Dal Governo

Corte dei conti: «La spesa sanitaria frena ma il servizio non è soddisfacente»

Stop ai tagli lineari della spesa pubblica che possono generare «guasti» nei servizi ai cittadini. I margini offerti dalle riduzioni lineari peraltro sono stati ormai erosi. A lanciare l'allarme è il presidente della Corte dei Conti, Luigi Giampaolino, nella relazione sul rendiconto generale dello Stato
per l'esercizio finanziario 2012, presentata questa mattina.

E il comparto della sanità «richiede un forte impegno di risorse», poiché «le criticità del sistema sono tali che esso non riesce a fornire un servizio
soddisfacente» ai cittadini ha sottolineato il procuratore generale Salvatore Nottola.

«Un approccio innovativo e non convenzionale nelle politiche di riequilibrio della finanza pubblica, ad iniziare proprio da un disegno organico di revisione della spesa pubblica, appare non più differibile, soprattutto in ragione dell'esaurimento dei margini offerti dal ricorso ai tagli lineari della spesa e dei possibili guasti dagli stessi generati in termini di qualità dei servizi offerti ai cittadini», ha detto Giampaolino.

L'analisi della Corte approfondisce anche la composizione e l'evoluzione della spesa, evidenziando che, nella prima decade degli anni duemila, l'incidenza sul Pil della spesa primaria delle Amministrazioni pubbliche in Italia mostra la crescita più contenuta rispetto agli altri principali Paesi europei, a eccezione della Germania; la sua composizione per funzioni, dal 1990 al 2010, privilegia la spesa per protezione sociale e servizi generali, mentre si riduce il peso della "altre attività" (affari economici, abitazione e assetto del territorio, attività ricreative, culturali e di culto) e, in minor misura, di sanità, istruzione e delle attività "essenziali" (difesa, ordine pubblico, sicurezza e protezione dell'ambiente).

E sulla spesa sanitaria, secondo Nottola, «permangono irrisolte infatti le problematiche relative alle liste d'attesa; al funzionamento dei pronti soccorso, spesso in difficoltà; alla sostenibilità di elevati livelli di compartecipazione di spesa (ticket); alle ancor pur numerose fattispecie di danni erariali; alla renitenza delle assicurazioni ad impegnarsi nel settore; all'incremento di stili di vita incongrui». Preoccupanti segnali, infine, di crescente criticità, si sono manifestati nel settore della sanità privata e si «accrescono le perplessità sulle prospettive future del sistemaai rapporti con gli enti privati, spesso sbilanciati a danno del pubblico».

Secondo Nottola «non si può fare a meno di sottolineare che nonostante l'ingente impegno finanziario (l'incidenza sul Pil si conferma al 7,3%) – in parte pubblico ma essenzialmente a carico dei cittadini – le criticità del sistema sanità sono tali che esso non riesce a fornire un servizio soddisfacente».

Secondo il presidene di sezione Rita Arrigoni «la legislatura che si apre vede una situazione economica e finanziaria del sistema sanitario migliore del passato. Anche il 2012 ha confermato i progressi già evidenziati negli ultimi esercizi nel contenimento e nel riassorbimento dei
disavanzi gestionali. La spesa ha segnato una riduzione dello 0,7 per cento rispetto all'anno precedente. Resta ferma al 15,5 per cento la sua incidenza sulla spesa complessiva al netto degli interessi mentre si riduce di un decimo di punto il peso in quota Pil (7,1%). Il settore si trova tuttavia di fronte a scelte impegnative. Forti sono infatti le tensioni che cominciano a manifestarsi sul fronte di una adeguata garanzia ai livelli di assistenza, mentre sono da chiarire le dimensioni di persistenti squilibri finanziari resi del resto evidenti dal recente provvedimento d'urgenza in tema di pagamenti dei debiti pregressi a favore dei fornitori di beni e servizi.
Un provvedimento che ha riguardato tutto il comparto delle amministrazioni pubbliche. Originato dall'esigenza di assicurare immediato sostegno al sistema delle imprese, ha assunto tuttavia un carattere di sanatoria rispetto a comportamenti amministrativi la cui devianza non trova riscontro in altri Paesi europei: negli ultimi anni, i tempi di pagamento hanno superato in Italia, mediamente, i 180 giorni, a fronte dei 65 giorni della media europea».

Per quato riguarda i risultati, nel comparto sanitario, si riducono il fabbisogno del Servizio sanitario nazionale; gli importi e le prestazioni dei contratti in essere; lo standard di posti letto, il tasso di ospedalizzazione e le prestazioni specialistiche e ospedaliere fornite da privati accreditati; si introduce, dal 2013, la quota premiale per le Regioni "virtuose" nella gestione dei bilanci sanitari; si aumentano gli sconti a carico di farmacisti e aziende farmaceutiche, con l'obbligo di modalità prescrittive dei farmaci equivalenti.

In sintesi, secondo i primi dati di consuntivo (da considerarsi ancora provvisori, sottolinea la Corte, in quanto tuttora oggetto di verifica), il
complesso delle risorse acquisite lo scorso anno è ammontato a 112,641 miliardi (un punto percentuale di meno rispetto al precedente), che a fronte del volume generale di spesa, si è attestatosi a 113,683 miliardi, con un disavanzo complessivo nazionale di settore pari a 1,043 miliardi, risultato fin qui il più basso degli ultimi anni, con un saldo negativo interamente a carico delle Regioni e delle province autonome.

L'83% del finanziamento è a carico della fiscalità, e derivada quote di Iva e accise (per 52,969 miliardi) e Irap e addizionali regionali sull'Irpef (39,902 miliardi); al restante 17% hanno contribuito gli ulteriori trasferimenti da pubblico e privato (10,367 miliardi), le integrazioni a carico dello Stato (4,004 miliardi), l'apporto dei ricavi e delle entrate proprie (3,077 miliardi) e altre voci minori.

Tra le voci della spesa (complessivamente aumentata di 0,8% sul 2011), si conferma il peso preponderante degli oneri per il personale (35,606 miliardi) e quello dell'acquisto dei beni e servizi (35,159 miliardi), che insieme assorbono oltre il 62% delle risorse disponibili. Seguono, in ordine decrescente, le spese per la farmaceutica convenzionata (9,011 miliardi), dato in sensibile diminuzione (-8,6% sul 2011); l'assistenza ospedaliera accreditata (8,659 miliardi); la medicina generale convenzionata (6,664 miliardi), quasi allo stesso livello dell'altra assistenza convenzionata ed accreditata (6,627 miliardi); la specialistica
convenzionata e accreditata (4,7 miliardi) e altre voci con minore incidenza (per circa il 3,3%).

Aumenta a 1.914 euro il costo medio nazionale degli assistiti (a livello regionale euro 1.903), con punte di circa il 20% in aumento per alcune realtà territoriali (Bolzano: 2.291 euro; Trento: 2.265 euro; Valle d'Aosta: 2.260 euro); meno costosi, invece, i residenti in Campania (1.713 euro), Calabria (1.731 euro) e Sicilia (1.743 euro).

Il maggior volume di spesa è sempre gestito da Lombardia, Lazio e Campania, quello minore da Valle d'Aosta e Molise.
Rispetto all'esercizio precedente, l'aumento percentuale più rilevante spetta all'Emilia Romagna (+3,6%) e la riduzione più significativa alle Marche (-3,1%). La maggior parte degli oneri per il personale si concentra in Lombardia, Emilia Romagna, Campania, Sicilia e Lazio.