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Anziani e farmaci, allarme dell'Aifa: la metà degli over 65 assume dai 5 ai 9 medicinali al giorno. La sintesi dello studio

Un anziano over 65 su due in Italia assume dai 5 ai 9 farmaci al giorno. Quasi il 60% manifesta scarsa aderenza alle terapie prescritte per contrastare una serie di patologie croniche o comunque molto comuni, dalla depressione all'ipertensione, dal diabete all'osteoporosi. E' il quadro allarmante che emerge dall'indagine a tappeto sull'appropriatezza prescrittiva per il paziente anziano, realizzata dal Geriatrics Working Group dell'Agenzia Italiana del Farmaco e pubblicata oggi sul Journals of Gerontology Series A: Biomedical Sciences and Medical Sciences.

E i danni da poliprescrizione e mancata aderenza terapeutica non finiscono qui, ma si traducono in veri e propri rischi per la salute e per il quadro clinico già fragile dei pazienti anziani. Che in 36.000 - rivela ancora lo studio realizzato sui dati 2011 estratti dall'Osservatorio sull'impiego dei medicinali (Osmed) dell'Aifa - sono esposti a possibili rischi per assunzione di 2 o più farmaci aritmogenici, in 22.000 sono esposti a pericoli di sanguinamento per uso contemporaneo di 3 farmaci pro-emorragici e in 85.000 sono a rischio di insufficienza renale per uso contemporaneo di 3 farmaci dannosi per i reni.

Il metodo. «E' la prima volta - spiegano dall'Aifa nella sintesi - che viene condotto un simile studio sugli anziani italiani e questo studio è anche il primo che valuta la qualità della prescrizione nei soggetti anziani su un'intera popolazione». Gli indicatori di qualità sono stati sviluppati in tre diverse fasi: la prima è consistita in una capillare revisione bibliografica di tutta la letteratura scientifica disponibile su PubMed; la seconda in una valutazione e selezione degli indicatori in vista di una revisione sistematica; infine, si è passati alla selezione di un elenco di 13 indicatori (dai 74 iniziali), ciascuno descritto da una "scheda".

I risultati principali. La politerapia è risultata comune, con più di 1,3 milioni di individui (11,3%) che ricevono una prescrizione contemporanea di 10 farmaci o più. In particolare, il gruppo di età tra i 75 e gli 84 anni è stato esposto al più alto carico farmacologico, con il 55% dei soggetti trattati con 5-9 farmaci e il 14% con 10 o più farmaci. La prevalenza della politerapia è stata inferiore nei soggetti di età di 85 anni o più rispetto a quelli tra i 75-84 anni, dato che potrebbe far pensare a un approccio più attento al trattamento farmacologico nel soggetto più anziano.
La bassa adesione ai trattamenti cronici con antidepressivi, antipertensivi, ipoglicemizzanti o agenti anti-osteoporotici si è dimostrata altrettanto frequente e aumenta con l'avanzare dell'età, con la prevalenza più alta (dal 56,1% al 70,1%) nei soggetti di 85 anni o più.
E' stato inoltre osservato un sotto-trattamento con statine nel 53,4% dei soggetti diabetici (oltre il 70% nel gruppo di età compresa tra 85 anni o più), che si verifica in più di 900.000 anziani. Questa prevalenza è stata estremamente superiore a quella descritta in studi precedenti con campioni molto differenti arruolati in diversi settings. Tale differenza potrebbe essere dovuta al fatto che le precedenti analisi di campioni limitati e selezionati in studi osservazionali possono aver portato a stime eccessivamente ottimistiche di questi fenomeni, che possono ridimensionarsi a valori più comuni una volta valutati nella popolazione generale. La cascata prescrittiva, la potenziale interazione farmacologica e i farmaci da evitare hanno avuto tutti una prevalenza inferiore al 3%, tuttavia, in termini assoluti, hanno interessato dai 22.000 ai 196.000 individui. La prevalenza d'uso di farmaci anti-ipertensivi con profilo beneficio-rischio sfavorevole, compresi doxazosina, clonidina o metildopa in monoterapia o un qualsiasi utilizzo di calcio-antagonisti di breve durata d'azione (indicatore 11) è stata dell'1,6% nel totale della popolazione, ma è aumentata a 2,5% per gli individui in trattamento con gli anti-ipertensivi. Allo stesso modo, la prevalenza d'uso degli ipoglicemizzanti orali associati al rischio di ipoglicemia, tra clorpropamide e glibenclamide (indicatore 13), è stata solo dello 0,7%, ma passa al 5,1% prendendo in considerazione solo i pazienti trattati con ipoglicemizzanti.

Le conclusioni. Gli autori dello studio riconoscono che esso mostra più di un limite, a partire dalla constatazione che il database Osmed comprende solo le prescrizioni erogate dalle farmacie e, pertanto, quelle non ritirate non sono state registrate. Elemento che potrebbe portare a sovrastimare il sotto-trattamento. In secondo luogo, poiché gli indicatori sviluppati dalla banca dati Osmed includevano solo i farmaci rimborsati dal Ssn italiano, essi non hanno considerato importanti aree di prescrizione non ottimale. Malgrado questi e altri limiti, è la conclusione, «i risultati di questa ricerca possono essere una base per futuri studi finalizzati all'applicazione di politiche sanitarie ed educative per migliorare la qualità della prescrizione a livello internazionale».