Dal Governo

Legge di stabilità: sanità senza tagli, risparmi col Patto

di Roberto Turno (da Il Sole-24 Ore)

Tagli a chilometri zero alla sanità pubblica per tre anni, dal 2014 al 2016. Ovvero, zero tagli, per la prima volta dopo 10 anni. Almeno per il momento. Aspettando entro fine anno il «Patto per la salute» tra Governo e Regioni, che dovrà portare con sé quasi una riforma quater del servizio sanitario pubblico: costi standard, revisione della rete ospedaliera e la messa fuorigioco degli ospedaletti, cure h24 risparmiose e più vicine ai cittadini sul territorio, nuovi livelli di assistenza, farmaci, gare centralizzate per l'acquisto di beni e servizi, edilizia sanitaria, revisione dei piani di rientro nelle Regioni canaglia, gestione del personale, rapporti tra Ssn e Università. Di tutto, di più. E con tutte queste promesse ora da mantenere, anche la previsione di risparmi – si auspica notevoli – oltreché un'iniezione di efficienza e razionalizzazione al sistema sanitario.

La legge di stabilità 2014 regala sul filo di lana a metà ottobre la classica sorpresa da uovo pasquale per la sanità pubblica. Frutto di un lavoro di sponda ben orchestrato e di un'intesa di fondo tra il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, e i governatori. Dopo un'altra notte di passione a via XX Settembre e tutta la giornata di ieri, fino all'approdo della manovra in Consiglio dei ministri, per cercare di cambiare, limare, correggere il testo. Che poi a sorpresa è stato asciugato del tutto.

Quei 2,6 miliardi di tagli in tre anni – 500 mln per il 2014 – previsti dall'ultima bozza del Ddl di stabilità ancora lunedì sera, sono scomparsi d'incanto. Svaniti, azzerati. A partire dai 500 milioni che industrie farmaceutiche e case di cura e laboratori privati convenzionati avrebbero dovuto pagare ogni anno con una nuova stangata. Resta da vedere se comunque ci saranno risparmi (a partire dal blocco e dalla sterilizzazione dell'indennità contrattuale) sul versante del personale dipendente, ma anche di quello convenzionato, voce dalla quale nel testo di lunedì si prevedevano risparmi per 500 mln l'anno nel 2015-2016.

Ma gli altri tagli di sicuro vanno, per il momento, in naftalina. Anche sull'aumento dei ticket – altri 2 miliardi che altrimenti sarebbero scattati dal 1 gennaio prossimo – il Governo ha mantenuto la promessa: non ci sarà alcun salasso per gli italiani, che in più casi avrebbero risparmiato pagando di tasca propria le prestazioni piuttosto che versare la gabella del ticket. Mentre restano sul campo 280 mln per il 2014 da destinare alla non autosufficienza e ai malati di Sla: briciole, ma sempre qualcosa. Sullo sfondo, ma interamente da confermare, la richiesta di Lorenzin di aprire un canale di finanziamento da 2 mld per investimenti nell'edilizia sanitaria.

L'intesa e la sincronia tra Lorenzin («basta tagli lineari, si toccherebbe la carne viva della gente») e i governatori («sarebbe il default del Ssn», ha ribadito Vasco Errani) è stata perfetta. Ed è andata a buon punto poco prima che, dopo le sei del pomeriggio, iniziasse il Consiglio dei ministri. Non senza, ovviamente, il viatico di Letta e di Saccomanni, sui quali non a caso fino all'altro ieri sono piovute le dure contestazioni di tutti i partner di Governo. Soprattutto di Epifani e di Alfano.

Ora dunque toccherà al «Patto» produrre risparmi, secondo un impegno (non esattamente una clausola di salvaguardia) preso dal ministro della Salute e in qualche modo confermato dalle Regioni. Con un timing che dovrebbe vedere la firma dell'accordo entro fine anno, per poi fare un primo punto dei risultati dopo sei mesi e quindi un calcolo delle economie raggiunte entro la fine dell'anno prossimo. Una scommessa tutta da vincere.

Non è tempo di promesse: ora salviamo il soldato Ssn

(Roberto Turno)

«Abbiamo messo in sicurezza la salute degli italiani per i prossimi anni. Ora abbiamo le basi per fare buona sanita». È stato un tweet liberatorio quello lanciato da Beatrice Lorenzin subito dopo l'ok del Governo ai "zero tagli" in sanità. Una liberazione e una promessa ora da mantenere. Per la ministra e il Governo. E per i governatori, l'altra parte del tavolo del «Patto» che ieri non sedevano a palazzo Chigi. E che ora tutti devono sentirsi impegnati in prima persona – quasi fosse una clausola di salvaguardia implicita – a onorare quella promessa.
Perché il «Patto» è finito in un cassetto da due anni, tra rotture periodiche e improbabili ricuciture. Tra fughe in avanti dei Governi di circostanza e muri di gomma non sempre giustificabili della controparte. Ma ora si deve fare sul serio. Dagli ospedali alle cure h24, dai Lea all'assistenza farmaceutica, dalle gare per beni e servizi alla gestione del personale. Tutti dovranno mettersi in gioco. E la partita dei costi standard dovrà essere giocata a tutto campo. Sarà la cartina di tornasole dell'intera operazione. Certo, badando che le Regioni più indietro non precipitano nel baratro. Ma senza sconti o finte demagogie. Perché anche questo è parlare con realismo di sostenibilità del Ssn e dell'ultima goccia possibile di quell'universalismo delle cure ormai sbiadito e strapazzato. Questo non possiamo permettercelo. Le semplici promesse di efficienza, non bastano più. Servono risultati. Presto, anzi subito. Altrimenti ci troveremo a dire che l'operazione è andata bene, ma il paziente è morto.