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Se i cittadini promuovono le prestazioni e bocciano i Ssr. Le contraddizioni dal report Istat di cui non si parla

di Guido Citoni, professore associato di Economia Sanitaria, Università La Sapienza di Roma

Sono da relativamente poco disponibili i microdati Istat sulle Condizioni di salute e ricorso ai servizi sanitari per il 2012-2013. Un' apparente contraddizione che emerge da questi non sembra sia stata sufficientemente approfondita: come è possibile che il voto medio di soddisfazione attribuito dagli italiani all'ultima visita specialistica, all'ultimo accertamento, all'ultimo ricovero, sia ordinario che in day hospital sia sempre più che sufficiente (valori superiori all'8), mentre il voto medio attribuito dagli stessi al proprio servizio sanitario regionale (pur con altre importanti differenze, tra cui quelle regionali, di cui non si discute qui), è insufficiente e pari a circa 5,9?
È chiaro che il problema non è nella qualità della singola prestazione sanitaria, ma è nel coordinamento e organizzazione del servizio: occorre però individuare dove si annida. Con una semplice analisi di regressione , in cui la variabile da spiegare è la soddisfazione per il Ssr e le variabili esplicative sono prevalentemente le varie malattie croniche presenti sul territorio, si nota che proprio quelle di entità medio-lieve, il cui trattamento d'elezione è sul territorio hanno una sistematica tendenza a far diminuire la soddisfazione stessa. In altre parole: gli allergici, quelli che soffrono di artrosi/artrite, osteoporosi, emicrania, depressione, ansia, tiroide ed altre malattie croniche sono sempre meno soddisfatti di quelli che non hanno queste malattie. Ciò non si verifica, invece, per gli ipertesi (patologia seria e diffusa, ma ormai trattata con metodiche molto stabilizzate), gli infartuati, coloro con un tumore o con una insufficienza renale, che, pur malati, risultano più soddisfatti del proprio Ssr.
Eppure, molte risorse sono state canalizzate in questi ultimi anni verso il territorio, facendo un sostanziale atto di fede: "il territorio ci farà risparmiare perché costa meno dell'ospedale". Ma la carenza delle informazioni che abbiamo sul territorio stesso non ci permette di valutare correttamente questa asserzione,e, apparentemente, i cittadini che su questo territorio debbono trovare sostegno e cura la pensano in modo differente. È forse illegittimo concludere che la filiera medico di base-Distretto-Asl non funziona e va ripensata?