Dal Governo

ANTEPRIMA/ Pronta la nuova bozza di statuto dell'Istituto superiore di sanità. Ecco il testo

di Manuela Perrone

Un presidente e un direttore generale "forti" che accentrano programmazione, gestione e anche valutazione. Selezioni pubbliche «con procedura comparativa» per scegliere i responsabili dei Dipartimenti e dei Centri nazionali nominati dal presidente. Un codice etico e un regolamento ad hoc sul conflitto d'interessi per promuovere la trasparenza. Un altro regolamento per disciplinare la costituzione di consorzi, fondazioni e società con altri soggetti, pubblici o privati.

Sono le novità contenute nell'ultima bozza di statuto predisposta dai vertici dell'Istituto superiore di sanità, alleggerita e snellita rispetto alla prima messa a punto lo scorso luglio . l'Istituto superiore di sanità - si legge - è «ente di diritto pubblico con autonomia scientifica, organizzativa, amministrativa e contabile», sottoposto alla vigilanza del ministro della Salute e dedicato alla tutela della salute pubblica attraverso «le funzioni di ricerca, controllo, consulenza, regolazione e formazione». È articolato in cinque livelli funzionali: la presidenza, la direzione generale, l'area operativa tecnico-scientifica, l'area operativa amministrativa e i servizi tecnico-scientifici. Tra i suoi compiti la genesi di conoscenza, la produzione di evidenze, la ricerca scientifica (ma non è più citata quella traslazionale), la sorveglianza e la collaborazione con agenzie nazionali ed europee.

Il documento sarà illustrato a tamburo battente la prossima settimana: lunedì al Comitato scientifico integrato dai direttori delle strutture, martedì ai sindacati e mercoledì all'assemblea del personale, come era stato richiesto dai lavoratori. Una tabella di marcia serrata nel tentativo di approvarlo al più presto. Il ritardo è in effetti fortissimo: secondo il Dlgs 106/2012 di riordino degli enti vigilati dal ministero della Salute, entrato in vigore il 7 agosto 2012, lo statuto dell'Iss avrebbe dovuto essere varato entro sei mesi, cioè entro lo scorso febbraio. La fine del Governo Monti e il passaggio di consegne tra Renato Balduzzi e Beatrice Lorenzin alla Salute hanno rallentato l'iter.

Ora si cerca di recuperare. La procedura imposta dal Dlgs prevede che lo statuto debba essere deliberato a maggioranza assoluta dal Consiglio d'amministrazione, previo parere del Comitato scientifico e sentite le organizzazioni sindacali, per poi essere approvato con decreto del ministro della Salute, di concerto con il titolare dell'Economia.

Nonostante siano state recepite alcune richieste dei lavoratori (una seconda bozza era stata consegnata il 5 settembre), per i sindacati i punti critici restano molti. «Non è citata la natura di ente di ricerca - spiega Marco De Angelis, coordinatore della Flc Cgil - e infatti l'articolazione proposta e la programmazione hanno una modalità di funzionamento gerarchico che evocano più la descrizione funzionale di un'Agenzia che quella di un ente di ricerca».

Nel mirino dei lavoratori ci sono soprattutto lo "strapotere" riconosciuto al direttore generale, chiamato a vigilare sul raggiungimento degli obiettivi gestionali prefissati dal piano triennale di attività predisposto dal presidente, «a fornire supporto strategico all'area tecnico-scientifica» (un compito, sottolinea la Flc Cgil, che spetta ai Servizi tecnici) e persino a «gestire le attività di informazione e comunicazione istituzionale dell'ente» (per il sindacato un compito istituzionale tipico del presidente). Un travaso di competenze dalla presidenza alla direzione generale che, per il sindacato, viola il Dlgs 165/2001 nella parte sui limiti alla dirigenza amministrativa negli enti pubblici di ricerca e lo stesso Dlgs 106 che impone la separazione tra le strutture tecnico-scientifiche e quelle amministrative.

Insomma, per la Cgil lo statuto non tutela «l'autonomia della ricerca»: Dipartimenti e Centri non sono più individuati come «centri di responsabilità e di costo» anche se viene loro riconosciuta «autonomia scientifica e gestionale» e sembrano diventare, dice De Angelis, «meri esecutori del piano triennale». Allo stesso Comitato scientifico, presentato come organo di indirizzo e coordinamento dell'attività dell'Istituto, di fatto è assegnato dal documento il solo compito di esprimere cinque pareri: sul piano triennale, sulle convenzioni e i progetti di ricerca, sull'attività delle strutture tecnico-scientifiche, sul regolamento che dovrà disciplinare Dipartimenti e Centri nazionali e su ogni altro argomento che il presidente vorrà sottoporgli.

La nuova bozza di statuto sembra infine nebulosa sul tema della valutazione. Istituisce sì l'Organismo indipendente di valutazione delle prestazioni ex articolo 14 del Dlgs 150/2009 ma non ne disciplina le modalità di funzionamento come invece imporrebbe la legge di riordino. La vera valutazione - del raggiungimento degli obiettivi - parrebbe affidata proprio al direttore generale.