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Conferenza Onu sulla riduzione del rischio di catastrofi naturali: salvaguardare i disabili

di CBM Italia Onlus

«L'inclusione porta alla resilienza» è il messaggio lanciato dalle persone con disabilità al termine della 3° Conferenza ONU sulla riduzione del rischio di catastrofi naturali che si è tenuto in Giappone, a Sendai, dal 14 al 18 marzo. Dall'ultimo summit - svoltosi a Kobe nel 2005 - sono stati compiuti progressi significativi nei Piani di riduzione dei rischi di emergenze naturali ma i rappresentanti degli Stati Membri e e delle ONG evidenziano che c'è ancora tanto da fare. Negli ultimi dieci anni le catastrofi naturali stanno flagellando sempre più il globo, tanto nei Paesi Occidentali quanto nei Paesi più poveri del mondo. Basti ricordare lo Tsunami in Sri Lanka, il sisma ad Haiti, l'uragano Katrina negli Stati Uniti, le alluvioni cicliche in Pakistan e Bangladesh e l'uragano nelle Filippine. Per non parlare del tifone Pam che si è abbattuto in questi giorni sulle isole Vanuatu.
I rappresentanti di CBM erano presenti per portare le istanze legate alla disabilità e far sì che il tema della riduzione delle catastrofi fosse inserito nei nuovi Obiettivi di Sviluppo del Millennio, con particolare attenzione al tema della disabilità.
«Le persone con disabilità sono tra quelle più colpite durante le emergenze - ha detto Massimo Maggio, Direttore di CBM Italia in comunicazione costante con i rappresentanti di CBM a Sendai - molto spesso non possono accedere agli aiuti umanitari; una persona in sedia a rotelle, ad esempio, non sempre riesce ad arrivare al campo in cui si distribuiscono i kit alimentari o i beni di prima necessità. Spesso le persone con disabilità non sono nemmeno formate sulle misure da seguire per mettersi al riparo durante un terremoto e un'alluvione».
Ciò che è emerso dalla cinque giorni è che molto deve essere fatto in materia di inclusione e accessibilità: dall'accesso a infrastrutture adeguate alle persone con disabilità agli annunci di allarme precoce per dare loro il tempo di mettersi al riparo in caso di emergenze.
Il Ceo del Forum sulla Disabilità, Setareki Macanawi, ha anche sottolineato l'importanza della partecipazione piena ed effettiva delle persone con disabilità: «la gestione del rischio catastrofi deve includere tutti, comprese le persone con disabilità».
Sulla stessa linea anche il Direttore statunitense dell'Ufficio per l'integrazione della disabilità, Marcie Roth, che ha detto: «Abbiamo imparato che la creazione di piani separati o speciali per rispondere alle esigenze delle persone con disabilità è un approccio fallimentare. Dobbiamo sostenere per tutti un approccio di resilienza, ovvero la capacità di affrontare eventi traumatici con uno spirito positivo.
La partecipazione di tutti i soggetti della comunità richiede la parità di accesso alle attività e ai programmi di preparazione alle emergenze senza alcuna discriminazione.
28 Stati Membri dell'Unione Europea hanno convenuto sul fatto che per includere la disabilità nei piani di emergenze si deve lavorare in maniera coordinata con diversi attori: società civile, governi e ONG per assicurare che le persone con disabilità siano parte attiva nella definizione delle politiche di sviluppo, nella valutazione dei rischi e nei piani di gestione delle catastrofi. Più del 15% della popolazione mondiale, circa 1 miliardo di persone vivono con disabilità (dati OMS). Rispetto alla popolazione normodotata, le persone con disabilità affrontano rischi più elevati e sono colpite in modo sproporzionato durante i cataclismi, le emergenze e i conflitto. «Dobbiamo assicurare la resilienza di tutti, anche le persone con disabilità» ha detto a conclusione della Conferenza ONU Gordon Rattrey – Direttore Comunicazione dell'ufficio emergenze CBM - che a Sendai ha portato la voce delle persone con disabilità.
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