Dal Governo

Ospedali psichiatrici giudiziari: allo studio una proroga fino al 2015

di Manuela Perrone

L'addio agli ospedali psichiatrici giudiziari potrebbe slittare al 2015. Dopo la riunione del tavolo tecnico del 26 febbraio, le Regioni e i ministeri della Salute e della Giustizia hanno dovuto prendere atto della realtà: la data prevista dalla legge 9/2012 per la chiusura degli ospedali psichiatrici giudiziari - il 31 marzo 2013 - non potrà essere rispettata perché nessuna Regione avrà pronte le strutture sanitarie alternative che dovrebbero ospitare gli attuali internati non dimissibili e i nuovi destinatari di misura di sicurezza. E senza un intervento in extremis - si pensa a un decreto legge - il 1° aprile potrebbe scoppiare il caos.

I tecnici regionali e ministeriali sono già al lavoro per mettere nero su bianco e inviare ai ministri già la prossima settimana una proposta di «regime transitorio» da tradurre al più presto in provvedimento legislativo.

I ritardi si sono accumulati da entrambe le parti: il riparto delle risorse per la realizzazione dei nuovi centri è stato approvato in Conferenza Unificata soltanto il 7 febbraio. Solamente poche amministrazioni locali hanno lavorato all'attuazione della legge sin dalla sua entrata in vigore, ad esempio predisponendo piani terapeutici per la dimissione degli attuali internati. Altre sono fortemente in ritardo persino su questo punto.

La proroga biennale - è l'opinione dei tecnici - permetterebbe quindi di continuare sulla strada tracciata senza soluzioni affrettate ed emergenziali. Arrivando cioè gradualmente alla realizzazione delle nuove strutture sanitarie (almeno 50 su tutto il territorio nazionale) e nel frattempo consentendo alle Regioni non sede di Opg di prendere la dovuta dimestichezza con la gestione di questi malati. Nella proposta di regime transitorio i tecnici chiederanno inoltre la possibilità di derogare a qualche punto della legge sull'edilizia sanitaria per poter procedere più velocemente nella costruzione dei nuovi centri.

La sostanza non cambia, però: lo smantellamento degli Opg si allontana. Anche se resta l'incognita sullo strumento da usare per la proroga. E anche sul Governo che dovrebbe vararla. Perché sia l'Esecutivo ancora formalmente in carica, è necessario che il capo dello Stato, Giorgio Napolitano, riconosca l'urgenza del provvedimento. Quello stesso capo dello Stato che aveva bollato gli Opg come un «orrore» inconcepibile «in qualsiasi Paese appena civile».