Dal governo

Il nuovo Isee scalda i motori: tutte le tappe in vista dell'attuazione del riccometro entro metà giugno

di Barbara Gobbi

Alleggeriti gli oneri a carico del cittadino nella compilazione della dichiarazione per l'accesso alle prestazioni; fissati (finalmente) paletti omogenei sul piano nazionale grazie alla "benedizione" della Corte costituzionale che ha confermato la natura di livello essenziale delle prestazioni dell'Indicatore; riveduti e corretti gli ingredienti per il calcolo, con una maggiore attenzione al patrimonio immobiliare e soprattutto mobiliare e un sistema di pesi e contrappesi che rimodula il valore alla luce delle condizioni dei potenziali beneficiari e dei loro nuclei familiari, il nuovo Isee scalda i motori.

Dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale l'8 febbraio, il Dpcm 159 approvato dal Consiglio dei ministri il 3 dicembre 2013 sarà effettivamente operativo intorno alla metà di giugno. Giorno più, giorno meno: la data esatta dipenderà dai tempi effettivi dell'iter di attuazione. Primo passaggio, entro 90 giorni dall'entrata in vigore del decreto, è la messa a punto del nuovo modello di Dichiarazione sostitutiva unica (Dsu), a cui stanno lavorando Inps e ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, con la collaborazione dell'Agenzia delle entrate, scesa in campo dal momento che il nuovo Indicatore "solleva" il cittadino dall'onere di esibire dati e informazioni tutte le volte che questi siano già nella disponibilità delle banche dati della pubblica amministrazione.

Ricevuta la nuova Dsu sulle scrivanie, gli "enti erogatori" delle prestazioni – con i Comuni in pole – avranno un mese per aggiornare i regolamenti sulle soglie d'accesso alle prestazioni. Anziani e disabili, insieme alle altre categorie interessate dalla revisione dell'Indicatore che aggiorna la versione 1998, vedranno infatti rimodulato il calcolo ai fini Isee. Un'impresa non facile, per gli oltre 8mila Comuni italiani, caratterizzati fino a oggi da un'estrema variabilità nella definizione di soglie e tariffe.
«Essendo cambiati i criteri di calcolo dell'Isee anche rispetto alla composizione del nucleo familiare e al maggior peso assegnato al patrimonio mobiliare, la stessa famiglia a parità di condizioni vedrà modificare l'Indicatore. L'obiettivo dei Comuni è evitare che le nuove soglie - che ciascun ente nella propria autonomia e sulla base delle condizioni del suo tessuto socio-economico dovrà fissare - lascino fuori beneficiari che a giusto titolo, fino a oggi, hanno avuto accesso ai servizi. Per questo ci stiamo attrezzando, con una serie di simulazioni e di proiezioni che considerano situazioni-tipo», spiega Lamberto Baccini, responsabile dipartimento Servizi sociali dell'Anci.

La revisione comporterà particolare attenzione: se la nuova soglia sarà troppo "bassa", il Comune dovrà erogare più prestazioni sociali agevolate rispetto a prima; se viceversa sarà troppo "alta", c'è il rischio di lasciar fuori famiglie che sono effettivamente in difficoltà. L'intento di Anci, in ogni caso, è «mantenere la stessa platea di beneficiari e se possibile ampliarla», spiega Achille Variati, sindaco di Vicenza e delegato nazionale per le Politiche di Welfare dell'Anci. «Obiettivo non facile – ammette però Variati, ricordando come i Comuni destinino alla spesa sociale ben 7 miliardi l'anno –. Uno sforzo notevole in tempi in cui sia il Fondo per la non autosufficienza che quello per le Politiche sociali si vedono assegnare nel complesso appena 750 milioni. Tanto più, in queste condizioni, gli enti locali sono chiamati a tarare con estrema attenzione le nuove soglie e a promuovere politiche scevre da logiche assistenzialistiche che, al di là del bisogno oggettivo di minori, disabili e non autosufficienti, valorizzino l'autonomia e la dignità del cittadino. Il nuovo Isee ci dà una mano, favorendo con le nuove regole l'inclusione sociale», conclude Variati.