Dal Governo

Comitati etici, via libera al "taglio" regionale

Una ventina di membri esperti delle diverse discipline scientifiche, aperti all'integrazione di consulenti esterni ad hoc per aree specifiche, in carica tre anni e totalmente indipendenti dalla struttura presso cui operano.
Pronti a dotarsi di un regolamento trasparente e a pubblicizzare modalità di valutazione e criteri di adozione dei pareri tenendo d'occhio le dichiarazioni di Helsinki, la Convenzione di Oviedo, le norme di Buona pratica clinica e le guideline più aggiornate dell'Ema in tema di valutazione dell'efficacia delle sperimentazioni cliniche.

Questo l'identikit di riferimento dei Comitati etici che dovranno sopravvivere alla cernita imposta alle Regioni da una norma della Legge «Balduzzi» (L. 189/2012, art. 12, c.10), secondo lo schema di decreto ministeriale che ha ricevuto ieri il via libera della Stato-Regioni.

La misura affida alle Regioni il compito di riorganizzare la propria rete di Comitati etici entro giugno, rispettando il parametro di un comitato per milione di abitanti, fatta salva la possibilità di prevederne uno in più competente sugli Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico.

Tra i criteri di selezione fissati dalla Legge «Balduzzi» figura però anche la valutazione delle performance dei comitati esistenti nel corso dell'ultimo triennio. Obiettivo ultimo dell'operazione, sforbiciare la "pletora" dei decisori, ancora troppo sopra la media Ue: uno ogni 250mila abitanti, contro il rapporto europeo di 1 a 500mila; 245 in tutto nel con almeno 10 componenti a testa, quelli censiti a giugno dall'Osservatorio Aifa.

È dunque chiaramente destinata ad una sostanziale asciugatura la lista di 155 Ce allegata al decreto che ha ricevuto il via libera delle Regioni: vi figurano quelli che nel triennio 2009-2011 hanno emesso almento un parere unico su un protocollo di ricerca riguardante i medicinali o i dispositivi medici, sull'impiego di procedure chirurgiche o cliniche o sullo studio di prodotti alimentari. Solo due hanno superato i cento pareri (Il Ce del S. Raffaele di Milano e quello dell'AOU di Pisa); solo 25 hanno espresso almeno 30 pareri nel periodo in esame; per tutti gli altro performance scarsissime, fino ad arrivare agli ultimi 22 che hanno licenziato meno di una pratica a testa. Alle Regioni, dunque il compito di scegliere chi salvare e chi no, tenendo conto delle opere e garantendo il rispetto della composizione suggerita e dei percorsi etici.