Dal Governo

Nomine al Consiglio superiore di sanità «scandalose» secondo l'Anaao e con poca «alta specialità» dice il Pd

Le nomine per il neo-eletto Consiglio superiore di Sanità(VEDI) accende le polemiche.


«Uno scandalo», attacca Costantino Troise, segreatrio nazionale dell'Anaao. «Al di là di curricula scientifici, più o meno validi, colpisce il fatto che un organismo consultivo del ministero della Salute - continua Troise - sia composto in stragrande maggioranza da dipendenti del ministero dell'Università. Il ministero della Salute diventa così una succursale non solo del ministero dell'Economia, ma anche del Miur.
Non era quello che speravamo quando abbiamo auspicato la sopravvivenza di un ministro della Salute».

L'Anaao Assomed giudica «scandalosa» la composizione aldilà «di parenti, portaborse, portatori di conflitti di interesse, fedine penali non immacolate, che certo non mancano. Colpisce anche lo scarso numero di donne e giovani, e la rilevante presenza gerontocratica che mettono in contraddizione il ministro con il suo genere e la sua età. Lascia sconcertati - prosegue Troise - il fatto che i requisiti di "altissima professionalità", su cui il ministro sostiene di essersi basata per le nomine, siano ritenuti appannaggio esclusivo, quasi genetico dell'Università e di quella romana in particolare, e completamente estranei a quel personale del Ssn che pure il ministro dovrebbe difendere e valorizzare per compito istituzionale».

Troise conclude definendo le nomine «uno scandalo al sole, un colpo di mano da basso impero compiuto nel silenzio dei partiti e di quelle Regioni tanto gelose delle loro prerogative nelle nomine quanto indifferenti alla considerazione in cui sono tenute le risorse umane che tengono in piedi i loro servizi sanitari».

E già ieri la scelta dei nomi aveva scaldato l'animo di alcuni parlamentari.
Il ministro della Salute Beatrice Lorenzin «riferisca alla Camera sui criteri della nomina» del nuovo Css: Donata Lenzi, capogruppo Pd in commissione Affari sociali della Camera, ne contesta i criteri definendo inoltre "inaccettabile" il fatto che figurino "sole tre donne su quaranta componenti".
«La nomina del nuovo Css - sottolinea Lenzi in una nota - corrisponde ad una rappresentanza parziale delle straordinarie capacità del mondo scientifico e medico italiano. Senza entrare nel merito dei singoli nomi, ci sembrano poche tre donne su quaranta componenti del Consiglio. Come ha detto Letta a Cernobbio, le platee composte prevalentemente da soli uomini non rappresentano il Paese. Per questo chiediamo al ministro Lorenzin di riferire in commissione Affari sociali sui criteri a cui si è attenuta per la nomina».

Anna Margherita Miotto (Pd), ha invitato inoltre Lorenzin a «non ignorare le migliori esperienze regionali». Il ministro «non sa guardare fuori dal Grande Raccordo Anulare, ma in questa circostanza non prende il Leone d'oro. È stupefacente - commenta Miotto - che nella composizione del Consiglio Superiore di sanità abbia trascurato che sono state appena designate le cinque regioni scelte per l'individuazione dei costi standard, ove c'è una buona sanità, ossia Umbria, Emilia, Lombardia, Veneto, Marche, presenti nel nuovo Css con appena una decina di professionisti». Come farà, conclude, «a giustificare "altissima professionalità e competenze maturate nelle diverse discipline" se ignora le migliori esperienze che esistono nei sistemi sanitari regionali?».

«Ci lascia perplessi la scelta operata dal ministro Lorenzin, che lascia intravvedere, al di là della professionalità dei singoli membri, una visione parziale delle capacità dell'intero mondo sanitario del nostro paese», ha detto la senatrice Nerina Dirindin, capogruppo Pd in commissione Igiene e Sanità del Senato.
«Le nostre osservazioni - ha sottolineato la senatrice - riguardano la rappresentanza di genere (sole 3 donne su 40 nomine); la forte caratterizzazione universitaria dei suoi componenti (tre quarti dei componenti), con una significativa presenza di centri di secondo livello; la preponderanza della componente ospedaliera e la quasi inesistenza della medicina del territorio; la disattenzione alle professioni sanitarie».
«Dire che ci aspettavamo altro da un ministro giovane, donna e con una forte caratterizzazione politica é dire poco - ha continuato Dirindin - siamo convinti che sia giunto il tempo di scelte più coraggiose, che guardino al futuro e che riflettano quanto di meglio e più avanzato c'é nel nostro Paese, sia per quanto riguarda la ricerca scientifica che per quanto concerne l'organizzazione sanitaria nel territorio».
Quindi «sarebbe importante sapere, pur riconoscendo al ministro ampia autonomia di nomina, quali criteri abbiano ispirato la sua scelta, sicuri che un confronto più ampio, anche nelle sedi parlamentari, potrà giovare alle scelte future», ha concluso.