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Interruzione volontaria di gravidanza: nel 2011 aborti in calo del 5,6%

Interruzioni volontarie di gravidanza: nel 2011 sono state effettuate 109.538 IVG (dato provvisorio), con un decremento del 5,6% rispetto al dato definitivo del 2010 (115.981 casi) e un decremento del 53,3% rispetto al 1982, anno in cui si è registrato il più alto ricorso all'IVG (234.801 casi).

Il tasso di abortività (numero delle IVG per 1.000 donne in età feconda tra 15-49 anni), l'indicatore più accurato per una corretta valutazione della tendenza al ricorso all'IVG, nel 2011 è risultato pari a 7,8 per 1.000, con un decremento del 5,3% rispetto al 2010 (8,3 per 1.000) e un decremento del 54,7% rispetto al 1982 (17,2 per 1.000).

Il valore italiano è tra i più bassi di quelli osservati nei Paesi industrializzati.

Il ministro della Salute, Renato Balduzzi, ha firmato e inviato questa mattina ai presidenti del Senato e della Camera la Relazione in cui vengono illustrati i dati preliminari per l'anno 2011 e i dati definitivi relativi all'anno 2010 sull'attuazione della legge n. 194 del 1978, che stabilisce norme per la tutela sociale della maternità e per l'interruzione volontaria di gravidanza (IVG).

I dati sono stati raccolti dal Sistema di Sorveglianza Epidemiologica delle IVG, che vede impegnati l'Istituto Superiore di Sanità (ISS), il Ministero della Salute e l'Istat da una parte, le Regioni e le Province autonome dall'altra.


Aumenta invece secondo la relazione il numero di aborti effettuati con la Ru486, la pillola abortiva approvata anche in Italia nel 2009. Secondo la relazione sulla legge 194 del ministero della Salute, se nel 2010 la pillola era stata usata in 3.836 casi (il 3,3% del totale delle interruzioni volontarie di gravidanza), solo nel primo semestre 2011, ultimo periodo rilevato finora, si contano quasi altrettanti casi,3.404, facendo pensare che il dato finale sarà vicino al doppio rispetto all'anno prima.


Poiché i dati raccolti con la scheda D12/Istat edizione 2010-12 non sarebbero stati disponibili fino al 2012 per il monitoraggio di questa metodica, si legge nella relazione, il ministero della Salute ha deciso di attivare, per un periodo temporaneo, una specifica raccolta dati con un apposito questionario trimestrale che ha affiancato per il 2010 e 2011 quello attuale del Sistema di Sorveglianza. L'uso della Ru486 é avvenuto nel 2010 in tutte le Regioni tranne Abruzzo e Calabria e nel 2011 non é stato utilizzato solo nelle Marche.

«Questi dati - spiega il ministro Renato Balduzzi nell'introduzione al rapporto - mostrano che in Italia é aumentato negli anni il ricorso al mifepristone e prostaglandine per l'IVG, in particolare da quando ne é stata autorizzata la commercializzazione (luglio 2009). Il ricorso all'aborto medico varia molto per Regione, sia per quanto riguarda il numero di interventi sia per il numero di strutture interessate. Non si sono evidenziate grandi differenze circa le caratteristiche socio-demografiche delle donne che vi hanno fatto ricorso, anche se in generale esse sono meno giovani, più istruite, in maggior proporzione di cittadinanza italiana
e nubili rispetto a tutte le altre che hanno abortito nello stesso periodo. Nel 98,7% queste IVG sono avvenute entro i 49 giorni di gestazione, come indicato dalla regolamentazione italiana». Molte donne «hanno richiesto la dimissione contro parere dopo la somministrazione di mifepristone o prima dell'espulsione completa del prodotto abortivo, con successivi ritorni in ospedale per il completamento della procedura e nel 95% dei casi le donne sono tornate al controllo nella stessa struttura». Nel 96,1% dei casi non vi é stata nessuna complicazione immediata e la necessità di ricorrere per terminare l'intervento all'isterosuzione o alla revisione della cavità uterina nelle donne che avevano avviato la procedura dell'IVG farmacologica si é presentata nel 5,9% dei casi. Anche al controllo post dimissione nel 92% dei casi non é stata riscontrata nessuna complicanza.

In generale tuttavia secondo il ministro «i dati - ha commentato il ministro - evidenziano che nel nostro Paese prosegue la tendenza alla diminuzione del numero di IVG e quindi del tasso di abortività e che nella grande maggioranza dei casi il ricorso a questo intervento rappresenta l'ultima scelta, essendo stati tentati prima metodi per evitare gravidanze indesiderate. La riduzione percentuale di aborti ripetuti è la più significativa dimostrazione del cambiamento nel tempo del rischio di gravidanze indesiderate, poiché, se tale rischio fosse rimasto costante nel tempo, si sarebbero avute attualmente percentuali doppie rispetto a quelle osservate. La sostanziale riduzione dell'aborto clandestino e l'eliminazione della mortalità e morbilità materna ad esso associata si accompagnano con la riduzione dell'IVG, ottenuta anche grazie alla promozione di un maggiore e più efficace ricorso a metodi di procreazione consapevole, alternativi all'aborto, secondo gli auspici della legge. La promozione della procreazione responsabile costituisce la modalità più importante per la prevenzione dell'aborto. Per conseguire tale obiettivo, è importante potenziare la rete dei consultori familiari, che costituiscono i servizi di gran lunga più competenti nell'attivazione di reti di sostegno per la maternità, in collaborazione con i servizi sociali dei comuni e con il privato sociale. Specifica attenzione - ha concluso - dovrà anche essere posta verso i gruppi di donne straniere a maggior rischio di ricorso all'IVG con specifici interventi di prevenzione che tengano conto anche delle loro diverse condizioni di vita, di cultura e di costumi».