Dal Governo

Titolo V, Giorgio Napolitano: «Non si possono liquidare il ruolo e le attività svolte dalle Regioni»

Non si possono liquidare il ruolo e le attività svolte dalle Regioni. Lo dice il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, nella nota diffusa al termine dell'incontro con i presidenti delle Regioni sulla riforma del Titolo V della Costituzione.

Il Presidente ha ricevuto questa mattina al Quirinale una rappresentanza della Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome, guidata dal Presidente Vasco Errani.

Nella riunione, informa una nota del Quirinale, il Presidente ha innanzitutto richiamato l'incontro del 26 settembre, nel quale aveva preso positivamente atto della risoluzione della Conferenza delle Regioni per concorrere a un immediato intervento legislativo per ridurre i costi della politica nelle Regioni e stroncare intollerabili fenomeni di abuso del denaro pubblico e di malcostume.

«Il Capo dello Stato si legge nella nota del Quirinale - ha quindi condiviso con i presidenti delle Regioni l'esigenza di un ampio sforzo di chiarificazione di fronte all'emergere, nel dibattito pubblico, di interpretazioni unilaterali e sommarie - con accenti liquidatori nei confronti dell'attività e del ruolo delle Regioni - dei maggiori problemi oggi all'attenzione del governo e del Parlamento. Si tratta di problemi di riequilibrio della finanza pubblica e di adeguamento degli assetti istituzionali : problemi che hanno formato oggetto anche delle recenti decisioni del Consiglio dei ministri e che investono l'insieme delle istituzioni rappresentative e delle amministrazioni pubbliche.

Non sono in questione i principi fondamentali della Costituzione e in particolare quello che nell'art. 5 associa l'unità e indivisibilità della Repubblica alla promozione e al riconoscimento delle autonomie locali. Sono in questione gli assetti e gli equilibri istituzionali delineati nella Seconda Parte della Carta, che da lungo tempo si é convenuto di dover sottoporre a interventi di riforma, a modifiche ben motivate. Purtroppo anche la presente legislatura rischia di chiudersi senza che in questo senso si sia giunti a intese risolutive (fatta eccezione per la importante riformulazione dell'art. 81), pur costantemente sollecitate dal Presidente della Repubblica fin dall'inizio del suo mandato. È quanto meno auspicabile la rapida, positiva conclusione del confronto in atto per il completamento del processo di riordino delle Province.

Anche la necessità da anni ormai matura di operare - sulla base dell'esperienza nonché dell'evoluzione del quadro europeo e infine della radicale modifica dell'art. 81 della Costituzione - una revisione della riforma del Titolo V varata nel 2001, é rimasta irrisolta. La proposta di legge costituzionale approvata a questo proposito dal governo costituisce una prima parziale risposta su cui spetterà al Parlamento pronunciarsi. Ed é ugualmente al Parlamento, oltre che al governo, che le Regioni potranno rappresentare le loro preoccupazioni circa le modalità del contributo che esse sono doverosamente chiamate ancora a dare al consolidamento dei conti pubblici e alla stabilità finanziaria, attraverso misure urgenti e attraverso scelte lungimiranti di razionalizzazione e di disciplina unitaria della gestione complessiva delle risorse disponibili».

«Rivolgo un ringraziamento sincero, da parte di tutti i presidenti delle Regioni e delle Province autonome, al Presidente della Repubblica per l'incontro che ha voluto concederci oggi e per le parole importanti spese sul ruolo delle Regioni», ha detto il presidente dei governatori Vasco Errani al termine dell'incontro.

«Apprezziamo che il Presidente abbia colto fino in fondo lo spirito con il quale le Regioni intendono rappresentare al Governo e al Parlamento la necessità di partecipare ad un processo di riforma che assicuri la leale collaborazione e l'efficacia delle istituzioni. Le Regioni chiedono al Governo, offrendo la loro piena disponibilità, di partecipare allo sforzo di razionalizzazione della spesa pubblica assicurando però i servizi fondamentali ai cittadini, in particolare per quanto riguarda welfare, sanità e istruzione. Ci riconosciamo, dunque, pienamente nei giudizi e nelle espressioni del Capo dello Stato e siamo pronti ad un dialogo concreto e approfondito».