Dal Governo

Riforme costituzionali: premierato forte nella relazione finale della commissione dei saggi

Il ministro Gaetano Quagliariello, insieme con il coordinatore del comitato di redazione Luciano Violante, ha consegnato al presidente del Consiglio Enrico Letta il testo della relazione finale della commissione dei saggi per le riforme costituzionali, istituita dallo stesso Letta. Il premier ha ricevuto il documento «con particolare soddisfazione». (VEDI LA DOCUMENTAZIONE PRECEDENTE SU QUESTO SITO)

«Non su tutti gli aspetti c'é stata una condivisione, ma lo scopo della commissione non era trovare ma illustrare le varie soluzioni, l'organicità e le loro connessioni, nella consapevolezza che la scelta poltica poi la farà il Parlamento quando si riunirà il comitato dei 40, in totale sovranità», ha speigato Quagliariello, nella conferenza stampa di presentazione della relazione dei saggi sulle riforme a Palazzo Chigi.

Il Comitato si costitutirà metà dicembre e potrebbe varare il testo per la prima lettura delle quattro in Aula prima dell'estate 2014. Questa l'unica
previsione sui tempi delle riforme istituzionali da parte di Quagliariello.

Il ministro ha espresso «soddisfazione per aver portato il lavoro in porto» perché in un «momento come questo per salvaguardare i risultati della Carta del '47 le riforme sono assolutamente necessarie. Questo porta evidentemente a dover operare dei compromessi rispetto alle proprie visioni».

Quagliariello ha sottolineato che la relazione è stata chiusa un mese prima rispetto al termine previsto. «La commissione é stata istituita l'11 luglio - ha ricordato - il termine fissato era il 15 ottobre. Il testo é consegnato con un mese di anticipo. Nei due mesi di lavoro - ha spiegato il ministro - la commissione ha lavorato per 110 ore e i lavori si sono svolti in sede di riunioni tematiche e infine in una lunga plenaria, da domenica fino a stamattina, quando il testo é stato concluso».

La premessa è che «le riforme sono assolutamente necessarie e questo porta a dover operare dei compromessi rispetto alle proprie visioni» ma «lo scopo dela Commissione non era quello di trovare condivisione su ogni punto ma di illustrare varie soluzioni e le loro inevitabili connessioni, nella consapevolezza che la scelta politica deve essere fatta infine dal Parlamento quando si riunirà il comitato dei 40 e che il Parlamento dovrà agire in piena sovranità» insomma questi «sono strumenti conoscitivi per il Parlamento».

Delineando le linee guida della Relazione finale, il ministro ha evidenziato la «consapevolezza quasi unanime della necessità di uscire dal bicameralismo paritario e differenziare il ruolo» di Camera e Senato.

Quattro le possibilità proposte per arrivare a un nuovo sistema: collegio uninominale; collegio plurinominale di dimensioni ridotte nel quale venga eletto un numero ristretto di deputati; circoscrizione, «nel senso proprio della legge elettorale in vigore sino al 1994»; proporzionale con circoscrizioni ampie e voto di preferenza.

Tra i saggi poi c'è stata «consapevolezza comune, senza sfumature, sulla riduzione del numero dei parlamentari», ha aggiunto Quagliariello, spiegando che nella relazione dei saggi si propone un taglio dei deputati da 630 a 450 e dei senatori da 310 a un numero variabile tra 150 e 200, a seconda dell'estensione della popolazione delle Regioni.

Il tipo di Governo proposto è un Governo parlamentare del primo ministro, con «una coerente legge elettorale». In particolare il presidente della Repubblica nomina il premier sulla base dei risultati delle elezioni per la Camera, per le quali occorre indicare il candidato alla presidenza del Consiglio. Il primo ministro, ottenuta la fiducia, può proporre nomina e revoca dei ministri; può chiedere il voto a data fissa sui disegni di legge del Governo; può essere sostituito solo dopo l'approvazione di una mozione di sfiducia costruttiva. Al presidente del Consiglio è riconosciuto il potere di chiedere lo scioglimento della Camera, ma i componenti della
commissione divergono sulle conseguenze che può determinare questa richiesta: da un lato i fautori del modello tedesco, con possibilità appunto di sfiducia costruttiva; dall'altro i sostenitori del sistema spagnolo, per cui di fronte alla scelta del premier il ricorso a elezioni è inevitabile.

Con un sistema di premierato forte (il terzo modello di «governo parlamentare» previsto nella bozza dei saggi) si potrebbe applicare una legge elettorale che prevede un secondo turno di ballottaggio se nel primo nessuna lista ha raggiunto la soglia per far scattare il premio di maggioranza. Questo sistema sarebbe «simile» all'elezione dei sindaci, rendendo il premier come una sorta di sindaco d'italia, ha spiegato Luciano Violante. Questo sistema consentirebbe di avere «un premier forte, una maggioranza forte e di sapere il giorno dopo del voto chi é il presidente del consiglio e con quale maggioranza»,