Dal Governo

Decretone Balduzzi, ore decisive

di Roberto Turno (da Il Sole-24 Ore)

Medici di famiglia e pediatri pronti allo «sciopero a oltranza» contro le proposte delle Regioni. Medici ospedalieri che accusano i governatori. Industrie farmaceutiche che temono lo «tsunami» per il settore. Resta alta la protesta contro il "decretone sanitario" di Renato Balduzzi. Un provvedimento il cui destino immediato è ancora incerto. Un po' l'impegno del Governo nella tarda mattinata di domani al tavolo sulla produttività con imprese e banche, un po' le intese da definire tra i ministeri soprattutto dopo l'altolà dell'Economia su giochi d'azzardo e scommesse: fatto sta che Palazzo Chigi deciderà solo oggi se affrontare domani in Consiglio dei ministri il "decretone" di Balduzzi o se rinviare ancora una volta la partita a venerdì o addirittura alla prossima settimana.

Sarà una sorta di mini pre-Consiglio informale, questa mattina, a sciogliere le ultime riserve dopo le prime intese che pure sono state raggiunte ieri e che lasciano aperto più di qualche spiraglio per un varo del Dl già domani. Anche se le tensioni non accennano a diminuire, visto il fuoco di sbarramento che continua ad alzarsi contro il decreto di Balduzzi. Ma adesso anche contro le Regioni, che hanno messo a punto un corposo pacchetto di modifiche nei confronti del quale ieri hanno fatto muro i medici dipendenti e convenzionati.

Medici di famiglia, pediatri e specialisti, in particolare, sono già sul piede di guerra e minacciano scioperi «a oltranza» se venissero stravolte le proposte del ministro. Mentre le industrie farmaceutiche, dopo la riunione straordinaria di ieri del comitato di presidenza di Farmindustria, rilanciano le preoccupazioni contro i nuovi tagli in arrivo appena un mese dopo la spending review che «stravolgono la possibilità di fare impresa»: nel mirino soprattutto la sforbiciata al Prontuario, le prescrizioni off label di farmaci anche solo per ragioni economiche, gli spacchettamenti di medicinali negli ospedali. Serve un tavolo di confronto vero, chiedono, non un decreto.
Insomma, la sfida sul decreto resta apertissima. Anche se ormai è considerata una certezza l'abbandono della "tassa sulle bollicine" (a meno che non se ne occupi il Parlamento) e anche la stretta su giochi e scommesse verrà quanto meno allentata. Così come salteranno (su proposta delle Regioni) le proposte sulla non autosufficienza, che confluiranno in un Ddl governativo autonomo complessivo. Destino incerto anche per il fascicolo sanitario elettronico, del quale si occupa anche (si veda articolo accanto) un prossimo decreto sull'agenda digitale insieme alla ricetta e alla cartella clinica elettronica.

Intanto oggi la partita si sposta al tavolo delle Regioni, che sono convocate in via «straordinaria» proprio sul decreto di Balduzzi, salvo poi aggiornarsi in caso di rinvio del Consiglio dei ministri. Le loro proposte (per il testo si veda www.24oresanita.com ), del resto, intervengono a fondo sul testo di Balduzzi. A partire dai medici convenzionati, col passaggio alla dipendenza non solo dei medici di guardia medica, ma anche di quelli di base e dei pediatri. Di più: il medico avrebbe un tetto di spesa individuale e la decisione sull'associazionismo spetterebbe alla programmazione regionale, senza più essere un obbligo. Novità anche sulla libera professione, garantendo comunque autonomia alle regole locali, ma anche sulla scelta dei primari che non premierebbe più necessariamente chi ha ottenuto i migliori punteggi: tutto resterebbe in mano alla politica, salvaguardando tra l'altro i Policlinici universitari, denuncia l'Anaao. Per non dire, ancora sul personale, della stretta sulla mobilità.

Ed ecco ancora da parte dei governatori altre novità sui farmaci, in aggiunta a quelle proposte da Balduzzi: dalla scadenza del brevetto di un farmaco rimborsato dal Ssn, in assenza della commercializzazione del corrispondente farmaco equivalente, «l'azienda farmaceutica è tenuta alla riduzione del prezzo del 40%». Mentre sulle farmacie le Regioni chiedono al ministro della Salute di fare retromarcia: il criterio della distanza tra gli esercizi, che Balduzzi vorrebbe cancellare, andrebbe anzi incrementato da 200 a 300 metri.