Dal Governo

Armi spuntate contro il dolore cronico: oggi all'Aifa il tavolo tecnico promosso da Onda

Lo stato dell'arte è poco confortante: le Regioni ad aver emanato un piano per la terapia del dolore, come previsto dalla legge 38/2010, sono ancora poche. Gli operatori sanitari dedicati sono ancora gli stessi di quattro anni fa: 1,4 ogni 250mila abitanti. I medici di famiglia tendono a sottovalutare il problema. E il dolore cronico finisce per essere trascurato, quando non del tutto ignorato.

L'allarme è stato rilanciato oggi a Roma dal tavolo tecnico istituzionale convocato dall'Osservatorio nazionale sulla salute della donna (Onda) presso la sede dell'Agenzia italiana del farmaco. «In Italia ancora un cittadino su quattro soffre di dolore cronico», ha spiegato la presidente Onda, Francesca Merzagora. «L'impatto economico per il paziente e per la società è grande, in termini di aumento di costi per l'assistenza sanitaria (1,8-2% del Pil ogni anno) e di riduzione della produttività o assenza dal lavoro. Il 17% di coloro che soffrono di questa malattia perdono il lavoro e il 28% è costretto a ridurre il proprio impegno. Ma il dato più allarmante è che il dolore cronico resta sottovalutato dal medico di medicina generale o non adeguatamente trattato e monitorato». L'emergenza riguarda tutti, ma in particolare le donne.

«Il dolore è una malattia e deve essere curata - ha sottolineato il direttore generale Aifa, Luca Pani - ma, nonostante il processo di semplificazione all'accesso alle cure contro il dolore sia cominciato da tempo, in Italia il ritardo è culturale. Nel nostro Paese l'uso di farmaci specifici per la terapia del dolore è tra i più bassi in Europa. E al momento a livello centrale non abbiamo percezione di miglioramento».

Per Sabrina De Camillis, deputata Pdl e presidente dell'intergruppo parlamentare sulla medicina di genere, scontiamo l'effetto di due deficit: «Una mancanza di conoscenza del cittadino del proprio diritto alla terapia contro il dolore e una non-coscienza da parte di un sistema che dovrebbe garantire l'attuazione della legge 38 e non lo fa. Come gruppo interparlamentare, noi proporremo un atto per impegnare il Governo a "punire" chi non fa applicare la legge».

Dal ministero della Salute Marco Spizzichino, direttore dell'Ufficio XI della Direzione generale programmazione sanitaria, ha segnalato «l'attitudine poco cooperante di una parte di medici che ancora nicchiano nel prendere coscienza di questo adempimento di legge». Se Walter Mancino, delegato Fimmg, ha chiesto di «investire sulla medicina del territorio» per permettere ai generalisti di «rivestire un ruolo chiave nella diagnosi e nella cura del dolore cronico», Giuseppe Scaramuzza, coordinatore nazionale del Tribunale per i diritti del malato-Cittadinanzattiva, invita a «intensificare ulteriormente gli sforzi» per la piena attuazione della legge 38, «una legge di grande civiltà per la tutela del cittadino e il rispetto della qualità della vita».

Onda conferma il suo impegno su questo fronte nell'ambito del prohetto pilota mediciNodolore che, oltre a questa iniziativa, prevede la creazione, con il supporto del Centro studi Mundipharma, di un network di formazione on line rivolto proprio ai medici di medicina generale. «Dovrebbero essere loro il primo punto di riferimento - ha evidenziato Merzagora - in quanto in grado di conoscere la storia clinica del proprio assistito, valutare la situazione, impostare una terapia e indirizzare agli specialisti o a strutture specializzare sul territorio della rete regionale».