Dal Governo

Italia in ritardo sulle cure transfrontaliere: tutto rinviato al 4 dicembre

di Barbara Gobbi e Rosanna Magnano

La direttiva sull'assistenza sanitaria transfrontaliera, che consente ai cittadini Ue di andare a curarsi oltre confine, andrebbe recepita entro giovedì 24 ottobre. Ma con ogni probabilità l'Italia non riuscirà a rispettare la deadline e sarà esposta al rischio di messa in mora. «Nel frattempo - ha spiegato oggi Paola Testori Coggi, Dg Salute e consumatori della Commissione europea - da venerdì il paziente potrà comunque esercitare il suo diritto». «Il provvedimento è quasi pronto - fanno sapere intanto dal ministero - e potrebbe arrivare in Consiglio dei ministri già entro una decina di giorni. In ogni caso, ben prima della scadenza del 4 dicembre». La data ultima, cioè, che il nostro Paese si è dato per l'approvazione del Dlgs attuativo del testo comunitario.

Di un'ulteriore riflessione si sente decisamente il bisogno: ad ammettere che sono in corso approfondimenti a livello europeo per «affrontare alcuni elementi ancora non chiari», è stata la stessa ministra della Salute Beatrice Lorenzin, a margine dell'audizione in commissione Igiene e Sanità del Senato .

Ma un periodo di tempo è necessario anche alle Regioni per concertare a livello politico le modalità applicative del testo, che ha concluso il passaggio tecnico di confronto tra Regioni e ministero e in commissione Salute. Proprio le Regioni ora vogliono "vederci chiaro" sulle modalità applicative: «Chiediamo al governo - aveva sollecitato la scorsa settimana il presidente Vasco Errani - di costruire insieme il decreto sulla mobilità sanitaria transfrontaliera». Autorizzazione alle cure, definizione delle tariffe delle prestazioni da erogare ai pazienti, modalità di rimoborso e ruolo di Regioni e Province autonome: questi i temi da analizzare in profondità in vista del varo. «La partita in gioco è notevole - spiega l'assessore emiliano romagnolo alla Salute Carlo Lusenti - perché chiama in causa un'armonizzazione dei sistemi sanitari europei e perché entra nel vivo dell'esigibilità del diritto alla salute da parte dei cittadini europei. Mentre le Regioni, da parte loro, sono titolari dell'erogazione dei servizi e dei saldi della mobilità internazionale degli utenti».
L'escamotage del rinvio di fatto al 4 dicembre fa dunque buon gioco alle Regioni, malgrado l'intenzione annunciata dal ministero di "fare presto".

Il rinvio, lo ricordiamo, è stato consentito dalla legge di delegazione europea 96/2013, entrata in vigore il 5 settembre scorso e che di fatto inseriva la direttiva sulle cure all'estero 2001/24/Ue tra le norme per cui, ai sensi dell'art. 31 comma 1 della legge 234/2012, è possibile adottare i decreti legislativi di recepimento entro il termine di 2 mesi prima di quello indicato dalla direttiva o nei 90 giorni successivi. Il 4 dicembre nel caso delle cure all'estero, appunto.

Gli argomenti affrontati nella direttiva e su cui va fatta chiarezza (LEGGI ANCHE I SERVIZI CORRELATI PUBBLICATI SU IL SOLE 24-ORE SANITA') sono molteplici. A ricordarli nel dettaglio è ancora Lusenti. «Dovremo affrontare alcuni nodi cruciali - spiega l'assessore -. A partire dall'autorizzazione preventiva al cittadino a curarsi all'estero, su cui per il momento l'orientamento dei tecnici è contrario perché limita la libertà di movimento - fino alla previsione di norme cedevoli che lascino alle Regioni la possibilità di derogare, in situazioni specifiche, alla normativa generale. Sul rimborso, infine, siamo orientati a modulare la scelta tra modalità diretta o indiretta, sulla base della casistica che si presenta. Chi necessita di un intervento di alta specializzazione che non possa effettuare nella propria Regione o di terapie per malattie rare, ad esempio, avrà tutto il diritto a un saldo preventivo della prestazione».