Dal Governo

Lorenzin: «Patto entro Natale. Serve una classe dirigente capace di assumersi le proprie responsabilità»

«Dobbiamo fare tutti un salto in avanti e fare, a Natale, un grande regalo agli italiani, un sistema di welfare in grado di reggere agli urti dei prossimi
anni». E' una Beatrice Lorenzin a tutto campo quella intervenuta oggi a Roma al 68mo congresso nazionale della Fimmg , la Federazione dei medici di medicina genarale.

Insieme alla promessa di condivisione rivolta al segretario nazionale Giacomo Milillo - «questo Patto non è possibile senza averlo condivisio con chi lavora sul territorio, cioè voi» - la ministra della Salute punta tutto sulle imminentissime scadenze che attendono il nostro Ssn. «E' una fase cruciale dei nostri sistemi di welfare - spiega - Abbiamo una scelta: possiamo mantenere l'eccellenza del nostro sistema di welfare e la sua filosofia essenziale, ossia garantire cure primarie e secondarie a tutti, ma dobbiamo capire come mantenere questo livello negli anni. E' una sfida che non possiamo rimandare, dobbiamo immaginare oggi cosa accadrà tra 20 anni». Ma perché ciò sia possibile, richiama tutti all'ordine Lorenzin, serve una forte assunzione di responsabilità. «No a una politica che viva giorno per giorno pensando ai risultati solo della prossima campagna elettorale. Se non si fa questo Patto, se non lo si fa bene, se non si applicano i costi standard sarà difficile per chiunque presentarsi a un dibattito pubblico». Dunque «per la Sanità italiana serve coraggio, occorre prendere di petto i problemi. E' decadente un gruppo dirigente che non si assume le responsabilità del suo tempo».

Quanto al sistema regionale, Lorenzin si è detta «più ottimista di qualche tempo fa per la sua capacità reattiva, fosse solo perché non c'è scelta. Perché dopo 13 anni dalla riforma del Titolo V i cittadini italiani sanno di chi sono le responsabilità. Credo che nessun amministratore possa assumersi la responsabilità di un sistema che crolla su se stesso».

Tra le sfide del futuro, in primo piano sono territorio e personale. Ma anche il potenziamento del socio-sanitario, percorso rispetto al quale «siamo molto indietro», ha ricordato il ministro. Infine, l'annuncio del restyling in vista per i piccoli ospedali, con meno di 120 posti letto. E «quelle che non riescono ad accorparsi devono necessariamente ripensare la propria missione».