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Sperimentazioni animali: ecco il Dlgs finale in Gazzetta. Scienziati pronti al ricorso alla Corte Ue

E' pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 61 del 14 marzo 2014 il Dlgs 4 marzo 2014, n. 26 «Attuazione della direttiva 2010/63/UE sulla protezione degli animali utilizzati a fini scientifici».

Il Decreto legislativo, approvato dal Consiglio dei ministri il 28 febbraio scorso, punta ad assicurare un elevato grado di protezione degli animali coinvolti e nel lungo periodo operare con l'obiettivo della loro completa sostituzione con metodi alternativi.

La direttiva introduce disposizioni che mirano alla sostituzione e alla riduzione dell'uso di animali nelle diverse procedure e al miglioramento dei metodi di allevamento, sistemazione, cura ed uso, nonché norme relative alla loro origine, marcatura, cura, sistemazione e soppressione, all'attività degli allevatori, dei fornitori e degli utilizzatori. Obiettivo della disciplina comunitaria, limitare il più possibile l'uso di animali negli esperimenti, in particolare di vertebrati e cefalopodi, e impone di ricorrere ad alternative ogni qualvolta possibile, sempre assicurando che la ricerca nell'Ue mantenga livelli qualitativi di eccellenza.

Il termine ultimo per il recepimento nella normativa nazionale è scaduto il 10 novembre del 2012: la Commissione Ue aveva trasmesso all'Italia una lettera di costituzione in mora il 31 gennaio 2013, cui ha fatto seguito un parere motivato il 21 giugno 2013. L'Italia aveva inizialmente dichiarando che l'attuazione era prevista per il dicembre 2013. L'ulteriore rinvio ha deteminato la denuncia da parte della commissione Ue alla Corte di giustizia del Lussemburgo.

L'iter di recepimento è stato accompagnato da roventi polemiche a causa dei vincoli restrittivi introddotti nel testo di recepimento, con ulteriori divieti e obblighi per i ricercatori: tra questi, il divieto di xenotrapianti, cioè il trapianto tra organi di specie diverse, e sostanze d'abuso, il divieto di esperimenti e procedure che non prevedono anestesia o analgesia e di quelli condotti su cani, gatti e primati non umani e l'orientamento della ricerca all'impiego di metodi alternativi. Paletti che secondo numerosi rappresentanti del mondo scientifico avrebbero avuto la capacità di bloccare gran parte degli studi di biomedicina e farmacologia.

La moratoria sui divieti
Per le ricerche su xenotrapianti e sostanze d'abuso, il Dlgs prevede una moratoria fino al primo gennaio 2017, condizionata a un monitoraggio che gli istituti zooprofilattici di Lombardia ed Emilia Romagna dovranno effettuare entro il 30 giugno 2016 «sulla effettiva disponibilità di metodi alternativi». Dunque un divieto basato su un punto interrogativo.
Tra l'altro, si legge nel parere della commissione Ue del Senato questo lasso di tempo «si ritiene necessario per portare a termine le procedure già autorizzate con la normativa vigente, ma soprattutto al fine di verificare la possibile incompatibilità del divieto con la normativa europea e la conseguente possibile apertura di una procedura di infrazione».

Il ricorso alla Corte Ue
A promuovere la procedura di infrazione ci penserà senza dubbio la comunità scientifica, in attesa solo della pubblicazione in Gazzetta ufficiale, presentando un ricorso alla Corte di Giustizia europea. «Il decreto legislativo - afferma Roberto Caminiti, docente ordinario di Fisiologia umana alla Università La Sapienza di Roma e chair del Committee on Animals in Research (Care) della Federation of the European Neuroscience Societies (Fens) - viola in maniera palese l'articolo 2 della direttiva europea, che non consente ai paesi membri di applicare legislazioni più restrittive, viola il principio delle 3R (replacement, reduction e refinement, ndr.), poiché aumenterà in numero degli animali necessari per la ricerca, peggiorandone al contempo il benessere. Colpisce al cuore la ricerca biomedica italiana in settori di eccellenza, limita la ricerca di base, da sempre sorgente principale di scoperte utilizzate dalla medicina per la cura delle malattie, priva il nostro paese di uno strumento fondamentale per combattere quadri patologici nuovi e in continua evoluzione». La prossima mossa tocca quindi ai ricercatori e ai giudici di Lussemburgo.