Dal Governo

Fecondazione: il Governo ricorre contro la sentenza della Corte europea

«Il Governo italiano ha depositato presso la Grande Camera della Corte europea dei diritti dell'uomo, quale Giudice di seconda istanza, la domanda per il riesame della sentenza 28 agosto 2012 con cui era stato accolto, in relazione all'articolo 8 della Convenzione europea per i diritti dell'uomo, il ricorso n. 54270/2010».

Così una nota pubblicata sul sito di Palazzo Chigi annuncia la decisione del Governo di presentare ricorso contro la sentenza della Corte europea dei diritti umani che ha bocciato il divieto italiano di diagnosi preimpianto sugli embrioni.

Secondo la sentenza europea, il sistema legislativo italiano «manca di coerenza». Da una parte la legge 40/2004 sulla fecondazione assistita vieta la diagnosi preimpianto e comunque non permette l'accesso alle tecniche ai portatori di malattie genetiche, ma dall'altra parte la legge 194/1978 permette l'interruzione di gravidanza quando esistano seri pericoli per la salute della madre o del bambino. Il risultato - ha scritto la seconda sezione nella sentenza del 28 agosto (caso Costa-Pavan, richiesta 54270/2010) - è la violazione del diritto dei coniugi al rispetto della loro vita privata e familiare, tutelato dall'articolo 8 della Convenzione europea sui diritti umani. Perché, al fine di proteggere il loro diritto a mettere al mondo un bambino che non sia affetto dalla malattia di cui sono portatori, la sola possibilità di cui dispongono è quella di cercare una gravidanza per via naturale e poi abortire nel caso in cui dagli esami prenatali il feto risulti malato.

La decisione italiana di presentare la domanda di rinvio alla Grande Chambre della Corte Europea per i Diritti dell'Uomo si fonda, si legge nella nota «sulla necessità di salvaguardare l'integrità e la validità del sistema giudiziario nazionale, e non riguarda il merito delle scelte normative adottate dal Parlamento né eventuali nuovi interventi legislativi».

E Palazzo Chigi specifica che «la domanda di rinvio, infatti, si è resa necessaria in quanto l'originaria istanza è stata avanzata direttamente alla Corte europea per i diritti dell'uomo senza avere prima esperito, come richiede la Convenzione, tutte le vie di ricorso interne e senza tenere nella necessaria considerazione il margine di apprezzamento che ogni Stato conserva nell'adottare la propria legislazione, soprattutto rispetto a criteri di coerenza interni allo stesso ordinamento. La Corte ha deciso di non rispettare la regola del previo esaurimento dei ricorsi interni, ritenendo che il sistema giudiziario italiano non offrisse sufficienti garanzie».

Reazioni immediate alla decisione del Governo.

«Apprendo dall'Associazione Luca Coscioni - ha detto Livia Turco, deputata Pd ed ex ministro della Sanità - che il Governo ha presentato ricorso contro la sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo. Molti di noi avevano chiesto al Governo di venire a spiegare in parlamento le ragioni di un'eventuale decisione in questo senso. Mi dispiace molto che invece, non abbia sentito il dovere di farlo, scegliendo in modo clandestino di presentare ricorso. Una decisione, secondo me, del tutto sbagliata».

«E' un fatto gravissimo», ha commentato Ignazio Marino, senatore del Pd e presidente della commissione d'inchiesta sul Ssn.
«La sentenza - speiga Marino - è stata presa all'unanimità, e seguiva 19 decisioni di tribunali italiani che avevano chiarito a tutti che la legge sulla fecondazione artificiale è da riscrivere perché antiscientifica, incoerente e insensibile alle esigenze delle famiglie che desiderano avere un bimbo.E' sorprendente che un governo tecnico ed europeista in economia non fosse altrettanto tecnico ed europeista quanto ci sono da tutelare i diritti e la salute delle persone e anzi agisca in danno dei cittadini più poveri. Questi, in caso di ricorso, si vedranno discriminati nel loro desiderio di maternità e paternità mentre i più ricchi potranno rivolgersi alle cliniche per l'infertilità degli altri Paesi europei e avere l'assistenza che la legge 40, e adesso anche l'iniziativa del governo, nega loro in Italia».

«La decisione del Governo di presentare ricorso contro la sentenza della Corte Europea per i diritti dell'uomo , rappresenta davvero un tentativo disperato di salvare l'insalvabile: ovvero una legge 40 che 19 decisioni italiane ed europee stanno smantellando, perchè incostituzionale ed ideologica». Lo ha dichiarato in una nota Filomena Gallo, segretario dell'associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica.

«Effettuare una diagnosi pre-impianto - ricorda - comporta due importanti risultati: evitare un aborto e mettere al mondo un figlio che non soffra. Mi chiedo come questo Governo non abbia agito mosso da questi semplici pensieri di rispetto del diritto della salute e abbia invece operato contro i cittadini italiani. Può ancora riparare al danno: a nome di tutte le coppie portatrici di patologie genetiche, chiedo al ministro della Salute Balduzzi di emanare un atto idoneo che consenta a queste coppie di avere un figlio ed evitare un aborto. Un decreto ministeriale che estenda anche a queste coppie il concetto d'infecondità come già previsto nelle attuali linee guida sulla legge 40 che consentono anche all'uomo fertile portatore di Hiv di accedere alla fecondazione, potrebbe salvare la faccia a questo Governo ma soprattutto salvaguardare il diritto di genitorialita' di tante coppie».

«Comunque - annuncia - le associazioni di pazienti e i più dei 60 Parlamentari italiani ed europei che con l'associazione Luca Coscioni avevano presentato un amicus curiae nel precedente procedimento dinanzi alla Corte - per di più quasi totalmente accolto nelle motivazioni della decisione - non si fermano qui: vogliamo che siano rispettati i diritti di queste persone, per questo motivo ci costituiremo anche dinanzi alla Grande Camera».