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Integrità e legalità tra le insidie del Ssn

di Nerina Dirindin, professore di Scienza delle Finanze e di Economia e politica sanitaria, Università di Torino, presidente del Coripe Piemonte (Consortium for Research and Continuing Education in Economics), senatore Pd in commissione Igiene e Sanità

Il tema della legalità, e quello speculare della corruzione, sono di grande attualità nel nostro Paese e interessano tutte le istituzioni e tutti i settori. La recente normativa su trasparenza e legalità e gli ultimi gravi episodi di corruzione hanno contribuito a (ri)aprire un dibattito che, se opportunamente guidato, potrebbe sostenere e ridare valore alla cultura della legalità, troppo spesso trascurata nei comportamenti quotidiani così come nelle grandi azioni.

Il mondo della sanità non fa eccezione. Integrità e legalità sono ingredienti essenziali in un sistema di tutela della salute, ma sono oggettivamente difficili da perseguire, non certo per un deficit di moralità del settore, bensì per le caratteristiche intrinseche dello stesso. La Sanità non è solo infatti un importante settore economico (per numero di addetti, volumi di attività, risorse impegnate ecc.), e in quanto tale esposto ad appetiti e ingordigie di varia natura; è anche un settore impregnato da una infinità di insidie che oggettivamente richiedono, a parità di ogni altra condizione, un surplus di impegno.

Rispetto a qualunque altro settore di intervento, la sanità ha infatti bisogno di più integrità, ma la persegue a prezzi molto più elevati. Ha bisogno di più integrità perché la salute è un bene prezioso che va preservato da ogni contaminazione e da ogni opacità (oltre che da ogni illegalità). Richiede più attenzione, imparzialità e abnegazione di qualunque altro ambito di intervento, come ben sanno i molti operatori che vi lavorano. Ma fa più fatica a perseguire l'integrità, perché la sanità è un settore intrinsecamente pervaso di rischi che rendono più complesso il pieno raggiungimento di elevati livelli di probità. Usando una metafora, potremmo dire che la sanità è, per sua natura, un impervio sentiero di montagna, non un terreno pianeggiante: passeggiare in pianura, magari su un morbido prato inglese, è certamente più facile che passeggiare in montagna, su una ripida mulattiera in mezzo al bosco. Ma se devi operare in montagna non puoi non tener conto delle difficoltà che questo comporta: devi dotarti di una attrezzatura adeguata, devi allenarti con regolarità, devi saper scrutare le nuvole, devi evitare di essere solo (soprattutto quando il sentiero si fa più impervio), devi imparare a riconoscere i pericoli e in qualche caso devi farti accompagnare da una guida. Sottovalutare i rischi di una gita in montagna può costare caro.

Esattamente come nella sanità: asimmetrie informative, incertezze, conflitti di interesse, posizioni dominanti, effetti esterni non sono che alcune delle più diffuse insidie che strutturalmente condizionano il funzionamento del settore sanitario, a prescindere dal livello di integrità dei comportamenti dei singoli operatori. Imparare a riconoscere le insidie, comprendere le inevitabili imperfezioni del rapporto di agenzia fra il medico e il paziente, individuare gli ambiti in cui gli interessi di due diversi soggetti possono essere in conflitto, affrontare la complessità di molte procedure di acquisto senza il consueto e paralizzante senso di inadeguatezza, addestrarsi a riconoscere i rischi e attrezzarsi per gestirli, sono tutte azioni utili per migliorare l'integrità del sistema.

Azioni che, per essere efficaci devono essere messe in campo evitando la logica dell'adempimento: non si evita un rischio perché lo richiede un articolo di una legge. Non si predispone un piano anticorruzione per sentirsi formalmente in regola. Il contrasto dell'illegalità richiede convinzione, cultura, motivazione, confronto; chi ne è responsabile non deve sentirsi solo né tanto meno inadeguato, o meglio deve essere consapevole delle proprie inadeguatezze e chiedere di essere messo in condizione di superarle. Per questo il mondo della formazione e della consulenza deve evitare di catturare un mercato in crescita (quello dell'attuazione delle norme su trasparenza e anticorruzione) offrendo solo tabelle da compilare e schemi da riprodurre. Serve a poco, è diseducativo e fa sprecare risorse. Il rinnovamento etico richiede un impegno ben più ampio.

Per questo iniziative come "Illuminiamo la salute" (http://www.illuminiamolasalute.it/), una rete costituita nel 2013 da alcune associazioni storicamente impegnate sulle problematiche dell'illegalità e del diritto alla tutela della salute (Coripe Piemonte, Associazione Libera contro le mafie, Avviso pubblico e Gruppo Abele), sostengono percorsi di "promozione della legalità" che puntano non solo alla predisposizione degli adempimenti previsti dalla normativa (sicuramente necessari, ma non sufficienti), ma soprattutto a dare valore e forza ai fondamenti etici alla base dei comportamenti di ogni individuo. Creare una rete di responsabili della trasparenza e della prevenzione della corruzione delle aziende sanitarie serve a far sentire meno soli gli operatori, a promuovere il confronto, a sostenere i più esposti, ad allenarsi ad affrontare i pericoli con serenità e competenza. E in ultima istanza, a evitare sperperi di denari e violazioni del diritto alle cure.