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Antibiotico-resistenza/ Speranza: «Strategia One Health e sinergia pubblico-privato». Rezza: «Usare bene i 40milioni che ci sono»

di Red. San.

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«Bisogna aprire una nuova stagione di investimenti per il Servizio sanitario nazionale. E provare ad avere una nuova visione, la strategia One Health, quella che mette insieme esseri umani, ambiente animali è quella giusta. L'antimicrobico resistenza è il tema di oggi, dobbiamo investire nella ricerca. Ci dobbiamo lavorare insieme, con sinergie tra pubblico e privato. I vaccini, le conquiste degli ultimi mesi sono il risultato straordinario delle sinergie. Dobbiamo mettere a sistema le potenzialità della ricerca, insieme le attività del privato con il pubblico. Rovesciare la crisi di questo tempo in una opportunità di rilancio: le condizioni per farlo ci sono. Serve un patto globale come stiamo facendo con il G20 per la ripartenza globale». Così il ministro della Salute Roberto Speranza nel messaggio inviato all'evento "Planetary e Amr. Verso una nuove strategia per affrontare le sfide di salute globale", realizzato a Roma da The European House - Ambrosetti con il contributo di Pfizer e di bioMérieux.
«L'attenzione all'appropriato uso del farmaco credo sia un'eredità che questa pandemia ci ha lasciato e che, per quanto riguarda gli antibiotici credo questo possa aiutarci in futuro a ridurre l'antibiotico resistenza», ha affermato il presidente dell'Istituto superiore di Sanità Silvio Brusaferro. Il primo atteggiamento da adottare nel quotidiano da parte di ogni cittadino è «quello di un uso prudente«: ovvero «no all'automedicazione, usare l'antibiotico solo se prescritto, nel dosaggio giusto e non uno qualsiasi, ma quello appropriato per la determinata patologia, con una durata appropriata. Queste - ha concluso - sono regole fondamentali per mantenere l'efficacia di questi prodotti che hanno cambiato la qualità della nostra vita e che, proprio in virtù della loro importanza, dobbiamo preservare al meglio». Dal punto di vista dell'uso di antibiotici, «l'Italia ha margini di miglioramento significativi e presenta una grande differenza tra regioni. Si è dotata di un piano di contrasto all'antibiotico resistenza che stiamo rinnovando e disponiamo di una serie di strumenti, anche messi a punto in pandemia, che potranno aiutare in futuro» ha proseguito Brusaferro. E in linea con il ministro ha ribadito che contro l'antibiotico resistenza «dobbiamo affrontare il problema non solo dal punto di vista umano, ma anche ambientale e animale, in base al concetto di One Health. La salute è un unicum e questo è un grande insegnamento della pandemia».
«Batteri e virus sono gli esseri viventi più facilmente in grado di replicarsi. L'uomo modifica le loro nicchie ecologiche e vediamo passare questi microrganismi dagli animali agli esseri umani, con le cosiddette infezioni zoonotiche. Inoltre vediamo aumentare la presenza di batteri sempre più resistenti. Tanto che l'Oms ci dice che nel 2050 avremo più morti per infezioni resistenti a antibiotici che per il cancro», ha affermato il presidente dell'Agenzia italiana del farmaco (Aifa) Giorgio Palù, a margine dell'evento. «Stiamo entrando in una nuova era geologica - ha precisato - in cui l'uomo è diventato il principale attore del pianeta e lo sta modificando con urbanizzazione, globalizzazione, deforestazione, cambiamenti climatici. Siamo quasi 8 miliardi di persone sulla terra e si stanno sconvolgendo gli ecosistemi». L'uomo, ha concluso, «deve capire cosa sta facendo al pianeta e, dal punto di vista biologico, i virus ci stanno aiutando a capirlo».
Per il direttore della Prevenzione del ministero, Gianni Rezza, «la ricerca su nuovi antibiotici è stata carente negli ultimi decenni, soprattutto per i batteri gran negativi. Un grande aiuto contro l'antibiotico resistenza può arrivare dallo sviluppo di vaccini contro i germi resistenti, come il il clostridium difficile, la klebsiella e l'escherichia coli. C'è una ricerca avanzata in atto. Fino al 2019 era un tema era all'ordine del giorno poi, con l'esplosione dell'emergenza pandemica, gli sforzi sono stati proiettati sul Covid-19». Da quando nel 2017 una delegazione dell'Organizzazione mondiale della Sanità ha lanciato un grido d'allarme sull'antibiotico resistenza in Italia, «sono stati fatti miglioramenti e sono migliorati i sistemi di sorveglianza. C'è stata una presa di coscienza collettiva», ha sottolineato Rezza. Molto ancora però si può fare «non solo migliorando i comportamenti individuali, ma anche migliorando fattori strutturali, come la gestione dei rischi connessi allo spostamento di pazienti da strutture di lungodegenza agli ospedali. Speriamo - ha concluso il Dg - che il Piano nazionale di ripresa e resilienza possa dare una mano nell'affrontare questa grave minaccia. Sono stati messi a disposizione 40 milioni per contrasto all'antibiotico resistenza e dobbiamo usarli bene».

