciò la nuova rete ospedaliera sarà composta da due poli pubblici sede di Dea (Dip. Emergenza Accettazione) di II° livello; sette presidi pubblici sede di Dea di I° livello (otto dal 2018); due presidi pubblici nodi della rete ospedaliera regionale (Alghero-Ozieri sarà classificato Dea di I° livello entro il 2018); undici ospedali privati con compiti complementari e di integrazione.

Dea area Sud - polo metropolitano Cagliari. L'organizzazione dell'area geografica più popolata della Sardegna vede la presenza nella sola provincia di Cagliari dell'Azienda ospedaliera Brotzu quale Dea di II° livello, composto a sua volta da tre stabilimenti (Microcitemico, Businco e San Michele); due presidi di I° livello (AOU di Cagliari e SS Trinità) e i cosiddetti ospedali privati di completamento (San Salvatore, Sant'Anna, Sant’Antonio, Villa Elena, Nuova Casa di Cura, Polispecialistica Sant’Elena e Città di Quartu). A compimento della rete dell'area sud della regione vanno ricordati i presidi ospedalieri di I° livello delle province limitrofe: Sulcis-Iglesiente, San Gavino e Oristano senza dimenticare il nosocomio di Lanusei che sarà dotato di servizi di I° livello.

Dea area Nord - polo metropolitano Sassari. Per quel che riguarda l'area nord dell'isola, l'Aou di Sassari rappresenta il punto di riferimento con il suo Dea di II° livello. Come per il Brotzu anch'essa è composto da più stabilimenti: quello della stessa azienda e il SS. Annunziata. Da sottolineare come all'Aou di Sassari afferiscono i Dea di I° livello di Alghero-Ozieri (vedi sopra), Nuoro (che vista la sua collocazione geografica si vedrà attribuire servizi tipici di DEA di II° livello) e Olbia. Ad essi vanno aggiunte le strutture private quali l'ospedale e polo di ricerca di Olbia e il Policlinico Sassarese.
Va considerato, inoltre, che la programmazione presente nel piano appena varato strizza l'occhio anche ad una serie di investimenti che riguardano non solo gli stabilimenti ospedalieri (vedi ad esempio un nuovo corpo ospedaliero nell'aera urbana di Cagliari), bensì la dismissione/riconversione di diversi presidi di piccole dimensioni per creare la giusta integrazione con i servizi presenti (o futuri) della rete dell'assistenza territoriale. Insomma, i prossimi mesi di lavoro non saranno dei più semplici anche in considerazione della ridefinizione del numero delle strutture complesse che dalle attuali 372 dovranno passare a 308 con un decremento di oltre il 15%.


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