Dal governo

«Parola al Parlamento per sanare le disparità»

di Pietro Barbieri (presidente Fish - Federazione italiana per il superamento dell'handicap)

Con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto che regolamenta il nuovo Isee, sembra concluso un percorso normativo iniziato nel 2011 con la Manovra Salva Italia voluta dal Governo Monti e votata da una maggioranza schiacciante in Parlamento.
Ma è solo una conclusione apparente: mancano ancora importanti passaggi attuativi, mancano i modelli di dichiarazione, mancano soprattutto gli atti applicativi di migliaia di Comuni ed enti erogatori di prestazioni sociali agevolate. Ma, soprattutto, si è diffusa nel frattempo una certa consapevolezza politica dei coni d'ombra dello strumento e delle sue stesse premesse normative.
Nel 2011 nel pieno dell'emergenza che portò all'insediamento del Governo tecnico e all'approvazione di misure eccezionali di contenimento della spesa, tale consapevolezza evidentemente non c'era. Il Parlamento, approvando il "Salva Italia", non ebbe alcun tentennamento nell'accettare la nuova impostazione dell'Isee. Essa prevedeva un successivo regolamento e tale strumento (che vede la luce formalmente solo oggi) avrebbe dovuto considerare alla stregua dei redditi da lavoro o da pensione anche le provvidenze assistenziali, non considerate dal precedente Isee e peraltro anche escluse da imposizione Irpef. Indennità di accompagnamento e pensioni per gli invalidi, pensioni sociali, contributi per il mantenimento dei minori erogati dai comuni ai genitori affidatari, aiuti economici di qualsiasi natura per l'indigenza o per la disabilità vanno ora conteggiati nell'Isee.
Una logica per molti versi paradossale: da un lato si riconoscono aiuti assistenziali, dall'altra si considerano redditi questi supporti economici ai fini dell'erogazione di servizi e prestazioni. In sintesi estrema: con una mano si concede, con l'altra si toglie. Questo paradosso è risultato del tutto evidente allo stesso ministero del Lavoro incaricato della stesura del nuovo regolamento, tant'è che nel tentativo di compensare gli effetti nel nuovo computo imposto dalla norma sono state inserite alcune franchigie e alcune detrazioni per spese sanitarie e assistenziali. Inoltre sono state previste "composizioni" del nucleo differenziate a seconda del tipo di agevolazione richiesta. La numerosità delle variabili genera uno strumento di estrema complessità gestionale e amministrativa (non vorremmo essere nei panni di chi dovrà sviluppare il software e di chi dovrà usarlo) e nelle maglie dei bizantinismi regolamentari sono prevedibili da un lato elusioni, dall'altro compressione di diritti e prestazioni.
E veniamo ai coni d'ombra o meglio alle situazioni di ingiustificato svantaggio. La prima considerazione, ovvia a chiunque, risiede nei controlli: come può uno strumento che si basa su dichiarazioni reddituali e patrimoniali essere davvero efficace in un Paese in cui l'evasione stimata è di 180 miliardi l'anno? Riuscirà l'amministrazione finanziaria a scoprire gli abusi visto che non riesce a essere efficace di fronte alla vergogna dell'evasione fiscale? A essere colpiti saranno solo i titolari di redditi individuabili facilmente (lavoratori dipendenti e pensionati).
La seconda riflessione riguarda proprio le persone con disabilità: il sistema di franchigie architettato per favorirle non è sufficiente a compensare le situazioni di maggiore gravità. Una persona con pluriminorazioni (esempio un sordocieco) dispone di indennità non coperte dalle franchigie: una situazione evidenziata al ministero, sollevata dalla Commissione parlamentare, ma ignorata ancora nella stesura finale.
Alcuni cittadini risultano più svantaggiati di altri. Esso, infatti, opera con veemenza per forzare la partecipazione alla spesa dei figli degli anziani (autosufficienti e non) in caso di ricovero in istituto, Rsa ecc. Sono disposizioni particolarmente severe e colpiscono in particolare le persone anziane non autosufficienti e i loro familiari diretti. Rischiano di spingere inoltre verso l'alienazione immobiliare per poter contare su fonti di copertura delle spese di ricovero.
La Federazione italiana per il superamento dell'Handicap ha partecipato alla prima parte di stesura del regolamento confrontandosi con il ministero e sollevando tutte le obiezioni possibili, oltre che proponendo correzioni e modifiche del regolamento stesso. Alcune di queste sono state accolte, altre sono rimaste lettera morta. Nella seconda fase di elaborazione il confronto si è interrotto. E d'altra parte va detto che l'unico interlocutore possibile non è tanto il ministero, quanto il Parlamento, unico in grado di sanare il "vizio" originario contenuto nel "Salva-Italia".
Ora rimangono due spazi di confronto: l'osservatorio che dovrà monitorare l'applicazione del decreto e il Parlamento. Nel frattempo attendiamo una caotica fase di applicazione operativa del nuovo regolamento.