Dal governo

Guerra: «Passaggio delicato ma necessario per garantire maggiore equità»

di Barbara Gobbi

l passaggio dal vecchio al nuovo Isee, per quanto il percorso sia stato condiviso e partecipato, non sarà indolore. «Per questo - spiega la viceministra al Lavoro e Politiche sociali Maria Cecilia Guerra che della riforma è stata la fautrice - stiamo lavorando non solo alla nuova Dsu ma anche a una campagna di comunicazione e informazione ai cittadini e agli enti locali sui possibili effetti, ai fini del calcolo, dell'entrata in vigore del Dpcm».
Secondo le Regioni la partenza del nuovo Isee sarà lenta e si andrà del tutto a regime, di fatto, non prima del 2015...
Questa possibilità non esiste: l'Isee andrà a regime attorno al 15 giugno prossimo, nel momento in cui diventerà pienamente operativo, con l'attuazione delle scadenze previste. La nuova Dsu sostituirà senza possibilità di deroghe la precedente e da allora in poi - fatto salvo l'adattamento in progress da parte dei Comuni - così come avviene ogni qualvolta si adotta una nuova misura - le prestazioni saranno calcolate secondo l'Indicatore appena pubblicato. Resta fermo che i servizi calcolati con l'Isee precedente resteranno in vigore fino alla scadenza naturale dei tempi della prestazione.
I tempi di operatività della banca dati delle prestazioni agevolate quali saranno?
La piena operatività della banca dati coinciderà con quella dell'Isee. Si tratta di uno strumento che affianca l'Indicatore e ne completa le funzioni: con la banca dati sapremo esattamente a quali prestazioni la persona ha avuto accesso, cosa che oggi è impossibile perché, nel caso si evidenzi una sottodichiarazione del reddito, non riusciamo a risalire alle prestazioni cui riferisce. Ma la "banca" ha una valenza importante anche a fini programmatori degli interventi, a partire dalla ricostruzione della posizione dei singoli beneficiari. Per questo sarà accessibile agli enti erogatori, che avranno a disposizione i dati in chiaro sui beneficiari per le prestazioni di loro competenza, mentre Regioni e ministero disporranno di dati criptati, utili a pianificare i servizi.
Resta l'anomalia denunciata da "Lef" secondo cui con l'Isee versione 1998 chi "evade" ottiene vantaggi fino al 70%... Distorsione che il nuovo Indicatore riuscirà ad arginare?
Assolutamente no: con il nuovo Isee non possiamo rimediare alla enorme piaga sociale dell'evasione fiscale, perché l'indicatore non può inventarsi il reddito "giusto" non dichiarato. Quello che scongiuriamo con la nuova versione - e non è cosa da poco - è che una persona dichiari nella Dsu un reddito inferiore a quello che ha reso noto al fisco. Cosa che avviene nel 25% dei casi. L'Isee non è lo strumento per evitare l'evasione, ma con il nuovo Indicatore posso stanare l'evasione specifica dell'Isee e perseguire maggiore equità. Penso a chi non dichiara il patrimonio mobiliare o alle coppie, a esempio, che per accedere a un asilo nido dichiarano residenze diverse fingendo che uno dei due sia genitore single.
Poi c'è il caso segnalato dalle federazioni dei disabili, che lamentano l'obbligo di includere nei redditi anche le provvidenze assistenziali...
Su questo fronte il Dpcm non poteva che recepire una legge dello Stato. Io inviterei a guardare al dato reale, che alla fine dei conti presenta un indicatore più equo: il nuovo Isee tiene conto della condizione economica e favorisce, tra i disabili, i più gravi e i più poveri. Per gli anziani che devono accedere alle Rsa, con parametri differenti, abbiamo avuto le stesse attenzioni, calcolando una sorta di "assegno figurativo" che il figlio non convivente sarebbe in grado di erogare.
A quando un piano per la non autosufficienza?
Il progetto c'è, ma in questi mesi abbiamo faticato a far dialogare le componenti sociale e sanitaria: per questo pensavamo di mettere mano al tema a partire dal welfare. Sempre che ci sia tempo...