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Cronicità per 24 milioni di italiani. Nel 2028 spesa a 71 miliardi di euro. Il punto dell'Osservatorio salute della Cattolica

di B. Gob.

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24 Esclusivo per Sanità24

Ipertensione, artrite e artrosi, allergie. Queste le malattie più frequenti nei 24 milioni di italiani che presentano almeno una cronicità. E che nel complesso comportano una spesa per il sistema sanitario di 67 miliardi di euro. Numeri e cifre destinate a salire: nel 2028 i malati saranno 25 milioni e l'esborso schizzerà a oltre 71 miliardi di euro. A fare il punto e a descrivere lo scenario di un'emergenza che non è solo nostrana - secondo l'Oms le cronicità impegneranno il 70-80% ma l'Italia è tra i Paesi più colpiti, come seconda nazione più vecchia al mondo - è l'Osservatorio nazionale sulla salute nelle Regioni italiane dell'Università Cattolica di Roma. Che snocciola i dati principali: le malattie croniche l'anno scorso hanno interessato quasi il 40% degli italiani dei quali 12,5 milioni con una multi-cronicità (nel 2018 saranno 14 milioni). Dati che come detto sono destinati a crescere: tra un decennio - spiegano dall'Osservatorio - la patologia cronica più frequente (per lo più nella fascia d'età 45-74 anni) sarà l’ipertensione, con quasi 12 milioni di persone affette nel 2028. Oggi un paziente iperteso costa 864 euro l'anno, assorbendo in media il 68,2% di tutte le prescrizioni farmaceutiche a carico del Ssn, il 52,2% delle richieste di visite specialistiche e il 51,7% degli accertamenti diagnostici. L’artrosi/artrite interesserà 11 milioni di italiani e per entrambe le patologie ci si attende 1 milione di malati in più rispetto al 2017. Tra 10 anni le persone affette da osteoporosi, invece, saranno 5,3 milioni, 500 mila in più rispetto al 2017. Inoltre, gli italiani con diabete saranno 3,6 milioni, mentre i malati di cuore 2,7 milioni.

I cronici non sono tutti uguali. Pesano il genere, le differenze socio-economiche e culturali e il territorio in cui si nasce/vive. Le donne - in parte perché vivono di più - sono le più colpite (il 42,6% a fronte del 37% degli uomini), e quando si guarda alla multicronicità il divario aumenta: un quarto delle donne vs il 17,0% degli uomini. Particolarmente elevati i gap, a svantaggio delle donne, per l’artrosi/artrite e l’osteoporosi, di cui soffrono, rispettivamente, il 20,9% e il 13,2% delle donne vs l’11,1% e il 2,3% degli uomini. Le differenze di genere si acuiscono con l’età, nel periodo adulto della vita (45-54 anni) si inverte il divario rispetto all’ipertensione a svantaggio degli uomini (14,1% tra gli uomini, 11,4% tra le donne), crescono le differenze a svantaggio delle donne rispetto alle artrosi/artrite (7,5% tra gli uomini, 12,7% tra le donne), all’osteoporosi (0,9% tra gli uomini, 4,9% tra le donne) e alle malattie allergiche (10,7% tra gli uomini, 13,0% tra le donne). Nella classe di età più anziana (65-74 anni) il divario cresce ancora, le donne sono molto più frequentemente multicroniche (42,6% tra gli uomini, 54,4% tra le donne), con problemi di osteoporosi (5,2% tra gli uomini, 31,2% tra le donne) e di artrosi/artriti (27,8% tra gli uomini, 48,3% tra le donne); lo svantaggio di genere per gli uomini cresce rispetto al diabete (17,6% tra gli uomini, 12,5% tra le donne) e alle malattie del cuore (14,4% tra gli uomini, 5,4% tra le donne).
Le persone con livello di istruzione più basso soffrono molto più frequentemente di patologie croniche rispetto al resto della popolazione, con un divario crescente all’aumentare del titolo di studio conseguito. Nel 2017, nella classe di età 45-64 anni, quella in cui insorge la maggior parte della cronicità, la percentuale di persone con la licenza elementare o nessun titolo di studio con almeno una patologia cronica è pari al 56%, scende al 46,1% tra coloro che hanno un diploma e al 41,3% tra quelli che possiedono almeno una laurea. L’artrosi/artrite, l’ipertensione e il diabete sono le patologie per le quali si riscontrano i divari sociali maggiori, con riferimento ai titolo di studi estremi, le differenze ammontano, rispettivamente, a 13,1, 12,5 e 7,4 punti percentuali a svantaggio dei meno istruiti.
Le categorie maggiormente colpite da patologie croniche sono i disoccupati (alla ricerca di nuova occupazione) e gli autonomi; tra i primi la percentuale di coloro che soffrono di almeno una patologia cronica sono il 36,3%, mentre tra i secondi si attesta al 34,6%.

Il primato in Liguria. La prevalenza più elevata di almeno una malattia cronica si registra in Liguria con il 45,1% della popolazione. In Calabria si registra la quota più elevata di malati di diabete, ipertensione e disturbi nervosi, rispettivamente 8,2%, 20,9% e 7,0% della popolazione. Il Molise si caratterizza per la prevalenza maggiore di malati di cuore, il 5,6% della popolazione, la Liguria per quella più elevata di malati di artrosi/artriti, il 22,6%, la Sardegna per la quota maggiore di malati di osteoporosi, il 10,4%, infine la Basilicata spicca per la prevalenza più alta di malati di ulcera gastrica o duodenale e bronchite cronica, 4,5% e 7,7% rispettivamente. La Pa di Bolzano presenta la prevalenza più bassa di cronicità per tutte le patologie considerate.
I Comuni sotto i 2.000 abitanti sono quelli con la quota più elevata di cronicità, quasi il 45%, mentre nelle periferie delle città Metropolitane si riscontra la quota più elevata di persone che soffrono di malattie allergiche, il 12,2% della popolazione residente.


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