Dal governo

Cure all'estero: da domani porte aperte per i cittadini nell'Ue. Se il contact point è on line

di Barbara Gobbi, Rosanna magnano (da Il Sole-24 Ore)

La Schengen sanitaria in Italia scatta oggi ma i cittadini poco ne sanno. Sulle nuove possibilità di curarsi all'estero offerte dalla direttiva 2011/24/Ue per la maggior parte degli italiani è ancora buio pesto. A fare chiarezza dovrebbe essere quel Punto di contatto nazionale che, promettono dal ministero della Salute, «sarà attivo con l'entrata in vigore del Dlgs 4 marzo 2014 n. 38». Quindi presumibilmente domani. Fuori tempo massimo, in ogni caso, perché i nuovi diritti garantiti ai cittadini siano immediatamente esigibili. L'indirizzo già c'è: www.salute.gov.it/cureUE ma fino al giorno prima, «cliccando» continua a comparire la scritta «a breve online».

Per ora i dettagli del nuovo sistema sono noti solo agli addetti ai lavori, tuttora impegnati in un tour de force formativo. A regime, il front office per i cittadini sarà disseminato negli sportelli informativi che le Regioni stanno allestendo nelle Asl.

Ma è l'attivazione del Contact point nazionale, dove confluiranno anche i dati regionali, a rappresentare il vero pilastro della direttiva. Nel portale bilingue accessibile dal sito del ministero si troveranno le istruzioni per l'uso destinate sia ai pazienti italiani diretti all'estero sia ai cittadini europei che vogliono farsi curare in Italia. Inoltre, fanno sapere dalla Salute, sarà possibile scaricare un opuscolo con le informazioni pratiche sui diritti in materia di assistenza sanitaria transfrontaliera. Il punto di contatto nazionale sarà anche una bussola per orientare i pazienti nella scelta dello strumento più opportuno: la direttiva oppure quel regolamento 883/2004 che già consente di ricevere prestazioni di alta specialità in un altro Stato Ue, tra l'altro senza dover anticipare le spese, e che resta in vigore.

Ai cittadini che arriveranno da oltrefrontiera il ministero mette a disposizione il portale Dovesalute.it, una mappa interattiva - ancora da completare - delle strutture d'eccellenza italiane. Perché la direttiva rappresenta anche, come ha spesso ricordato la ministra della Salute Beatrice Lorenzin, una grande occasione per sponsorizzare i nostri migliori ospedali. Fino ad oggi, l'appeal è stato più che modesto: il saldo della mobilità internazionale nel triennio 2009-11 è negativo e pari a -25 milioni di euro. L'obiettivo è di recuperare almeno in parte questo gap tra pazienti in entrata e in uscita ma la scommessa è tutta da giocare.

I paletti in uscita proposti dalla direttiva sono stati recepiti integralmente dal governo Renzi. I pazienti italiani potranno accedere all'estero solo alle cure che rientrano nei nostri Livelli di assistenza (Lea) e in ogni caso dovranno anticipare le spese, ricevendo un rimborso (in linea con i tariffari regionali). Sempre che nel frattempo «per motivi imperanti di interesse generale», cioè essenzialmente per ragioni di bilancio, un decreto ministeriale concertato con le Regioni non sospenda il diritto al rimborso anche su un singolo territorio regionale. Quindi la provenienza del paziente condiziona il diritto a curarsi, senza contare che ogni regione può decidere di coprire con risorse proprie gli eventuali Lea aggiuntivi.

Un altro limite alla libera circolazione dei cittadini è l'autorizzazione preventiva dell'Asl. Entro 60 giorni un decreto fisserà le fattispecie, ma nel frattempo fa fede il testo Ue: prima di partire bisognerà infatti chiedere il via libera per le cure che comportino il ricovero di almeno una notte, per quelle che richiedono l'utilizzo di un'infrastruttura sanitaria o di apparecchiature mediche altamente specializzate e costose, per tutti i casi che comportano un rischio particolare per il paziente o la popolazione o che sono erogate da un centro non del tutto affidabile.

Restano esclusi in ogni caso dal campo della direttiva i servizi long term care, i trapianti, i programmi pubblici di vaccinazione e tutte le prestazioni fuori dall'ambito pubblico.