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Tattoo, dati Iss: boom tra i giovani, si inizia a 12 anni

Passione tattoo a tutta crescita, in Italia, anche tra i giovanissimi. Ma crescono anche i rischi per la salute e in particolare le allergie. I dati aggiornati sul fenomeno siono stati diffusi dal centro nazionale Ondico (Organismo notificato dispositivi e cosmetici) dell'Istituto superiore di sanità durante il secondo Convegno nazionale «Tatuaggi e trucco permanente», in corso a Roma.

Secondo i dati illustrati nel corso del convegno, gli italiani che si sono concessi almeno una decorazione permanente dell'epidermide sono circa un milione e mezzo: i ragazzi tra i 12 e i 18 anni rappresentano il 7,5% del totale. I coincidenza con quella che pare essere una passione irrefrenabile risulta in crescita esponenziale anche il relativo mercato: il numero delle imprese che propongono tatuaggi e piercing è passato dalle 257 del 2009 alle 1537 del 2013.

Non esattamente censite, invece, le ricadute del giro d'affari dei tattoo sulla salute: i rischi di reazioni allergiche sottolineano gli esperti sono comunque sottovalutati. «A creare più problemi di allergia è soprattutto il colore rosso, ma non appiamo perché» - spiega Alberto Renzoni, responsabile Ondico per gli interventi sul corpo. «Bisogna comunque informare maggiormente dei pericoli chi si sottopone a queste pratiche: si sa pocp del destino dei pigmenti nell'organismo e non c'è abbastanza informazione soprattutto sulla sicurezza dei colori».

Proprio questa scarsa conoscenza ha indotto la Francia a bandire nove inchiostri su dieci a partire da gennaio, mentre L'Europa punta a modificare la direttiva sul tema inserendo colori e tatuaggi tra i dispositivi medici. Secondo gli studi Ondico, la nuova regolamentazione dovrà tenere conto, tra l'altro, di inchiostri per tatuaggio, prodotti chimici per la rimozione dei tatuaggi, aghi per tatuaggio (prodotti a rischio microbiologico e chimico). Inoltre si dovranno regolamentare ifornitori del servizio per quanto riguarda rischi di igiene e requisiti di qualificazione: servono corsi uniformi, per numero di ore di formazione degli operatori e contenuti, a livello europeo.