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Nuovi Lea, benvenuta l'innovazione ma attenti alle modalità di acquisto dei prodotti

di Stefano Rimondi (presidente Assobiomedica)

L'arrivo dei nuovi Livelli essenziali di assistenza rappresenta senz'altro una buona notizia. Dopo più di quindici anni di attesa dell'aggiornamento delle liste di prestazioni si è arrivati a un traguardo importante per il diritto alla tutela della salute dei cittadini.
È chiaro che quello che abbiamo visto finora non consente ancora di fare una valutazione tecnica dei documenti e ci auguriamo che Assobiomedica, in rappresentanza dell'industria dei dispositivi medici - che giocano un ruolo fondamentale nel sistema di erogazione delle prestazioni di assistenza specialistica ambulatoriale, ospedaliera e protesica integrativa - venga coinvolta nella discussione del testo normativo. L'Associazione sta comunque analizzando le prestazioni incluse nella nuova bozza di decreto che ridefinisce i Lea e sottoporrà al ministero le proprie considerazioni.
Se davvero, come si legge nella relazione illustrativa al provvedimento, i nuovi nomenclatori nazionali includono le prestazioni che mancavano ed eliminano le voci ormai obsolete, possiamo già dire che si è lavorato per andare nella giusta direzione. Consideriamo da tempo questo aspetto particolarmente problematico di per sé, per tutti i cittadini e per il funzionamento dell'intero Sistema sanitario, ed è ancor più critico se si considerano alcune peculiarità del settore dei dispositivi medici.
Infatti, nel campo dell'assistenza specialistica ambulatoriale, in particolare in alcune branche specialistiche, l'innovazione tecnologica negli ultimi anni è stata considerevole e, in alcuni casi, ha determinato procedure differenti per effettuare prestazioni che non erano previste nel 1996, anno di approvazione del nomenclatore nazionale attualmente in vigore.
Il mancato aggiornamento delle liste di prestazioni ha finora comportato, tra le altre cose, che nell'erogazione e nei meccanismi di remunerazione ci si è dovuti adattare a liste vecchie che non rispecchiano né l'evoluzione della pratica clinica né l'esistenza di dispositivi medici innovativi.
Se lo sfasamento di queste due velocità - da un lato quella normativa e del sistema sanitario, dall'altra quella della pratica medica e dell'innovazione tecnologica - verrà risolto, allora si potrebbero ottenere enormi vantaggi in termini di sostenibilità, trasparenza, efficacia, efficienza ed equità per i pazienti.
Proprio l'equità è stata disattesa, perché, nelle more della revisione nazionale, diverse Regioni hanno introdotto modifiche alle prestazioni o addirittura prestazioni nuove.
Un altro nomenclatore che aspettavamo da tempo, datato 1999, è quello che definisce le prestazioni di assistenza protesica e, anche in questo caso, sembra che nel disegno del decreto sia stato fatto un significativo lavoro di revisione e di aggiornamento da parte del ministero.
Attendiamo però di conoscere come verranno definite l'individuazione e l'erogazione delle prestazioni e dei prodotti, soprattutto per quanto riguarda l'assistenza integrativa e le protesi acustiche. L'auspicio è che le modalità di acquisto che verranno individuate rispettino le professionalità degli operatori specialistici e le esigenze dei pazienti, mettendo a disposizione un ampio ventaglio di prodotti.
Ulteriori risparmi per il Ssn si intravedono anche nell'aggiornamento della lista delle prestazioni erogate in regime di ricovero ordinario ma potenzialmente inappropriate ed erogabili in regime ambulatoriale e del passaggio di alcune prestazioni da regime di day surgery ad ambulatoriale. Si tratta di prestazioni per le quali è quanto mai necessario individuare modalità di erogazione più appropriate. In altre parole, parliamo di modalità di erogazione che, a parità di beneficio per il paziente, possono prevedere un minore consumo di risorse. Ci sono poi ulteriori indicazioni particolari per l'applicazione dei livelli essenziali di assistenza in materia di assistenza specialistica. Nel decreto del 2001 si precisava che l'elencazione nel nomenclatore delle prestazioni e delle relative condizioni di erogabilità non risolveva di per sé i problemi connessi a un'appropriata erogazione. Per questo motivo, risulta oggi sempre più opportuno sviluppare percorsi diagnostico-terapeutici adeguati e creare un sistema informativo che monitori l'assistenza e l'appropriatezza delle prestazioni.
Soprattutto per l'elenco di prestazioni incluse nei Lea, ma ad alto rischio di inappropriatezza, il lavoro fatto da alcune Regioni, individuando regimi di erogazione che comportano un minor consumo di risorse a parità di beneficio per il paziente, potrebbe rappresentare un buon punto di partenza su cui lavorare. In particolare, da un'analisi del nostro Centro Studi, risulta che Campania, Emilia-Romagna, Lazio, Marche, Piemonte, Puglia e Veneto hanno più di 20 prestazioni trasferite dall'erogazione in regime di ricovero al regime ambulatoriale. Come già rilevato, il quadro disomogeneo e confuso che è presente oggi a livello regionale - con alcune Regioni che prevedono prestazioni definite a livello regionale e altre che hanno solo quelle stabilite a livello nazionale - va uniformato.
La strada è lunga e proprio per questo è necessario il coinvolgimento di tutti gli stakeholder. Ne vale dell'universalità del nostro servizio sanitario nell'ottica di garantire a tutti i cittadini, da nord a sud, gli stessi livelli di assistenza.