Dal Governo

Le strategie contro l'amianto killer: seconda Conferenza governativa a Venezia

di Rosanna Magnano

Casale Monferrato, Broni, Biancavilla, Bari. Per elencarli tutti servirebbero 34mila parole e forse molte di più. Sono i siti italiani contaminati da amianto, secondo una mappatura ancora in corso da parte del ministero dell'Ambiente e delle Regioni. Di questi, 373 (ma si supererà sicuramente quota 500) rientrano nella classe di rischio più elevata.
Nell'industria, nell'edilizia, nei trasporti, nella cantieristica navale.

L'amianto, dal dopoguerra fino al bando del 1992, è stato uno dei materiali più utilizzati in Italia, tra i maggiori importatori di questo materiale. E il nostro Paese è stato anche il secondo produttore europeo dopo l'Unione sovietica. Il consumo totale è stato stimato in oltre 3,5 milioni di tonnellate.

Le bonifiche, lente e costose, procedono a passo di lumaca. Dati per assodati i quantitativi stimati dal Cnr del cemento-amianto ancora presente a oggi sul territorio nazionale (32 milioni di tonnellate) e quelli dell'Ispra sul quantitativo annuale rimosso (380.000 tonnellate di rifiuti), a questo ritmo, il processo di dismissione potrebbe durare per altri 85 anni circa. Intanto la popolazione di 34mila siti e non solo respira asbesto.

L'impatto sulla salute è stato e sarà devastante, in parte incalcolabile.

L'inalazione di fibre di amianto (sia anfiboli sia crisotilo) è infatti causa di mesotelioma (di tutte le sedi), di tumore del polmone, laringe e ovaio, oltre che di malattie non neoplastiche (asbestosi, pleuropatie). «Le malattie correlate all'asbesto rappresentano a mio giudizio - dichiara il ministro della Salute, Renato Balduzzi nella prefazione al Quaderno n. 15 del ministero - un'emergenza nazionale, che impone un insieme coordinato di interventi».

Il quaderno della Salute sull'amianto fa parte delle iniziative della seconda Conferenza governativa sull'amianto, che si terrà a Venezia dal 22 al 24 novembre e che questa mattina alle 11 è presentata dai ministri della Salute Renato Balduzzi e del Lavoro e delle Politiche sociali Elsa Fornero.

Il tasso di incidenza del mesotelioma è attualmente pari, per la sede pleurica, a 3,6 casi per 100mila abitanti negli uomini e 1,6 per 100mila abitanti nelle donne. L'archivio del Registro nazionale comprende a dicembre del 2011 informazioni relative a 15.845 casi di mesotelioma maligno della pleura, del peritoneo, del pericardio e della tunica vaginale e del testicolo diagnosticati dal 1993 al 2008.

Ma la spada di Damocle è stata lanciata anche, e soprattutto, verso il futuro. «Tra gli aspetti che rendono più gravoso il contrasto a tali malattie - spiega il ministro - vi è il lungo periodo di latenza prima che esse si manifestino, fino a 30-40 anni: un arco temporale che fa attendere il picco delle manifestazioni delle patologie tra il 2015 e la fine di questo decennio».

È stato previsto infatti che tra il 2010 e il 2025 la mortalità per tumori maligni della pleura dovrebbe aggirarsi intorno agli 800-1.000 decessi l'anno, solo per gli uomini. Successivamente ci sarebbe un rapido declino della mortalità.

Una bomba a orologeria, quindi, che di fatto non si può disinnescare. Il ministero della Salute intende però affrontare il problema preparando, insieme agli altri ministeri competenti, una strategia a 360 gradi. È questo infatti uno degli obiettivi perseguiti dalla Conferenza governativa di Venezia, un importante momento di riflessione e di programmazione, che vedrà un ampio coinvolgimento di Centri di ricerca, Regioni ed enti locali, parti sociali, Associazioni dei familiari delle vittime.

La priorità principale è la bonifica. Al momento però, le uniche due Regioni che hanno inserito nei loro piani l'obiettivo temporale della rimozione totale dei materiali contenenti amianto sono la Lombardia nel 2016 e la Sardegna nel 2023. Per accelerare: sburocratizzazione, riordino normativo, incentivi, defiscalizzazione, definizione di un tariffario unico per le procedure di bonifica e smaltimento, ricerca mirata.

Sul fronte sanitario, è necessario lavorare alla creazione di liste di ex-esposti ricavandole da banche dati esistenti (Inail, Inps) e di una rete di laboratori di analisi delle fibre in liquidi e tessuti biologici. Va prevista l'iscrizione nel registro ex-esposti su richiesta individuale e vanno definite almeno 3 categorie di rischio per esposti (alto, intermedio, basso). Tra le azioni strategiche individuate dal ministero della Salute, anche il monitoraggio dell'incidenza delle patologie asbesto-correlate e l'attivazione di procedure di prevenzione primaria.

«Il ministero della Salute, per parte sua - spiega il ministro Balduzzi - sta mettendo in atto in alcuni siti inquinati modelli di intervento per la prevenzione, la sorveglianza, la diagnosi precoce e la presa in carico dei pazienti, con un approccio integrato che sarà successivamente esteso anche alle altre aree geografiche interessate. C'è bisogno, inoltre, di un forte coordinamento sul fronte della ricerca, attualmente ancora incompleta in diversi aspetti e con evidenze limitate per poter fornire tutte le risposte appropriate».

Lo stesso ministero ha dato avvio, inoltre, nell'ambito dei programmi di Sanità pubblica del Centro nazionale per il controllo delle malattie, a specifiche azioni volte a rafforzare la sorveglianza epidemiologica e a creare una rete di presa in carico degli esposti, degli ex-esposti e della popolazione in generale. E nei prossimi programmi di ricerca sanitaria è prevista una particolare attenzione alle patologie asbesto-correlate. L'impresa è senza dubbio titanica. Ma non si può rimandare.

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