Dal Governo

Sul "no" agli Ogm la ministra Lorenzin sostiene la collega De Girolamo: «Trovare le forme giuridiche per intervenire»

di Manuela Perrone

Sull'alt alle coltivazioni di Ogm in Italia c'è piena convergenza tra le ministre dell'Agricoltura, Nunzia De Girolamo, e della Salute, Beatrice Lorenzin. La prima ha annunciato un «decreto a tre firme» per bloccare in Italia l'uso di semi geneticamente modificati, come ha scelto di fare anche la Francia. La seconda ha garantito il suo «pieno sostegno politico», evidenziando che «dal punto di vista giuridico occorra trovare le forme per
poter intervenire». E il ministro dell'Ambiente, Andrea Orlando, precisa: «Già dallo scorso 14 maggio avevo scritto al ministro De Girolamo e al ministro Lorenzin per sollecitare un'iniziativa congiunta per affrontare il problema della semina del mais geneticamente modificato Mon 810».

In visita al policlinico universitario Campus Biomedico di Roma, Lorenzin ha precisato che «la questione degli Ogm è di competenza del ministero dell'Agricoltura ma come italiana ritengo che noi abbiamo avuto un percorso culturale contro l'Ogm, quindi a tutela della biodiversità che potrebbe essere compromessa dalla semina di terreno a Ogm». BBisognerà trovare una soluzione politica per dire chiaramente qual è la posizione dell'Italia», ha concluso la ministra.

Soluzione non facilissima, lascia intendere Orlando: «Siamo fortemente impegnati per la ricerca di una soluzione che impedisca queste semine.
Ovviamente, dobbiamo sempre tenere conto che ci muoviamo nell'ambito dell'attuale cornice normativa europea, una cornice che a mio parere andrebbe cambiata per affermare una maggiore autonomia degli Stati membri sulla questione Ogm».

La tensione è alta. Il caso dell'agricoltore del Friuli Venezia Giulia Giorgio Fidenato, che il 15 giugno ha seminato colture di mais Ogm nel pordenonese, ha rinfocolato polemiche mai sopite. In prima linea contro l'uso di Ogm c'è Coldiretti, che il 20 giugno scorso ha promosso con altre organizzazione una manifestazione in piazza Montecitorio: «La vicenda va definita, va avanti ormai da troppo tempo». All'Esecutivo uno schieramento trasversale che va dalle associazioni come Coldiretti e Cia alle forze politiche dal Pdl a Sel chiedono di esercitare la clausola di
salvaguardia, ossia quella norma contenuta in una direttiva europea del 2001 e già applicata da vari Paesi, che dà la possibilità a uno Stato di vietare sul proprio territorio la coltivazione di colture transgeniche nel caso si profilino rischi per la salute o per l'ambiente. La richiesta di attivare la clausola era stata già messa nero su bianco nell'ordine del giorno votato all'unanimità al Senato da tutti i gruppi parlamentari.

Nettamente contraria Confagricoltura: «I problemi sono altri, gli alimenti
con prodotti Ogm sono già sulle nostre tavole, da anni, ma gli agricoltori italiani non possono coltivarli. I maiscoltori attendono di sapere se potranno essere applicate le norme europee da noi impedite dalla caccia alle streghe e se potranno o meno utilizzare una nuova tecnologia diffusa in tutto il mondo». Confagricoltura ricorda che la Corte di Giustizia di
Lussemburgo si è pronunciata per la seconda volta, ribadendo che le varietà mais MON 810 non possono essere assoggettate a una procedura nazionale di autorizzazione.