Dal Governo

Farmaceutica: «Investire in Italia». Intervista al sottosegretario allo Sviluppo De vincenti

di Roberto Turno (da Il Sole-24 Ore)

«Vogliamo imprimere una svolta alla politica industriale farmaceutica. Stabilizzando le regole e la spesa rispetto al pil, reinvestendo i risparmi dei generici sull'innovazione. Vogliamo che le imprese considerino l'Italia un Paese dove investire». È con questi impegni che Claudio De Vincenti, sottosegretario allo Sviluppo economico, si appresta a fare il grande regista del «tavolo» sulla politica industriale e sulla regolazione del mercato nel settore farmaceutico.

Tavolo che, ci anticipa, si insedierà lunedì, con uno stuolo di attori: tutta la filiera del farmaco, sindacati, Regioni, Aifa, Agenas. E ben cinque ministeri coinvolti: con lo Sviluppo, anche Salute, Economia, Ricerca e Affari regionali. Segno che forse stavolta qualcosa si muove per il settore. «Per l'Italia è un settore chiave», precisa De Vincenti.

Dunque, De Vincenti, riparte il tavolo sui farmaci.
Al ministero dello Sviluppo parte per l'aspetto più squisitamente industriale e di regolazione del mercato, come pezzo di una più generale messa a punto che avrà in cabina di regia la Salute col ministro Lorenzin.

Con quali obiettivi?
Vogliamo imprimere una svolta alla politica farmaceutica. Uscire dal ripetuto ricorso ai tagli di questi anni, per quanto dettati da necessità di finanza pubblica. Oggi lo possiamo fare perché la politica di risanamento ci ha consentito di uscire dalla procedura di infrazione europea. Ora possiamo guardare avanti.

Non sarà una strada molto facile...
I tagli hanno in parte compromesso uno degli aspetti qualificanti della riforma del 2007 che prevedeva di premiare l'innovazione lasciando nel circuito della farmaceutica i risparmi realizzati grazie ai farmaci generici. Così non è stato. Dobbiamo riavvolgere il nastro e ripartire da lì.

Cosa proporrà il Governo?
Per prima cosa va stabilizzata la spesa in rapporto al pil, senza toccare i tetti e dedicando all'innovazione i risparmi dei generici. Poi serve la stabilità delle regole, quella che chiedono le imprese e gli investitori. Infine va sostenuta l'attività regolatoria dell'Aifa.

Come?
Rafforzandone l'autonomia tecnica e sostenendo regole omogenee a livello nazionale. Le Regioni dovranno adeguarsi a quelle regole, con tutto il rispetto per il federalismo.

Insomma, basta con troppi staterelli del farmaco.
Certo. Niente più 21 mercati del farmaco, ma un unico mercato nazionale. Quando un farmaco ha ricevuto dall'Aifa l'autorizzazione all'immissione in commercio, dev'essere subito disponibile in tutta Italia. A beneficio degli italiani e per un servizio sanitario unico e nazionale.

Le farmaceutiche vantano successi nell'export, nella ricerca, negli investimenti, nell'occupazione. Si propongono come parte del volano per lo sviluppo.
La svolta vuol essere il riconoscimento che questo è un settore chiave per lo sviluppo, l'innovazione, la competitività del Paese e per la capacità di attrarre investimenti. E lo è anche per un capitale umano di altissima qualità, come ci riconoscono, e ci invidiano, tutte le grandi multinazionali.

Il rischio di nuovi tagli è davvero scongiurato?
Non c'è nessuna ipotesi di questo genere. Quell'epoca è definitivamente finita.

E cosa chiede in cambio il Governo alle imprese?
Chiediamo che ci considerino un Paese dove investire. Chiediamo un impegno verso l'Italia, investimenti in R&S e in stabilimenti produttivi. Sia da parte delle multinazionali che da quelle italiane. I manager delle multinazionali possono dare questo messaggio alla case madri: l'Italia è un Paese in cui investire.