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Ambiente e salute a rischio: le responsabilità del settore agro-industriale

di Carlo Modonesi (Università degli Studi di Parma - Gruppo pesticidi Isde Italia)

Anche quest'anno, dal 24 al 25 ottobre, Arezzo ha ospitato il congresso nazionale di Isde Italia (International Society of Doctors for Environment). A due passi dalla splendida Piazza Grande, medici, biologi, agronomi, imprenditori, sindaci, associazioni e semplici cittadini si sono riuniti per parlare di agricoltura e pesticidi, e degli effetti che il "settore primario" esercita sulla salute ambientale e umana in tutto il mondo, Italia inclusa. I lavori si sono dipanati tra sessioni dominate dalla descrizione di dati scientifici che hanno dipinto un quadro complessivo non proprio tranquillizzante. L'alto profilo scientifico del meeting, comunque, non ha impedito che tra una sessione e l'altra fiorissero momenti di discussione allargata ai non specialisti, a conferma della grande rilevanza sociale che l'argomento riveste.

Ecco i tre punti fondamentali emersi dal congresso.
1) L'agricoltura ad alto input di materia ed energia fossile non può candidarsi ad agricoltura del futuro. Gli ecosistemi possono sopportare stress anche molto gravi, come l'inquinamento chimico dovuto a fertilizzanti e pesticidi di sintesi. Tuttavia questa capacità è limitata dal fatto che lo sfruttamento/deterioramento delle risorse ambientali ha da anni superato i tempi di rinnovamento del capitale naturale. Avvelenare le falde con gli erbicidi e spianare i boschi per fare spazio alle monocolture non sono prassi agricole irrinunciabili, ma precise scelte operative che hanno l'effetto di ridurre la biodiversità e distruggere il territorio per i secoli a venire; e che, già da ora, presentano un conto ecologico salatissimo. Come documentato dalla letteratura scientifica, la drammatica erosione della biodiversità naturale, che si affianca a quella della biodiversità agricola, procede a ritmi da mille a diecimila volte più rapidi di quella che dovrebbe essere l'erosione per cause non antropiche. Il risultato è un tracollo secco dei cosiddetti "servizi ecosistemici" (fertilizzazione dei suoli, impollinazione delle piante, controllo naturale degli infestanti, più una lunga serie di altre voci) che sono essenziali per la stessa produzione agricola e, più in generale, per la sopravvivenza della popolazione umana. Da notare che tali servizi vengono forniti gratuitamente dalla natura e costituiscono il perno su cui si reggono tutte le economie del mondo.
2) Gli stress ambientali causati dall'utilizzo dei pesticidi di sintesi destano preoccupazioni di tipo sanitario. Nel complesso, i rischi per la salute umana associati alla produzione industriale di alimenti compongono un mosaico di problemi che necessitano di particolare attenzione da parte delle agenzie di salute pubblica e dei decisori politici. Molte indagini scientifiche mostrano che l'esposizione ai pesticidi può essere associata a tumori, malattie neuro-degenerative, disfunzioni riproduttive, malformazioni congenite, disturbi cognitivi e comportamentali, e altre gravi patologie. Poiché questi composti (alcune centinaia presenti anche in Italia) contaminano le acque, i suoli, l'aria e, naturalmente, gli alimenti, nessuno può considerarsi "non-esposto". Nemmeno il latte materno viene risparmiato dalla contaminazione ubiquitaria da pesticidi, con il risultato che il rischio sanitario tocca anche i lattanti, in altre parole, gli esseri umani più fragili.
3) Dopo aver tratteggiato un quadro così fosco, il Congresso di Isde ha fornito interessanti spunti propositivi, delineando uno scenario di alternative già oggi praticabili. Un'agricoltura ecologica capace di "fare economia" esiste da tempo, soprattutto in Italia (anche se molti lo ignorano). Nell'ultimo decennio l'agricoltura ecologica italiana è aumentata con un ritmo annuo pari al 3% e attualmente si posiziona tra le prime dieci al mondo per estensione della superficie coltivata (biologico e biodinamico) e per numero di produttori. La via ecologica alla produzione di alimenti si fonda su metodi e filiere che contribuiscono attivamente alla protezione della salute ambientale e umana. E anche sul piano economico i risultati sono incoraggianti: i bilanci delle aziende agro-ecologiche segnalano quasi sempre luce verde, con grande soddisfazione dei gruppi di economia solidale e dei consumatori più attenti. In conclusione, il messaggio del Congresso di Isde è arrivato forte e chiaro: all'alba del terzo millennio, un'agricoltura è davvero innovativa soltanto se si pone come primo presidio per la tutela del cibo, del territorio e della salute pubblica.
4) Le VIII Giornate italiane mediche dell'ambiente sono state l'occasione per presentare anche il progetto pilota per implementare un modello di agricoltura evoluta per la Toscana. Il mondo scientifico ed i policy maker concordano sulla necessità di orientare la produzione agricola verso modelli maggiormente sostenibili sia dal punto di vista ambientale che in termini di effetti sulla salute degli operatori e dei consumatori. Il progetto mira a coniugare questi obiettivi con un modello di sviluppo economico capace altresì di garantire una corretta redditività agli operatori del settore e di valorizzare al contempo il territorio. L'agricoltura si pone così al centro di un nuovo equilibrio tra economia, ambiente e salute.