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«Ci vuole rispetto per il ruolo-guida del Parlamento»

di Raffaele Calabrò, capogruppo Ncd in commissione Affari Sociali della Camer4a

In meno di sette anni che siedo in Parlamento ho già lavorato a due indagini sulla sostenibilità del servizio sanitario nazionale svolte, rispettivamente e quasi in contemporanea, dalle Commissioni di Camera e Senato e ad una sulla tenuta del SSN nell'era dei costi standard. Ho audito decine e decine di esperti e di attori direttamente coinvolti nella riorganizzazione della sanità, ma in questi giorni che si sta concludendo l'indagine intitolata "La sfida della tutela della salute tra nuove esigenze del sistema sanitario e obiettivi di finanza pubblica", non posso fare a meno di chiedermi che ne sarà di questo documento che resta a mio avviso prezioso e che tra l'altro può contare sulla quasi unanimità di consensi in XII Commissione!

Intanto, sento il dovere di difendere l'attività della Commissione e di battermi affinchè un documento di tale portata non sia semplicemente inserito negli atti della XVII legislatura per la memoria dei posteri, ma sia finalmente preso in considerazione dal governo e dalle regioni nella scrittura del Patto della Salute.

Fosse anche solo per smentire commentatori vari che hanno ridotto il documento a un «elenco di dettagli, sia pure importanti, di un approccio più analitico che progettuale riguardanti un nuovo modello di governance a livello centrale e periferico, la rimodulazione dei servizi territoriali e delle cure primarie, un rinnovato criterio di ripartizione del finanziamento del welfare sanitario, della garanzia dell'appropriatezza. Bene, e poi?». E poi, spetta alle Regioni e al Governo dare risposta ai bisogni e alle necessità e alle indicazioni rilevate nel testo!!

Ma reputo ancora più pericolosa, l'arbitraria interpretazione del documento di chi ha licenziato l'indagine come una giustificazione preventiva ad ogni futura decisione di politica sanitaria del governo oltre che una dichiarazione di accertata insostenibilità del SSN.

Non esistono indagini parlamentari aventi natura difensiva, all'opposto si indaga per capire, per scoprire e per tenere i riflettori accesi su un tema che necessita di soluzione. Non a caso una delle ultime indagini, per quanto discutibile, relativa agli Opg ha avuto come esito il licenziamento di un provvedimento che ha tracciato il percorso per la chiusura degli ospedali giudiziari.

L'augurio, che tra l'altro è la ragione che ha mosso la mia penna, è che anche quest'ultima indagine incida sull'accordo tra Governo e Regioni, essendo in ballo la riorganizzazione del sistema sanitario, un tema dal quale il Parlamento non può essere tenuto del tutto fuori, non potendo limitarsi ad una partita a due.

Non vorrei ritrovarmi a chiedere, dinanzi all'assenza di riposta ai richiami del Parlamento, per l'ennesima volta, un criterio di riparto del finanziamento da parte dello Stato del Welfare sanitario che non tenga conto soltanto dell'età anagrafica della popolazione. Oppure la necessità, per vincere la sfida dell'appropriatezza, di definire un corretto percorso diagnostico e terapeutico per le diverse patologie croniche, stabilendo tipologia e frequenza degli esami in ottemperanza alle linee guida elaborate dalle varie società scientifiche, in modo da assicurare accessibilità oltre ad appropriatezza ed efficacia del SSN, rendendo impossibile ogni uso inappropriato. Non vorrei dover fare un ennesimo intervento in Parlamento sull'urgenza di rivedere lo sblocco del turn over o sull'impellenza di una corretta articolazione di finanziamenti per le strutture e le tecnologie sanitarie che riporti il Nord e il Sud sullo stesso piano.

Eppure, cari opinionisti e addetti alla sanità vari, è vero che non vorrei, ma non esiterei neppure per un istante a chiedere una nuova indagine né avrei timore a riscrivere altre interrogazioni sulla tenuta della sanità italiana, sul gap tra i sistemi sanitari regionali, perché anche questo è il ruolo del Parlamento!