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La Fnom, la parità di genere e quelle regole da cambiare

di Annarita Frullini

Faccio tanti auguri a Roberta Chersevani. Sono certa che, con il suo equilibrio e le sue capacità, sarà utile alla Federazione e al Paese.
Vorrei spiegare perché dopo essere stata per anni in totale sintonia, coordinando dopo di lei l'Osservatorio Fnomceo professione femminile, abbia deciso di pormi, nella recente competizione elettorale, in campo avverso.
Va ricordato come i nove anni della presidenza di Amedeo Bianco siano stati importanti anche per l'attenzione alla presenza femminile, con l'introduzione di piccole presenza di donne medico nei gruppi di lavoro, interni ed esterni, della Federazione. Sono stati esempi di azioni positive, realizzati grazie alla sintonia fra le richieste di tante colleghe motivate/competenti e la sensibilità di Amedeo Bianco, che già preparando Caserta 2007 ci chiese di andare oltre le pari opportunità.
Tanto volte ho testimoniato questi cambiamenti, sottolineandoli positivamente, pur sapendo quanto i miglioramenti ottenuti fossero lontani da obiettivi di autentica parità.
Temi nati dal femminile sono stati leva di cambiamento, e concetti di equità ed equilibrio nella rappresentanza, richiesti per il genere, erano estesi alle generazioni e alle minoranze. Perché solo quando si realizza armonica coesistenza delle parti si può dire di essere andati oltre le pari opportunità.

Quando per il rinnovo del Comitato Centrale, prima del dibattito svoltosi nel Consiglio Nazionale, è stata presentata una squadra precostituita, impermeabile a diverse proposte, è apparsa subito evidente la presenza di una sola donna su tredici componenti medici e di una donna fra i revisori.
Per quanto gli eletti rappresentino uomini e donne, rimane fondamentale impegnarsi per ridurre la forbice fra iscritte ed elette.
Come Osservatorio - in questo triennio mai ricevuto nonostante richieste ufficiali, dal presidente Bianco e dal Comitato centrale - abbiamo chiesto che vi fosse nell'istituendo CC «un'innovativa presenza femminile, secondo il principio della rappresentanza che ispira ogni giorno tante istituzioni italiane». Va ricordato come la Fnovi, con la medesima legge istitutiva del 1946, abbia - già dal 2009 - congrua presenza femminile nel proprio Comitato centrale.
Poi altre proposte e disagi si sono coagulate intorno alla persona di Toti Amato, per opporsi più ai metodi che ai contenuti, sui quali si può dialogare e spesso incontrarsi.
L'inserimento del mio nome nella rosa dei candidati per il CC è stato sia riconoscimento personale sia simbolico per la presenza femminile. La semplice partecipazione, a questo importante momento della vita della Federazione, è stata per me importante. Legittimata dall'essere una delle due candidata al CC ho chiesto, pubblicamente e invano, che si arrivasse alla formulazione di una sola lista. Certa della necessità di far coesistere diverse istanze e ragioni ai vertici della Federazione, per affrontare i grandi temi della professione e della salute.

Voglio anche ricordare le modalità elettive legificate da vestusti ordinamenti.
Ancora oggi si vota con matita copiativa, su scheda in bianco, potendo scrivere tredici nomi e cognomi prescelti e ripeterli in ogni scheda prevista dal voto pesato, uno ogni duecento iscritti. Il possibile ordine dei votati nella scheda e lo scrivere a mano dei grandi elettori rende quasi vana la segretezza del voto. Poi proclamato il risultato, appena ultimato lo scrutinio dei voti, il presidente del seggio "fa bruciare le schede valide" secondo il regolamenti di esecuzione dell'aprile 1950. Non vi saranno quindi successive analisi di voto ma sulle 1999 schede ve ne sono state decine con i nomi Chersevani/Frullini, circa duecento con i nomi Amato/Chersevani. Oltre duecento schede totalmente maschili, in gran parte attribuibili ad un unico presidente che ha votato compatta una squadra sostituendo il nome femminile con altro nome maschile. Tutto legittimo ma questo testimonia come sia necessario, nel rispetto dei vincoli costituzionali e comunitari in materia di "pari opportunità", continuare ad agire per garantire equilibrata rappresentanza di genere nella professione medica. E' quindi prioritaria la revisione del Decreto Legislativo del Capo Provvisorio dello Stato con la quale l'Assemblea Costituente nel 46, ricostituì gli Ordini delle professioni sanitarie, un anno prima dell'approvazione/promulgazione della Costituzione italiana.

Cosa vi sarà nei prossimi tre anni? Certamente la bella presenza di Roberta Chersevani che, come donna e come presidente di un piccolo Ordine, ha una grande valenza sia simbolica sia personale. Auguro all'amica Roberta di saper dipanare, con la sua autorevolezza, i tanti argomenti in campo. Molto ancora si dovrà lavorare perché vi sia fra medici, uomini e donne, collaborazione e pieno equilibrio nella responsabilità e nella partecipazione.
Vi sarà anche un Comitato centrale compatto, tanto predefinito da eleggere nell'esecutivo, nonostante l'assemblea elettorale avesse espresso grande gradimento al presidente di Cagliari, i medici al vertice di Gorizia, Venezia, Udine.
Legittimo chiedersi quanto questo Comitato Centrale saprà ascoltare e accogliere le ragioni di quelli che si sono candidati senza essere eletti, comunque portatori di consensi.
Nel gioco del rugby la palla è portata il più avanti possibile nell'area di meta. Poi la si può passare solo all'indietro. Quelli che avanzano hanno bisogno di una partecipazione corale: persone a sostegno pronte ad accogliere la palla.
E' solo una metafora per augurarci che si voglia realizzare questo clima per i necessari raccordi fra CC e CN e i medici che quotidianamente operano.