Lo scenario. Ci sono voluti migliaia di anni (dalla comparsa dell'uomo fino al 1800) affinché la popolazione mondiale raggiungesse il miliardo di individui, ma ci sono voluti solo un paio di secoli per raggiungere i 7,8 miliardi di oggi. Secondo stime recenti, la popolazione mondiale raggiungerà circa 10 miliardi di persone nel 2050 grazie soprattutto agli importanti progressi della medicina e al miglioramento della qualità di vita degli individui, che hanno permesso da un lato di ridurre la mortalità prematura ed infantile, e dall’altro di aumentare l’aspettativa di vita alla nascita (che ha raggiunto i 72,7 anni a livello globale, +38% rispetto al 1960). Purtroppo questo sviluppo ha pagato a livello ambientale un prezzo elevatissimo: circa il 17% della foresta pluviale amazzonica è stata distrutta negli ultimi 50 anni, la temperatura media globale attuale è di oltre +0,85ºC rispetto alla media della fine del 19° secolo, tra 200 e 2.000 sono le estinzioni che si verificano ogni anno a causa della perdita di habitat e dell’alternazione della composizione dell’atmosfera e degli equilibri climatici e chimici degli oceani, circa il 40% della popolazione soffre di scarsità d'acqua, mentre più di 9 persone su 10 vivono in contesti che superano i limiti di inquinamento atmosferico stabiliti dell'Oms. «La salute planetaria evidenzia le interazioni tra salute umana e del pianeta, l’attività umana dell’era in cui viviamo è caratterizzata dall’impatto drammatico dell’uomo sul pianeta Terra, e allo stesso tempo i cambiamenti in atto nell’ecosistema ambientale e nel clima stanno avendo ripercussioni sulla salute degli esseri viventi. Occorre quindi un nuovo paradigma che consideri le interrelazioni tra ecosistema umano, animale e ambientale nel definire le nuove strategie di sanità pubblica», ha dichiarato Daniela Bianco, Partner e Responsabile della Divisione Healthcare di The European House-Ambrosetti, nel suo intervento introduttivo al Forum.
Anche la pandemia da Sars-CoV-2, come altre epidemie che si sono sviluppate negli ultimi decenni, è legata alle alterazioni ambientali e climatiche, derivanti dall’impatto che l’uomo ha sulla natura. In questo contesto, è fondamentale agire tempestivamente adottando un approccio alla salute planetario, ossia un modello olistico basato sull'integrazione di discipline diverse e sul riconoscimento che la salute umana, la salute animale e la salute dell’ecosistema sono interdipendenti.
La "Planetary Health", la cui definizione è stata coniata nel 2015 dalla Rockfeller Foundation e da The Lancet, è presentata come l’unica via percorribile per contrastare efficacemente le possibili future pandemie, tra cui l’Amr che rappresenta una delle più urgenti sfide di salute globali, come più volte sottolineato dall’Organizzazione mondiale della Sanità.Ancora oggi, infatti, l’Amr è responsabile ogni anno di circa 700.000 decessi (33.000 nell’Unione Europea, di cui poco meno di un terzo in Italia, la prima a livello europeo), che potrebbero arrivare, in assenza di azioni efficaci di contrasto, a 10 milioni nel 2050, vale a dire più dei decessi dovuti a cancro, diabete e incidenti stradali. Oltre che per decessi, l’Italia, tra i Paesi Ocse, detiene anche il primato negativo in termini di Daly's (si stima che nel 2050 fino a 1 persona su 205 potrebbe perdere un anno di vita in buona salute a causa dell’Amr) e di costi associati.Il rafforzamento dei sistemi di gestione delle infezioni e di sorveglianza e monitoraggio, l’attuazione di programmi di antimicrobial e diagnostic stewardship, la promozione di politiche di immunizzazione, l’accesso a test e terapie innovative rappresentano le leve su cui agire per migliorare il quadro attuale.«Oggi la diagnostica rappresenta uno strumento essenziale di lotta alla resistenza antimicrobica. I test sindromici di ultima generazione, che coniugano la rapidità di risposta alla capacità di identificare un ampio spettro di patogeni e profili di resistenza, consentono di ottimizzare la terapia antibiotica il prima possibile, così da influenzare positivamente l’outcome del paziente e contrastare la diffusione delle resistenze antimicrobiche. Nonostante il valore nel ridurre le prescrizioni non necessarie di antibiotici, l’adozione dei test molecolari sindromici è stata rallentata da un insieme di fattori sociali, economici e organizzativi. Dobbiamo impegnarci a promuovere un nuovo approccio alla gestione delle malattie infettive, che sia fondato sulla diagnostica rapida più innovativa», ha affermato Stathis Chorianopoulos, Vice Presidente dell’Adriatic Cluster di bioMérieux.
Anche la ricerca e sviluppo per nuovi antibiotici e vaccini può contribuire in maniera significativa al contrasto dell’Amr, ma a oggi quasi ogni antibiotico in uso è basato su una scoperta fatta più di 37 anni fa. È proprio per superare questa criticità che nel 2020 è stato lanciato, da 24 aziende farmaceutiche di tutto il mondo e con il supporto dell’International Federation of Pharmaceutical Manufacturers and Associations, l’Amr Action Fund con una dotazione di 1 miliardo di dollari e l’obiettivo di sviluppare dai 2 ai 4 nuovi antibiotici entro il 2030. «Gli investimenti continui in ricerca e innovazione nel settore farmaceutico ci hanno consentito di dare una risposta anche alla pandemia in tempi rapidissimi. Vaccini e trattamenti per il Covid-19 insieme allo sviluppo di test diagnostici sempre più precisi e rapidi hanno consentito la ripresa dei sistemi economici e produttivi del mondo. La collaborazione tra pubblico e privato è stata determinante, occorre proseguire in questa direzione per continuare a contribuire tutti insieme ad una salute sostenibile dei cittadini e del pianeta», ha sottolineato Paivi Kerkola, Ceo Pfizer Italia.Il bisogno di costruire un approccio transdisciplinare e olistico al fine di rafforzare i sistemi sanitari, di sicurezza sociale e alimentari rendendoli resilienti e sostenibili, e di affrontare i rischi emergenti dall’interfaccia umana-animale-ambientale, è emerso anche nella dichiarazione dei Ministri della Salute del G20 del mese scorso.


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