Dal Governo

Vaccinazioni e migranti: come rimuovere gli ostacoli. Il punto all'Iss, in arrivo linee guida operative

di Rosanna Magnano

Le strategie di immunizzazione rappresentano importanti investimenti sulla salute, ma nonostante questo dato acquisito, ancora oggi in Europa e in Italia alcuni gruppi, tra le popolazioni migranti e tra quelle marginali, risultano non immunizzati a sufficienza. Tra gli ostacoli: l'impossibilità, spesso, di accedere ai servizi sanitari del proprio Paese ma anche un atteggiamento di scarsa fiducia nei confronti dei vaccini. Il punto su questa problematica al XII Convegno dell' Italian national focal point - Infectious diseases and migrant su "La copertura vaccinale nelle popolazioni migranti e nelle popolazioni marginali", in corso oggi presso la sede dell'Istituto superiore di sanità. Durante l'incontro sarà presentata anche la guida su "L'accesso alle cure della persona straniera: indicazioni operative".

Tra le azioni strategiche individute come prioritarie dall'Iss: promozione dell'adesione consapevole, dell'empowerment, l'utilizzo della struttura sanitaria come "luogo" che possa favorire il primo approccio per l'integrazione, per favorire l'adesione alla vaccinazione non solo tra la popolazione migrante, ma anche in quelle più marginali. «A questo si aggiunge - sottolinea una nota dell'ISs - l'importante ruolo del counselling e della competenza comunicativa, quanto mai necessarie all'operatore sanitario, coadiuvato dal mediatore culturale e dall'educatore di salute della comunità, nell'affrontare un intervento di prevenzione rivolto a persone appartenenti a culture diverse, nel cui ambito è diverso anche lo stesso concetto di salute».

D'altro canto l'importanza prioritaria dell'accesso delle popolazioni migranti a specifiche campagne vaccinali è evidenziata anche nel nuovo Piano Nazionale sulle Strategie Vaccinali, approvato a febbraio 2012.
«La necessità di strategie vaccinali omogenee e comuni - spiega Maria Grazia Pompa, Ufficio V, Malattie infettive e profilassi internazionale, DG Prevenzione del ministero della Salute - viene avvertita anche perché soltanto così è possibile evitare il rischio che l'ecologia microbica si differenzi tra le diverse aree geografiche del Paese, tanto da ridurre l'impatto di contrasto che le vaccinazioni vorrebbero ottenere.
Coerentemente con le indicazioni fornite dall'Oms e dall'European centre for disease prevention and control, tra gli obiettivi specifici è incluso inoltre, quello di "Garantire l'offerta attiva e gratuita nei gruppi a rischio delle vaccinazioni prioritarie e sviluppare iniziative per promuovere le vaccinazioni agli operatori sanitari e ai gruppi difficili da raggiungere".
Le azioni per perseguire anche questo obiettivo dovranno essere declinate a livello locale, adattando gli interventi al contesto, alle criticità più rilevanti identificate, alle esperienze virtuose già, eventualmente, in campo».

Difficile, tuttavia, fare una fotografia dello stato dell'arte. Tra dati epdidemiologici insufficienti, atteggiamenti disomogenei da parte delle Regioni e difficoltà di accertare precocemente le diagnosi di malattie infettive rare e diffuse soprattutto nelle popolazioni migranti. Dai dati Istat-Minsal, la popolazione immigrata rappresenta in Italia oltre il 7% dell'intera popolazione e i recenti cambiamenti politici nell'area nordafricana e mediorientale hanno causato un incremento dei flussi migratori. Sebbene manchino dati precisi, si stima che in Italia il tasso di crescita della popolazione immigrata sia pari al 233%, con circa metà dei migranti costituiti da residenti stabili, mentre tutti gli altri risultano essere irregolari.


Di fatto si tratta di una popolazione fragile e maggiormente esposta a malattie trasmissibili. «La popolazione migrante - spiega Paolo Bonanni, del dipartimento di Sanità Pubblica, Università degli Studi di Firenze - presenta un particolare rischio rispetto ad alcune malattie infettive prevenibili con la vaccinazione, come il morbillo, la rosolia congenita e l'Epatite. Nello specifico diversi studi regionali confermano un aumentato rischio per l'Epatite: da uno studio di sieroprevalenza condotto in Sicilia su 3.318 gravide, di cui 310 immigrate, è emersa positività per HBsAg più elevata tra le immigrate rispetto alle residenti. Analoghi riscontri sono stati fatti in Regione Veneto; anche in questa Regione si è, infatti, osservata un' aumenta prevalenza di HBsAg tra gli immigranti, mentre in un altro studio, finalizzato ad identificare il numero di ospedalizzazioni secondarie ad Epatite, si dimostra come i casi più gravi di tale infezione si registrino proprio tra i soggetti immigrati. È pertanto prioritario identificare le malattie che affliggono la popolazione immigrata e, ove possibile, prevenire le malattie infettive evitabili, attraverso la definizione e l'impiego di uno specifico calendario vaccinale da implementare in modo sistematico nelle diverse Regioni italiane».


Cosa fa l'Iss. L'Italian National Focal Point - Infectious diseases and migrant è una Rete di oltre 70 esperti di Istituzioni pubbliche, Organizzazioni non governative, associazioni di volontariato e referenti di comunità di stranieri presenti sul territorio nazionale, che si occupano da tempo del fenomeno migratorio e delle esigenze di salute ad esso collegate. Il Network, coordinato dal 1997 dall'Uo Rcf collocata all'interno del Dipartimento di Malattie infettive, parassitarie e immunomediate dell'Iss, ogni anno organizza una giornata di studio e di confronto tra esperti del settore su specifici argomenti inerenti la promozione e la tutela della salute della popolazione immigrata.

Una guida per gli operatori sanitari. La guida "L'accesso alle cure della persona straniera: indicazioni operative" (in corso di stampa, sarà disponibile anche on line sul sito dell'Iss), nasce dall'esigenza di fornire una risposta alle numerose richieste di informazioni pervenute al Servizio di consulenza in materia legale del Telefono verde Aids e Ist, collocato all'interno dell'Unità operativa ricerca psico-socio-comportamentale, comunicazione, formazione (Uo Rcf) del Dipartimento di Malattie infettive, parassitarie e immunomediate dell'Iss, da parte di operatori sanitari, mediatori linguistico-culturali e volontari impegnati nella tutela dei diritti delle persone migranti, ma anche di molti stranieri che si trovano in difficoltà nell'accedere ai Servizi sanitari nel nostro Paese. Scopo del documento è fornire elementi operativi concreti per quanti sono impegnati nel settore della tutela della salute della persona migrante.